la (mia) White House – 370
Siamo andati a Washington DC e tornati. Presa dai preparativi prima, immersa nel congresso poi e frastornata dalla disastrosa coincidenza dell’aereo precipitato mentre noi ci trovavamo sopra l’Oceano di ritorno verso casa, ho trascurato il blog. Non me la sentivo di scrivere, nè di ridere, nè di raccontare.
Di Washington posso dire:
1. che ha l’acqua più schifosa che abbia mai assaggiato in vita (imbevibile, credetemi);
2. la mia collega la ricorderà per le buffalo wings, talmente piccanti da svenire sul tavolo del ristorante (in senso letterario, badate bene);
3. il mio collega per le pastiglie antiacido con cui cercava, ogni 10 minuti, di placare gli effetti nefasti dello junk food;
4. il moroso per il mezzo hamburger che ha dovuto lasciare sul piatto causa mancanza di spazio nello stomaco (lo sogna ancora la notte);
5. il cameriere del ristorante giapponese per l’italiana che ha ordinato insalata e acqua frizzante, ignorando sushi, sashimi e altre amenità e ha bevuto l’acqua tutta d’un fiato, in 3 minuti netti;
6. la conversione miglia-km (1-1.609), dopo aver scarpinato per 4 ore sotto il sole nella vana speranza di raggiungere Georgetown, che dovrebbe essere appena qualche blocco più in là;
7. i letti alti tanto da potercisi sedere sopra senza dover piegare le ginocchia; i cuscini personalizzati, tra cui quello con ipod integrato; le abat-jour che sostituiscono i lampadari; il quotidiano sulla porta della camera ogni mattina;
8. la collega americana che dice questi americani non si fermeranno fino a quando non avranno bruciato tutta l’energia del mondo;
9. il controllo della carta d’identità ogni qual volta osi chiedere dell’alcool (che sembri così giovane?);
10. le belve da salotto che, tornate sconvolte dal soggiorno in gattile, magre, coccolone, puzzolenti, con gli occhi tondi-tondi, le zampe più lunghe e gli artigli più svelti, la notte invece di dormire si godono la casa (e a farne la spesa è il rotolo di carta scottex)…
Un bacio a chi passa ancora di qui!