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vita notturna

– Mogliettina, non indovinerai mai cosa hanno fatto le gattine stanotte…

– Intendi quando mi hanno messo il loro giochino smangiucchiato e sbavato sul cuscino? No? Ah, forse ti riferisci a quando se lo sono riprese con le unghie di fuori? Ah, no! Cavoli! Allora parli di quando mi saltavano sulla pancia e la usavano come trampolino! O forse… forse ti riferisci a quando sono venute, baffi di fuori, ad annusarmi gli occhi! Ok, ce l’ho! Parli di quando si sono ficcate sotto le coperte e hanno cominciato a fare la lotta vicino alle mie gambe. Caspita, ho sbagliato di nuovo… Ho capito! stavi pensando a quando, finalmente stremate, con tutti quei chili di pelliccia pelosa, si sono appollaiate una tra le mie gambe e l’altra sul mio diaframma. Non riuscivo a respirare e avevo un caldo peggio che se avessi avuto addosso la pelliccia di un orso! Hai sentito che sudata? oh… ma senti… insomma, maritozzo…. dimmelo tu. Cos’altro hanno fatto stanotte le gattine?

– Ah, no… niente… sai com’è… hanno trovato anche il tempo di entrare nella scatola dei maglioni di lana puliti. Così, li hanno riempiti di pelo e poi, visto che una cosa tira l’altra… sai come vanno le cose… insomma… li han tirati fuori, li hanno portati in giro per la casa e hanno spolverato il pavimento.

– …

pasti

dite “cheeeeeeese”

E’ da qualche giorno che il maritozzo ha inspiegabilmente interrotto la pratica del gioco di Dofus. Purtroppo non sono stata sufficientemente attenta e non so di preciso quando abbia smesso di giocare. Non sapendo quando ha smesso, non so neppure perchè lo abbia fatto e non ho indizi per poterlo dedurre. Non avendo uno straccio di ipotesi sul cosa lo abbia spinto a smettere, senza crisi di astinenza o di inedia, non potrò riprodurre le circostanze favorevoli in futuro, al bisogno. Ma tant’è…

Dicevo. Il maritozzo ha smesso di giocare a Dofus. Ma, chiaramente, non se ne sta con le mani in mano tutta la sera. Ancormeno si occupa della lettiera delle gatte o della lavastoviglie.
Lui non gioca più a Dofus, 50 euro di abbonamento l’anno: lui adesso gioca con la macchina fotografica…

Oh, mogliettina… mi servirebbe DAVVERO un nuovo obiettivo. No, non protestare. Non è proprio economico, su quello son d’accordo. Ma, per dire… 600 euro e passa la paura. E poi potremmo anche prenderne degli altri perchè io… io ne vorrei più di uno. Noooo… non cominciare a scuotere la testa. Non è che il mio sia un desiderio. La mia è necessità: quello che ho, è una baracca, lo sai anche tu. E poi… sai cosa mi servirebbe ancora di più di un obiettivo se possibile? Un flash più potente. Una fonte di illuminazione. Guarda… non si può mettere a fuoco. Fare una foto diventa un incubo. Che poi? Hai visto quanto lo uso il cavalletto che ho comprato dopo il matrimonio? Come? No, adesso non essere meschina… Non è vero… No, non puoi dire che l’ho usato solo una volta per fare i paesaggi notturni. Non è vero. L’ho usato anche per fare le macro. Embè, cosa importa se ho fotografato un pezzo di Mars smangiucchiato, tre M&M’s e uno spicchio d’aglio? Sempre di belle foto stiamo parlando! Che poi, ad essere sinceri, se solo tu mi lasciassi comprare il soffietto che piace a me… capiscimi bene:  s o f f i e t t o! Se lo comprassi, non perderei tutti gli automatismi della messa a fuoco e le foto, col flash nuovo e magari un obiettivo migliore, sarebbero semplicemente perfette. Come? Il costo? Bah… siamo sui 550 euro… ma è un Signor Soffietto. Uno di quelli che la gente si volterebbe indietro a guardare. No, non si volterebbero per guardare un ebete che fotografa un verme solitario sul prato. No, guarderebbero la macchina fotografica. Vedi come sarebbe bella col soffietto? E poi… tu non immagini neppure che foto vengano fuori utilizzando questo software che sto provando in questi giorni. Vedi cosa fa? Vedi? Ah, sono bellissime. Non sei orgogliosa di me? Non credi anche tu che questo software abbia un che di… non so che…. divino, direi? Costa solo.. ecco, solo un po’ meno di 300 euro. Ma è così bello… pratico… funzionale… Come? cosa? vuoi che fotografi le fedi? Ma no, dai. Dammi l’anello di fidanzamento. Con una foto macro posso far valorizzare la lucentezza dei diamanti. No? Le fedi? Sicura  sicura???

Certo, maritozzo. Voglio la foto delle fedi. Voglio mettermela come desktop del portatile, così ogni giorno che passerà, mi ricorderò, nell’ordine, del matrimonio e della comunione dei beni. E mi premurerò di controllare scrupolosamente l’estratto conto della banca per evitare di far conoscenza con quel dispendiosissimo Signor Soffietto. Che poi.. a dirla tutta… il soffietto non è quello che si usa per ravvivare il fuoco del camino???

fedi

cyborg

Si dice che debba il suo nome alla protagonista di un film che suo papà, parecchi anni or sono, vide prima della sua nascita.
Della sua infanzia non racconta molto, se non che mangiava pochissimo e per questo, è rimasta bassa. Ne rimangono delle foto che la ritraggono con la testona grossa che non ha mai perso e dei capelli, francamente inguardabili.
Tra le sue passioni giovanili, la moto e Leopardi. Tra le cose che ha sempre ricordato con orrore, lo studio del latino (e la sua prof.).
Sposatasi giovane, toccata dalla tradizione “troverai il tuo futuro marito al matrimonio di un’altra”, ha cominciato a fare la maestra elementare, professione che esercita tuttora.
Dopo qualche anno di matrimonio, la prima figlia, un tesoro di compostezza e garbo. Dopo pochi anni, la seconda figlia, un tripudio di lacrime, pianti e mal di gola. Si dice che questa seconda figlia abbia particolarmente afflitto l’armonia della paciosa famiglia. Tanto che sono passati quattordici anni prima dell’arrivo della pulcetta, quando tutti ormai davano per scontato che la famiglia avesse imboccato decisa la strada della maturità.

Se penso alla mia infanzia, la mamma la colloco in cortile da mia nonna, con cavalletto, tavolozza e pennelli, intenta a dipingere. La vedo fare il riposino pomeridiano sul mio letto, mentre io gioco sul tappeto ai suoi piedi, alzandomi ogni tanto per controllare se davvero dorme o fa finta. La vedo mentre corregge i compiti o la sera, quando torna dalle riunioni, portandomi in regalo un Topolino da leggere. La vedo mentre mi prepara dei fermagli per i capelli, pieni di nastrini e roselline o quando cerca di mettermi in testa dei cerchietti che non stanno perchè da lei, almeno la testa grossa, l’ho ereditata.
Con la sua testa grossa e i capelli impresentabili, mi è stata accanto negli anni, sempre un passo indietro. Non ha perso il suo sguardo indagatore, un po’ severo, terribilmente accigliato: quello sguardo che lei si ostina a giustificare con la sua scadentissima vista e i suoi occhiali inadatti. Non ti sto guardando male: sto solo cercando di metterti a fuoco.
Il passare del tempo non l’ha scalfita più di tanto. Certo, ha accumulato tutte le malattie e le paranoie della sua età, ma come dice papà, ha ben pensato di condividere tutto con lui. Prima l’ipercolesterolemia, poi l’ipertensione, infine la perdita di vista.
Quando sono venuta a stare in Svizzera, non ha battuto ciglio. Mentre a papà si riempiono gli occhi di lacrime ogni sacrosanta volta che salgo su Quel treno, lei sorride composta e torna tranquilla alla solita vita tirandosi dietro pulcetta e papà, gli uomini di casa. Al telefono, quando lamento incubi sulla perdita di tutte le persone care, lei minimizza e mi dice di non farne una malattia.
Questo le è valso il soprannome di cyborg, la donna dal cuore d’acciaio.

Due giorni fa, il cyborg si è rotto una gamba. Oggi, d’acciaio , non ha solo il cuore, ma anche una placca nel perone destro (o è il sinistro?). Mi fa strano chiamarla e sentirla ora piagnucolosa, ora spaventata, ora strozzata dal dolore. Mi fa strano sentire la pulcetta dirmi no, stava male prima, ma adesso con la morfina sta da dio. Mi fa strano non essere là, aver saputo dell’incidente da un sms di papà che ho letto con circa tre ore di ritardo. Mi fa strano che mia mamma stia male e desideri che io sia a casa con lei a Natale. Mi fa strano vederle dentro, dopo che per tutti questi anni, il dentro lo ha sempre tenuto nascosto. Mi fa strano. Mamma, se leggi, sappi che sono orgogliosa di te, che sei più forte di quello che credi di essere, che da oggi, con un pezzo di metallo in più nel corpo, non potrai che essere un cyborg migliore.

brokenleg

storture

– Mogliettina… mpf….la vuoi smettere di tossire? dài… mettiti lì buona…
– Cof cof.. sput sput sput… ho la tosse… scusa se ti disturbo e non ti lascio dormire in pace..
– No, non è perchè non mi lasci dormire.. un po’ sì, ecco… ma io lo so perchè tossisci quando sei distesa: ti soffochi con la sbava. Facciamo così. Toh, mettiti questo cuscino aggiuntivo.. così, ecco… sotto il tuo. Ah, benissimo. Vedrai adesso… adesso…. ronf… dormirai… rooooonf… beniss…. ronf ronf ronf….
– mmm… maritozzo…. dormi? …. ufff… dormi…. io capisco che la tosse disturba… ma io così non tossico e non dormo perchè ho il collo a 90… come faccio a dormire col collo a 90? …. son tutta strozzata… tutta storta… ho il mio bel da fare a cercare di non spezzarmi le vertebre cervicali…. ufff…. ma come si fa a dormire così…

Alcune ore dopo.

– Argh, maritozzo… eccolo, il crampo… o che dolore… il collo… bloccato completamente… odddddddio….. che male…. aiuto, fa’ qualcosa….
– Tzè, mogliettina…. mai pensato di andare a farti fare qualche massaggio??? Senti: sei tutta rigida… Si direbbe che tu abbia tutti i muscoli contratti… Tu e questi crampi… ma possibile che…. ti ho sposata ed eri in perfetta salute e adesso, mi cadi un pezzo dopo l’altro??? pure i dolori al collo come mia mamma…. incredibile….

Il doppio cuscino, questa instabile torre di Pisa di piume d’oca, non ha ancora dato prova di alcun potenziale benefico nell’alleviare la tosse. Quel che sono, invece, ampiamente comprovati sono gli effetti nefasti sul mio collo al risveglio.

giraffa

e se ricominciassi a scrivere sul blog?

Ma sì: effettivamente stasera potrei scrivere un post…
In fondo, adesso il report di fine anno di dottorato l’ho consegnato. Ho discusso con il mio tutor, che ha detto non ti devi preoccupare: i risultati per la tesi si ottengono al 90% durante l’ultimo anno di dottorato. Porta pazienza e sii fiduciosa.
Ho preparato il journal club, l’ho presentato davanti ad un’audience per metà addormentata, per metà disinteressata. La febbre non ce l’ho più e la tosse.. beh.. la tosse ormai ce l’ho cronica, per cui forse mi devo rassegnare e portarmela dietro, come un pezzo di me, come i capelli a carciofo e come le fossette. Ho provato tre diversi tipi di sciroppo, l’aspirina, la tachipirina, i rimedi alle erbe, le caramelle per la tosse, le caramelle Ricola, il latte caldo, il latte caldo col miele. Niente: non appena sono a letto, tossisco fino a sputare i polmoni. Forse ha ragione la mamma e tutto si risolverebbe se, oltre al miele e al latte, mi tracannassi un mezzo litro di cognac prima di andare a letto.
Il maritozzo se la cava egregiamente, nonostante, a suo dire, sia sull’orlo della crisi di nervi e progetti di ridurre a spezzatino tutti i nostri colleghi di lavoro. Che, dal canto loro, stanno raggiungendo vette inimmaginabili di stupidità, arroganza e ignoranza.
Capriccio&Pasticcio si godono paciose la loro nuova condizione di gatte sterili: sono agili quanto prima, scostanti e nervose come prima, morbide come prima. Hanno un gioco nuovo: un bellissimo arbre à chats, pelouche e spago su cui grattarsi le unghie; palline con l’elastico con cui giocare. Non appena glielo abbiamo montato, l’hanno usato per raggiugnere la sommità della libreria e tirare giù tutti i tesori che abbiamo loro confiscato in mesi di attento e oculato sequestro: le penne e le matite, l’inalatore del maritozzo, gli spaghi, i nastrini, gli elastici. E per concludere, il crocifisso. Mmmh, maritozzo, com’è che questa mattina, quando mi sono svegliata, avevo tutti i giochini delle gatte sotto la pancia? Ne sai qualcosa?
Mogliettina, hai presente che Capriccio ha imparato a portarci i suoi giochini meglio di un cane da riporto??? ecco, lo fa anche durante la notte… miao qui, miao lì… ad un certo punto ha spiccato un salto atterrando con tutte le unghie di fuori a mezzo centimetro dal mio naso, dove aveva lasciato la sua pallina di pelouche. Glieli ho sequestrati, certo che sì. Vorrai mica che, scema com’è, le dia la possibilità di affettarmi  la faccia… E, in fin dei conti, quale posto migliore per nascondere dei giochi per gatti se non il caldo accogliente della tua pancia?

Ah, per inciso, qui non si festeggia nulla. Quindi, mentre voi vi starete godendo un lunghissimo weekend+ponte dell’Immacolata, pensate a me. Sabato ho provato a far funzionare il microscopio: non ha funzionato. Domenica ho riprovato a far funzionare il microscopio: non ha funzionato.. che sia rotto? Domani, riprovo a far funzionare il microscopio: porcaccia la miseria… l’unica volta che forse ho un esperimento che funziona, non posso provarlo perchè non posso fare le foto…. @#!!!!@#@!!!!

vendesi_sfiga

morire dal ridere

Che sia un periodo un po’ intenso, lo si capisce dal mesto silenzio di questo blog.
Quello che non si capisce dal silenzio è, però, la stato di frustrazione, stress, ansia, collera, sfinimento, logoramento che sto attraversando.
Stasera, avrei dovuto lavorare sul report di fine anno di dottorato.
Invece, mi son messa a guardare Don Matteo.
All’inizio era solo un sorriso; poi è diventata una risatina. Ad un certo punto ho cominciato a ridere, ridendo così a lungo da perdere il fiato, non riuscire più a respirare, soffocata dalla mia stessa ilarità. Una risata così profonda, viscerale, incontenibile, che quando ho dovuto smettere in cerca di ossigeno, non riuscivo ad aprire i polmoni e il cuore era a mille. Però… non pensavo che si potesse davvero morire dal ridere…
Il maritozzo, in tutto questo, anti-don-matteo per fede, strenuo oppositore della tv italiana, non ha fatto che ripetere ossessivamente ma… la vuoi smettere? non senti il rumore che fai? io non riesco a sentire cosa si dicono gli attori… smettila… lasciami ascoltare! … ecco, non respiri… vabbè… vuoi il mio broncodilatatore? una spruzzatina e passa la paura! fai “ahhhhhhhh!”… dài, così la smetti di rantolare come un vecchio enfisematoso… una spruzzatina e poi stai zitta, ok?

E’ così tanto tempo che non rido, che quando mi succede, mi devo drogare per sopravvivere.

inhalers

un mese dopo

– Maritozzo, … oh, tesoro…. hai visto?
– Cosa? … mmm, le gatte? … no, la tv? …. ecco, il computer? Cosa fai con le mani? ti sei fatta male? due mani piene? evviva? bau-tete? schiaffi? … dieci? dieci cosa?
– Maritozzo… è un mese…. certo, che sei proprio tordo…

Ho vissuto i mesi prima del matrimonio in un’eccitazione di cose-da-fare. Ho tenuto a distanza lo stress; ho scherzato sul fatto che non ero il genere di sposina da tirarsi per i capelli con un’altra per il vestito-il ristorante-le scarpe; ho ridimensionato le ansie di tutti, perfino quelle del fu-moroso; ho convinto tutti che era un matrimonio e non la fine del mondo. Ho razionalizzato, organizzato, fatto. Ho compilato liste dettagliate di cose da fare e ho, pian piano, spuntato tutti i punti, uno dopo l’altro, senza lasciare spazio al coinvolgimento sentimentale. Ho razionalmente affrontato l’irrazionale; l’ho fronteggiato credendo di avergli tenuto testa, di avere vinto.

Sul subito, non volevo neanche vedere le foto del matrimonio: guarda qui… sembro rincretinita… qui l’abito mi stava storto… qui ho un occhio semi-chiuso… qui ho i capelli tutti scompigliati… qui sembro una balena.
Il declino è cominciato dopo, a poco a poco. Toh, qui ti guardo con occhi pieni d’amore. Qui ci teniamo per mano dolcemente. Qui ci sono le mie amiche più care. Qui c’è la pulcetta arruffata con mia sorella. Qui sembro quasi bella. Qui ci sono i miei genitori, e qui i tuoi.
Poi, la situazione è degenerata. No, niente… non sto facendo niente maritozzo… guardo solo un forum… no, nessun forum strano: è un forum di matrimonio… ma sì, lo so che ci siamo già sposati. Sto guardando le spose… leggo… vedo le loro foto e poi guardo le nostre. E no.. non mi commuovo. Guardo solo…

Maritozzo, no… ecco… cosa ti aspettavi da una che in un giorno di lavoro, invece di concentrarsi sulle cellule verdi che muoiono…. si è messa a fare un ticker che segni quanti giorni son passati dal matrimonio? ti aspettavi forse che mi dimenticassi del nostro mesiversario??? povero illuso…

di tema in tema

– Ufff… non so quale scegliere… non trovo niente che mi convinca… vorrei qualcosa che mi rappresentasse, che avesse a che fare con me, con quello che scrivo… e non c’è niente che mi ispiri…
– Guarda, questa è bellissima… non ti piace? mmm… perchè fai quella faccia? se non ti piace, sei liberissima di non usare questo sfondo… scegline un altro… dài, a me piaceva, ma se ti fa schifo, lasciamo perdere…
– No, scusa… non ci siamo capiti… ti ho sparato quella filippica sul fatto che lo sfondo del blog deve rappresentarmi, essere il prolungamento di quello che scrivo, del mio essere, della mia persona… e tu… TU! mi proponi di mettere una skin che ha come header UN LIMONE GROSSO, GIALLO E SUGOSO??? cos’è? vorresti per caso dire che sono grossa, gialla e soprattutto ACIDA???
– No.. hai ragione… …. mogliettina, metti questo con le matite colorate.

Così nacque la nuova veste grafica di Fairydawn.
Per il blog del maritozzo, invece, è stato scelto un bellissimo mosaico azzurro, come i suoi occhi. E guai a chi dice che sembrano le piastrelle del bagno.. 😉

fettine-limone

sempre più difficile – 128

Comments Off on sempre più difficile – 128

Sono piuttosto stanca. Questi giorni al lavoro sono stati intensi. Non tanto perché abbia fatto progredire a grandi passi il mio progetto. Semplicemente perché tutto quello che ho fatto, non ha funzionato. Neppure quella terribile PCR di genotipizzazione delle code di topo. Neppure l’immunoistochimica. Niente. Fare (anche se non troppo) e avere ZERO risultati è più stancante che lavorare tanto per qualcosa. Così, sono stanca. Ma a questo aggiungeteci che ieri, per la seconda volta in 8 mesi, sono uscita con i miei compagni di laboratorio. L’ho già detto e ora lo ripeto: per questi Terminator non esistono le serate tranquille. No, o la si fa complicata o non la si fa per niente. Così, ieri sera siamo partiti per un ristorante messicano la cui unica ragione di esistere è che ha i tavoli da biliardo.

Sì, perché si va tutti a giocare biliardo. Inutile dire che io ero l’unica a non avere mai giocato. Lo so: adesso anche voi, come i miei compagni di lab, pensate che io sia appena uscita dall’uovo di Pasqua. Non sono vissuta sotto una cappa di cristallo: semplicemente, non sono una che si butta in avventure mai provate. Ma non è neanche questo il punto. Non mi piace fare brutta figura in pubblico. Per cui, se non ho mai giocato a biliardo prima, non ci vado certo a giocare di fronte a degli estranei, per publicizzare la mia imbranataggine.

Ma con questi svizzeri non c’è scampo. Non basta il terrorismo psicologico che mi fanno nelle ultime settimane a proposito della gita a cavallo ("saranno 8 ore di passeggiata", "ti faranno male le natiche"; "non mettere i jeans.. sì, invece, metti i jeans"; "metti qualsiasi scarpa, basta che non abbia i tacchi… no, metti scarpe da tennis.. no, meglio gli stivali", "l’istruttore vuole essere sicuro che ci comporteremo da persone adulte e che non ci impunteremo di essere stanchi e di voler scendere da cavallo", "dobbiamo mostrare maturità"). No, tutto questo non basta. Ieri sera, mi sono scolata una birra (per inciso, mi fa schifo la birra!!!!). Mi sono ritrovata con una stecca in mano. E via così… inutile dire che sono stata una catastrofe completa. A completare il quadro della serata, mi sono accorta, solo a fine partita, che il badge con foto e nome della sottoscritta, mi ha penzolato dalla tasca per tutto il tempo. Se anche mi fossi illusa di poter fare figuracce ("chi se ne frega.. sono in un Paese straniero: qui non mi conosce nessuno e nessuno sa chi sono!"), il mio badge ha aperto gli occhi al pubblico.

Un bacio e alla prossima!