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bionda.. bionda impossibile – 269

Non sono sicura di avervi resi partecipi della mia nuova attività del mercoledì pomeriggio: fare da assistente al corso pratico di Fisiologia Generale per gli studenti del terzo anno di un qualcosa di simile al corso di Laurea in Biotecnologie. Il mondo è una ruota che gira e per scontare la mia pena, mi ritrovo ad insegnare a poveri disgraziati che faranno la mia stessa fine (o evidentemente, poichè sono svizzeri, avranno un futuro molto più roseo di me).

Bene, mi trovo ad aiutare questi giovincelli alle prese con l’esperimento di Fisiologia respiratoria. A parlare di regolazione della respirazione, di capacità vitale, di ipercapnia. I primi studenti con cui ho avuto a che fare mi sopraffacevano con la forza e la tenacia della loro caparbietà svizzera. Mi hanno sfinito a forza di domande; mi hanno tenuto in aula dall’una e un quarto fino alle sette e tre quarti.

Ora, forse il clima estivo, le giornate più lunghe, la stanchezza da semestre che avanza, questi giovincelli mi si sono tramutati nella brutta copia della pulcetta. Svogliati, distratti, noiosi. Sbuffano perché sono stanchi, ma, svizzeri, restano seduti al loro posto. Sperando, forse, che io possa rispondere alle loro domande, e che possa farlo velocemente se solo loro mi guardano con occhi da triglia.

Il carico dell’insegnamento si fa sentire sempre di più perché loro non sono collaborativi. Arrivano senza i grafici. Dopo due ore, senza minimo ritegno palesano la loro insofferenza per la situazione. Ma tutto questo è nulla al confronto della bionda madamebovary della volta scorsa. La bionda più bionda e allampanata che abbia mai conosciuto. La bionda svampita, assorta, magnetica, ma decisamente stupida che non ha azzeccato nemmeno una risposta. La bionda che rifletteva con fare meditabondo sulle domande, sparava cazzate apocalittiche e poi, con l’aria di una venusiana appena atterrata sul pianeta Terra, si schermiva il professore ha detto così. La bionda così fatale che, appena apriva bocca, le sue due compagne di gruppo cominciavano a navigare su internet, a leggersi la posta, a fare grafici excel. Tra le altre idiozie è riuscita a dirmi che noi inspiriamo più aria di quella che espiriamo. perché è chiaro che i nostri polmoni si allargano indefinitamente per l’aria che avanziamo. E ci tramutiamo in dirigibili volanti. E’ riuscita a dirmi pure che, sotto sforzo, il cuore pompa sempre più veloce, quindi si riempie meno e pompa-pompa-pompa il sangue che circola è poco. Dato che evidentemente resterà tutto confinato ai piedi. E chiaramente la pressione diastolica-sistolica è la pressione negli atri-ventricoli del cuore.

La bionda, la svamp resterà negli annali come la miss bionda più imbranata della faccia della terra. Io ci ho provato a risollevarla dalla sua condizione, ma putroppo non sono riuscita, neppure per un secondo a eliminare dalla sua faccina angelica quello sguardo meditabondo, assorto, biondo. Spero per lei che all’esame non le chiedano nulla di fisiologia respiratoria… Un bacio!

torcicollo – 268

La giornata è cominciata storta (con il collo storto, a dire la verità…) e finirà tra qualche minuto, quando metterò la testa sul cuscino e mi addormenterò in fretta, spero.

Oggi mi sono arrabbiata un po’ con tutti. Il moroso mi ha fatto innervosire ad oltranza. I compagni di lab mi hanno infastidito. Vista mi ha fatto perdere il senno.

Oggi la capa non c’è, per cui nell’aria svolazza un senso di vacanze. Svolgo lavoro di burocrazia e tra un crash e l’altro del sistema operativo, mi si presenta davanti il topetto (un compagno di lab., ndr). Una delle nostre topette da riproduzione sta male. Forse ha un tumore. Bisognerebbe che tu la aprissi, rimuovessi il tumore e lo dessi alla facilty di istologia. Perplessa, lo guardo e taccio cosa diavolo me ne frega di quella topetta? se sta male, zaaaaac, si pone fine alla sofferenza. Che diavolo di istologico dovrei farle fare?? Lui, forse leggendomi negli occhi, mi dice perché sai, ci sono rimaste poche topette da riproduzione.. Io, che a quel punto sono tutta concentrata nel chiudere le orecchie, per non far uscire fumo, penso che è il minimo che siamo rimasti senza topi… in un mese, sei riuscito a sbagliare 6 esperimenti e a sprecare di conseguenza SEI femmine che io avevo allevato con amore. Lui, a quel punto preoccupato per la sua incolumità, mi guarda, si spaventa e ritorna sulla terra… oh, gosh! mi sono dimenticato che avevo messo delle topette ieri con il maschio.. ohhhh, devo assolutamente scendere in stabulario a controllare se si sono accoppiati…. oh, scusa scusa, riparleremo dell’istologico un’altra volta.

Ora… siamo senza topi (ed è colpa tua); i pochi che ci rimangono tu te li dimentichi ad oltranza con il maschio, contribuendo a distruggere la piccola scorta che ci rimane; tu… che sei responsabile di un mio versamento di bile, vieni a stressarmi per il tumore ipotetico di una femmina vecchia dentro la gabbia???? Ma vedi di non capitarmi più sotto il naso se non vuoi che ti prenda a calci nel sedere!!! Via, sciò, torna quando sarai cresciuto!

Bene, due ore dopo, al labmeeting lo stesso baldo giovane, giusto per dimostrarmi che sta diventando responsabile e per confermare il suo comportamento degli ultimi mesi, si addormenta beatamente, mentre la nostra collega presenta…. Se domani il mio nervosismo non migliora, rischio che lo prendo per le orecchie, lo sculaccio e lo chiudo in gabbia con la topetta malata. E basta: non se ne può più di questi uomini che restano bambini e bisogna continuamente fargli da balia!

Per inciso, se mi passasse un po’ il torcicollo, beh, potrebbe anche capitarmi di diventare di nuovo umana, abbandonando i panni della strega… Confidate nella notte di riposo…. Un bacio velenoso!

7 anni – 267

Ieri è stato il nostro settimo (SETTIMO!) anniversario. Praticamente una vita. Praticamente ci siamo messi insieme che avevamo appena imparato a parlare.

Sette anni non sono proprio pochi. Ormai il moroso è come la mia mano destra. So dove trovarlo, so dove cercarlo nel momento del bisogno, so cosa fargli fare… Con lui, sono me stessa. Con lui brontolo, strepito, faccio le boccacce. Ma con lui è tutto facile, non ci sono problemi, non ci sono ritrosie, non ci sono barriere.

Qualche giorno fa, vede la mia agendina aperta e si intristisce non hai scritto niente sul 22. Io ammetto le mie colpe: disegno un cuoricino e vado in tutta fretta a controllare cosa avevo scritto sul 22 Marzo. Ah, ok.. a marzo erano 6 anni e 11 mesi. Allora, ad Aprile saranno 6 anni e 12 mesi… 12 mesi? Un anno? Oh….. moroso…. scusa…. non avevo notato…. scusa moroso…. non ci avevo pensato…. ehm, sarà il nostro anniversario… 7 anni il 22 aprile… ehm, auguri…..

Poichè non ho ancora ben chiara la data dell’anniversario (benedetta agendina!), beh, alla faccia del malocchio dei 7 anni, non prevedo problemi da noia e routine in questo nuovo anno. E il moroso, che avrebbe voluto protestare per la mia disattenzione, non potrà che benedire questa mia inestinguibile giovinezza…. Un bacio!

catene e manette – 266

Non posso sottrarmi all’incatenamento, anche se, come sempre, io arrivo in ritardo. Visto che sono in ritardo e tutte quelle che leggo (o quasi) si sono incatenate, faccio un po’ di testa mia e non pubblico nè regolamento, nè pubblico aspiranti incatenate. Giusto per darle lo spazio che si merita anche nel mio blog, cito colei che mi ha coinvolto in questo giro di catenacci: la carissima sottilettina!

In realtà, la catena è facile facile. Elencare sei cose che mi piace fare e perché. Allora, bando alle ciance, che già sono in ritardo:

1. farmi stordire dal rumore ipnotico del phon (o in alternativa, dell’aerosol.. ma mannaggia, non ci sono più le bronchiti di una volta!). perché? Il moroso dice hai avuto qualche trauma infantile… per caso lo usavano per farti addormentare? Io sinceramente non so spiegarmelo. So solo che lo trovo estremamente rilassante e quando lo spengo… beh, è la sensazione di vuoto che mi rattrista.
2. divorare dolci, dolcetti, dolciumi. Non so. Credo di essere dipendente da endorfine. Non avendo altri vizi, forse questo me lo posso permettere… anche se la bilancia non è d’accordo.
3. guidare la mia macchina (e non il catorcio del moroso) con la radio a palla. E possibilmente sintonizzata su una stazione non-svizzera. Mi piace perché mi sento libera, grande, indipendente. Mi basta questo. Per il resto del tempo, in realtà, preferisco essere piccola, coccolata, dipendente.
4. fare cenette romantiche col moroso, nei nostri posti di sempre. La sensazione di essere come il primo giorno, solo ancora più complici di una volta. La sensazione di essere una coppia da sempre.
5. scrivere tutto per benino, in ordine, sulla mia agendina. Segnarmi i compleanni di tutti: amici, nemici, amici degli amici, parenti e serpenti. Il mio desiderio inconfessabile è quello di riuscire ad avere un compleanno al giorno da festeggiare.
6. arrivare a casa e togliermi di dosso tutto quello che mi è d’impiccio: scarpe, orologio, reggiseno. La sensazione di essere libera, leggera, tranquilla. Sono a casa mia e faccio quello che mi pare.

Ecco, ho adempiuto ai miei doveri. Mentre sono qui a riflettere sulla conclusione del post, il moroso, tutto preso dal suo dofus, mi dice ci sono! ti piace avere ragione su di me! Anche se non ce l’hai. Mmm, forse, se ci fossero state 7 cose da elencare, avrei aggiunto quest’ultima saggia osservazione del moroso. Epurandola di quella sciocchezza sul fatto che lui ha più spesso ragione di me. perché, sappiatelo, io ho sempre ragione! 😉 Un bacio!

dofus… – 265

Il moroso mi ha introdotto nel mondo dei giochi online. Passiamo le serate a giocare, sconfiggere mostri, decidere dove andare. Io sono sempre qualche livello più indietro di lui, ovviamente. Io mi faccio prendere dal sonno e dallo sconforto. Io mi rifiuto di attaccare altri giocatori. Io mi vergogno perché i miei incantesimi fanno pochi danni e gli altri giocatori mi ridacchiano dietro.

Ieri sera a mezzanotte e mezza ho lasciato il moroso a giocare, mentre io me ne andavo tra le braccia di Morfeo. Vado a dormire fra poco, mi ha detto, sapendo di mentire. All’una e mezza aveva appena spento il computer. Io l’ho sentito fare cagnara e mi sono girata dall’altra parte del letto.

Stamattina mi racconta di aver giocato con un kamikaze a cui ha fatto da babysitter andando a difenderlo in tutti i combattimenti in cui si lanciava pur non avendo possibilità di uscirne vivo. L’altro giocatore è un guatemalteco trapiantato negli States. L’altro giocatore vuole salire di livello, avere tanti kama ( = soldi), avere non si sa bene quale super-incantesimo. L’altro giocatore è un gatto come il mio personaggio. Quando il moroso gli dice anche la mia girlfriend è gatto come te.. più sali di livello, più il carattere si fa interessante… il giocatore gli dice perplesso ah, hai la girlfriend? ma quanti anni hai? Il moroso fiutando imbarazzo risponde 28, e tu?. Il guatemalteco scoppia a ridere e risponde 11.

Il moroso ha passato un’ora e mezza della sua vita a correre dietro, fare la balia e giocare con un piccoletto più pulcioso della pulcetta di casa mia… Quando lui stamattina mi ha raccontato tutto con stupore, gli ho fatto notare che, tra i due, quello che si deve vergognare di essere su Dofus ore su ore, non è il piccoletto di 11 anni, ma il vecchietto di 28. Lui ha guardato la sua tazza di cereali, mi ha detto ah, sì? e poi ha continuato ieri sera il lupo mi ha ucciso, ma sono sicuro che se fossimo stati insieme, lo avremmo sconfitto.. ci proviamo dopo? Irrecuperabile… Un bacio!

buon vicinato – 264

Il moroso stamattina voleva farmi leggere a tutti costi questo. Al primo colpo, non mi si è aperta la pagina e io ho subito perso interesse per la questione. Tzè, sai cosa mi frega di rosicare dietro ad una notizia su Mister Ikea?

Sotto l’assedio dei martellanti Hai letto l’articolo? Ti farà ridere! Leggilo!, sbircio il titolo e mi domando cosa diamine ci sarà da ridere in un articolo che parla di un Paperon de’ Paperoni, pure tirchio e svedese.

Inizio a leggere. Toh, anche in Svezia i supermercati deprezzano la merce in scadenza poco prima della chiusura? Continuo a leggere dei miliardi di Mister Ikea e della sua vita dimessa. Blah blah… io finora non ho accennato nemmeno un mezzo sorriso… che il moroso stia rimbecillendosi?

E poi… eccolo là… Epalinges…. Cantone di Vaud, Losanna, Lago Leman, Hotel Union, Coop e Migros…. Argh, Mister Ikea abita QUI, appena fuori dal mio istituto. Accidenti, facciamo la spesa nello stesso supermercato….

Il tecnico svizzero del mio laboratorio con la sua solida compostezza svizzera conferma che Lui abita davvero qui, poco distante. Che, per inciso, Epalinges è un paesetto microscopico perso nel nulla… che ci è venuto a fare qui il Paperon de’ Paperoni?

Io mi guardo e riguardo la foto. La prossima volta che vado al supermercato voglio proprio vedere se lo becco. Sarà divertente…. Magari lo sarà un po’ meno quando cominceremo a tirarci per i capelli per prendere la confezione di carne o il pacchettino di pasticcini in offerta… Un bacio!

funerali e nuovi governi – 263

Mentre l’Italia si straccia le vesti per gli esiti elettorali e tenta di elaborare il lutto (com’è che nella rete nessuno l’ha votato e poi invece ha vinto?), io rielaboro il mio lutto personale. La legge della natura si è abbattuta con tutto il suo fragore su una povera bestiolina. Il gambero assassino ha prevalso. Il piccolo è scomparso. Non so se sia stato meglio così (cercarlo e non trovarne più la benchè minima traccia) o imbattersi nel suo cadavere. E’ sparito nella migliore delle tradizioni luparesche. Purtroppo, dato che della coppia sono io la più incline al perdono, non posso proporre di friggere il grande perfido schifoso. Ma, considerata la sua fame senza tregua e i suoi ritmi di crescita spaventosi, comincio a temere per la mia stessa incolumità. E se con quelle chele disgustose rompesse il vetro dell’acquario e venisse ad azzannarmi il fondoschiena??? Che Dio mi aiuti…

I miei colleghi non hanno visto di buon occhio l’esito elettorale italiano. Dal mio punto di vista, ho spiegato che mi inquieta maggiormente la vittoria schiacciante della Lega nel Nord Italia. Segno di un’insofferenza profonda nella gente (e come posso fingere di non condividerla, almeno in parte?). Segno di una voglia di rompere gli schemi (rompere tutto? prendiamo i fucili) e di non credere più nella solita trita e ritrita politica. Questa rabbia inespressa (o peggio, espressa nei termini focosi – insensati? – del senatur) mi inquieta. perché creare lo stereotipo straniero = male ricorda un po’ altri, passati, odi razziali. E’ un segno dei tempi di sventura quello di accanirsi contro l’altro. E in questo caso, inutile dire che ci sono molti, troppi, motivi per cui non ci si fida più dell’altro.

Sono una donna del rigore, intransigente, severa, precisa. Ho un forte senso del dovere, un intrinseco rispetto delle leggi e degli altri. L’altro come me o addirittura prima di me. Il fatto di essere intransigente con me stessa, mi rende però molto più intransigente nei confronti di chi mi circonda. Do tanto, pretendo tanto. Questa Italia non mi piace. E non mi piace il muro di Padova: lo ripeterò fino alla nausea. Per separare i buoni dai cattivi. Che, se sono cattivi, perché li lasciamo mescolarsi ai buoni? Non dovrebbero stare in galera se fanno carognate e tutti lo sanno?

Mi inquieto di fronte alla realtà, che a volte è più truce della vita nell’acquario dei miei gamberi (del mio gambero, dovrei dire ormai). Ma, se lascio sedimentare i sentimenti, mi ricordo che questa è solo l’Italia. E l’Italia, si sa, è il Paese delle parole, il teatrino delle sceneggiate. Se tutto va secondo il film già visto, non cambierà niente: il regista, forse, non farà un film nuovo neppure stavolta… allora, buona visione a tutti e un bacio!

del più e del meno – 262

Ha nevicato, diluviato, fatto sole e adesso ci sono tuoni e fulmini.

Oggi ho fatto l’ennesimo labmeeting. Due in meno di un mese e mezzo. Considerato che faccio un esperimento al mese… capite bene, che oggi ho dovuto lavorare di fantasia.

A dire la verità, i miei esperimenti occupano generalmente qualcosa come 15-20 Gb di memoria. Per porre fine al tormento da disco pieno, mi sono decisa a comprare il mio meraviglioso tablet con 250 Gb di disco rigido (o disco duro, come lo chiamano i francesi…) Se avessi voluto stendere i miei colleghi, avrei potuto sparargli 200 filmati di un minuto e 700 foto di almeno 4000 cellule. Chissà, magari loro avrebbero saputo capirci qualcosa…

Giusto per tenervi aggiornati, sappiate che le mie cellulette malefiche hanno improvvisamente deciso di diventare verdi. Che sia autofluorescenza o la fantomatica GFP cui corro dietro da secoli, non è dato sapere. Io sono convinta di dar loro tanto amore (oltre che tante ore di lavoro, weekend compresi). Quindi, so che un giorno o l’altro verrò ricompensata. Che so, magari un giorno invece di cellule pancreatiche morenti mi ritroverò un pancreas bello e fatto!

Oggi sono andata dal tecnico informatico che mi ha installato un po’ di programmi utili sul nuovo computer. Mi ha chiesto perché ho preso un tablet: mi ha guardato negli occhi un istante e mi ha detto malizioso così, perché è fighetto? Eccola là… beccata subito come una debuttante al primo ballo.

Il mio piccirillo è carino, leggerissimo, con una batteria che dura più di qualche secondo. Riconosce il disco rigido esterno del moroso. E ha un touch screen… Per il momento, la cosa che odio di più di questo nuovo gingillo è Vista. Odio odio odio. Peccato che non possa passare a Xp senza rinunciare a tutta una serie di driver per le funzionalità più avanzate del piccirillo. Office 2007 l’ho fatto volare dalla finestra perché mi ha innervosito dal primo giorno che l’ho visto. Su un computer di uno studente. Che ha riavviato il pc tre volte nel tentativo di fare un grafico con excel.

Questa mia avversione per le nuove versioni di software e sistemi operativi è forse un indizio del mio invecchiamento mentale? Beh, stasera sono stata un quarto d’ora su Skype a scrivere con chi credevo essere mio fratello. E solo dopo vari indizi, ho accettato l’idea che a scrivere fosse mio papà. Non ho capito subito che era lui perché ritenevo impossibile che sapesse mettere le faccette. Ebbene, lui ha messo le faccette. La risata, la linguaccia, la stellina, la manina che saluta… I tempi corrono veloci. Che cavolo, ho come l’impressione di essere l’unica a rimanere indietro!!!! Un bacio!

infinitamente piccolo, infinitamente grande – 261

Il moroso c’è riuscito. Mi ha portato nella tana del lupo. In un capannone freddo, in un pomeriggio uggioso, nella campagna più desolata.

Il fido becker ci ha portati fin là, mentre io dubitavo di trovare tracce di civiltà. E, dopo una serie di curve, campi, dossi, un passaggio di dogana… beh, siamo arrivati ad uno dei punti di accesso al Cern. La giornata porte aperte ha ovviamente suscitato l’interesse del’intera popolazione, nella migliore delle tradizioni di partecipazione della collettività al bene comune. Famiglie, nonni, bimbi, vecchi, single, coppie… tutti riuniti per vedere con i propri occhi il nuovo prodigio della tecnica e della scienza. 12500 tonnellate di tecnologia d’avanguardia per trovare l’infinitamente piccolo e sfuggente, la base di tutta la fisica moderna. Se non lo dovessimo trovare, molti dei Nobel (per non dire tutti) per la fisica degli ultimi anni dovrebbero essere restituiti. Così ci ha detto l’americana bionda, codine da cavallo, gonna jeans, stivali da amazzone, felpa della Cornell. Abbiamo visto il mostro che dovrebbe captare il bosone di Higgs e chissà, magari sviluppare pure un piccolo buco nero che potrebbe inghiottire la Terra.

Abbiamo aspettato di poter scendere nalla caverna del rilevatore dalle 14.30 alle 18.30. Un pomeriggio passato nel capannone più anonimo e funzionale che abbia mai visto, circondati da fisici e ingegneri, per lo più galvanizzati da tutto il calore umano che li circondava. Altro che i -270 gradi a cui lavorano le loro macchine.

Armati di caschetto e rigorosamente senza tacchi, ci siamo avventurati nel mezzo del prodigio della tecnica. Il moroso, a dispetto dei suoi fallimentari e ripetuti tentativi di passare Fisica I e II, si è esaltato come un bambino davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli. Per celebrare la giornata, abbiamo acquistato un portachiavi contenente un pezzo certificato di cavo superconduttore e delle carte da gioco inglesi e francesi con tutto l’occorrente per ricordare in eterno le meraviglie del CMS. E, ovviamente, non ci siamo fatti mancare delle meravigliose fibre ottiche gialle. 6. SEI ne abbiamo sottratto alle manine avide dei bimbetti che facevano a botte per strapparle dalle mani del fisico Only english, sorry.

Ora il superconduttore fa la guardia alle chiavi di casa del moroso. Ora so che il super-rilevatore di particelle è un mostro colorato e di bell’aspetto. Ora il povero bosone è nei guai perché forse lo scopriranno. Ora i nobel degli illustri luminari tremano sul caminetto perché potrebbero tornare in Svezia. Ora, tra i miei incubi notturni, ci posso aggiungere il dispettoso buco nero. Un bacio!

per servirla! – 260

Il moroso protesta continuamente. Protesta. E che non mi venga a dire che lui si adatta meglio alla lontananza da casa. Non passa momento che non si scandalizzi per usanze svizzere poco condivisibili. E quando interpellato, si lancia in imbarazzanti requisitorie sulla "superiorità" italiana.

Ho dovuto praticamente trattenerlo a forza dal saltare al collo della cassiera del supermercato in due occasioni. 1. Il cliente prima di noi porge 200chf per pagare il suo conto. La cassiera risponde severa mi spiace, stavo chiudendo. Io non ho soldi per darle il resto. Il cliente, indiano, non capisce una mazza di francese; si guarda intorno spaesato. La cassiera non batte ciglio. E non fa NULLA per risolvere la situazione stagnante. La crocerossina che è in me si fa avanti. Guardo l’indiano e gli dico vuole i soldi giusti perché non ha resto. L’indiano smarrito (ci credo… prima il francese e poi il mio inglese pietoso!) tira fuori dal portafoglio la carta di credito indiana e la striscia. La cassiera mi sorride e comincia a dire che è già tanto che abbia riaperto la cassa e che lo ha fatto solo perché c’era coda alle casse delle colleghe.
2. Arriviamo alla cassa con la nostra spesa. Non c’è nessuno in coda e ci rallegriamo per la nostra abilità nello scegliere la cassa migliore. La cassiera passa il primo prodotto (per inciso, un gigantesco coniglione di cioccolato). Poi si alza e si mette a pulire il tapis roulant su cui scorrono le merci. Si alza e va a pulire il fondo della cassa. Spolvera un ripiano lì accanto. Il tutto mentre io e il moroso scarichiamo la spesa e cominciamo ad inquietarci perché la cassiera non ci bada. Il moroso tentennante propone di cambiare cassa, perché forse questa non è aperta. Io gli faccio notare che senza il coniglio di cioccolata, non si torna a casa. E il coniglio è già stato passato per il lettore ottico. Finalmente, la cassiera decide di tornare a servire noi e di lasciare la pulizia della altre 10 casse a qualche cassiera più volenterosa di lei. Continua a passare la nostra merce come se nulla fosse accaduto. Non una parola, nè tantomeno una scusa.

Il moroso protesta e dici che il cliente paga e il cliente deve essere servito. Non hai soldi da darmi di resto? Ok, alzi il sederino bello e vai a farteli cambiare dalla cassiera di fianco e la smetti di stare lì imperturbabile a guardarmi disgustata per i miei 200chf. Il moroso protesta e dice che la cassa si pulisce quando non c’è nessuno in coda e soprattutto, prima di aver passato il coniglio pasquale dal lettore ottico. Io dico che lui è stato traviato dal servilismo americano, dai ragazzetti che gli preparavano tutte le buste del mondo e dal cassiere che si informava delle sue condizioni di salute ad ogni ora del giorno e della notte. Io dico che qui in Svizzera il cliente è solo qualcuno che deve domandare per favore di comprare qualcosa e dire grazie quando l’ha ottenuto. Punti di vista… devo solo ricordarmi di comprare per favore una museruola per impedire al moroso di attaccare alla gola le povere cassiere svizzere… Un bacio!