In questo giorni ho lo slancio irrefrenabile di saltargli al collo. Certo: per strappargli la giugulare.
Lui e il suo carattere, clownesco e malato. Lui sopra le righe, esagerato, teatrale, maldestro e sempre in prima fila. Lui: inetto e falso sul lavoro, disastrosamente incapace di un minimo di organizzazione, chiassoso e elefantiaco anche nel fare la cosa più graziosa. Gli ho lanciato dietro così tanti anatemi in questi giorni, che quasi mi sono sentita in colpa a vederlo zoppicare oggi in corridoio. Salvo poi pentirmene qualche secondo dopo, una volta capito il gioco del sono venuto al lavoro per un’ora anche se stavo tanto male: ora torno a casa e tutti crederete che io sia un eroe stakanovista. Tutti tranne me, chiaramente.
Credo sia per questa mia assoluta incapacità di inchinarmi alla sua simpatia dilagante, di dargli anche la seppur minima soddisfazione, che lui ci prova continuamente. Ci prova a fare il simpatico con me, a fare le sue scenette di cabaret, a fare finta di essere ora il ricercatore serissimo e iper-produttivo, ora il degno erede di un pagliaccio del circo di paese. Ma essendo stupido, non riesce proprio a capire che con me NON ATTACCA.
Qualche giorno fa, mentre io meditavo di scioglierlo nell’acido cloridrico, mi ha fatto l’offesa più grande che potesse mai uscirgli da quella boccaccia: oh, Chiara, non ci crederai ma io ero esattamente come te quando ero PhD student. Ecco, bravo! Hai detto bene: infatti, NON CI CREDO.
Mercoledì, dopo aver gloriosamente conquistato la platea di ascoltatori al mio seminario, lui mi ha preso in disparte e mi ha detto mi dispiace, Chiara. E’ andato proprio male: troppo difficile, la gente non ha capito niente. Dovevi fare così, colì, colà… frillallerofrillallà.
C’è un motivo se è ancora vivo. Ed è il seguente. La nostra collega americana ci ha visti parlare, si è avvicinata e ha detto E’ proprio un peccato, Gigio, che tu non sappia fare dei seminari così chiari e ben riusciti come quelli di Chiara. Ecco, è vivo perché così, ogniqualvolta io dovrò fare un seminario, la sua presenza ricorderà a tutti gli altri quanto lui sia peggio di me. O, ancora più gratificante, quanto io sia meglio di lui.