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visione di sé – 330

Sarà perché quando era un pochino più basso, con gli occhi arrivava proprio lì. Sarà che ogni volta che mi cambio e sono in reggiseno, lui mi capita in camera. Sarà….

Ecco l’opera artistica della pulcetta alle prese con la tavoletta grafica. La pulcetta come vede se stesso, capelli alla Beatles. Come vede il moroso, Homo di Neandertal. Come vede la sottoscritta, no comment.

una settimana dopo i 27 – 329

Ci ho messo una settimana per inghiottire il boccone amaro… Per razionalizzare, ridimensionare, accettare. perché, quest’anno, il mio compleanno mi ha davvero presa alle spalle e sbattuta, con malagrazia, di fronte ad un numero poco amichevole.

perché io, 27 anni, non me li sento proprio addosso. perché non solo non mi sento 27enne, ma, beffardamente, mi sento terribilmente giovane. Insicura. Irresponsabile. Volitiva. Senza radici.

Guardandomi indietro, mi vedo uguale ad adesso. Stessa paura del vuoto, stesso sguardo basso e sfuggente, stessa posizione nella scena: il retro del palco.

Non mi è mai piaciuto essere al centro della scena e fare la protagonista. Non sono mai stata avventurosa. Non ho mai desiderato una vita altrove, che non fosse il mio nido sicuro.

27 anni mi hanno insegnato che non ci sono previsioni che tengano. Che la vita ti sorprende per la risolutezza del suo scorrere fluento verso il futuro. Che la paura alle volte dura un soffio, che alle volte invece dura un po’ di più.

E oggi, la cosa che mi fa più paura è l’idea che quel capello che ho strappato l’altro giorno fosse davvero bianco…

vapore acqueo – 328

A dirlo, quasi non ci credo neanche io. Cresciuta a pane, polenta e umidità, ho passato la mia infanzia tra gli stornelli dei vari mamma-papà-nonni-fratelli-amici-etc etc, che imprecavano contro l’afa in estate e la nebbia in inverno.

Per una scienziata (ih ih ih…. che parolona… che parolaccia!!!), è evidente che esiste una selezione naturale, che, darwinianamente, sopravvive chi meglio si adatta. E di conseguenza, è certo che io sono stata forgiata dalla natura, che io sono stata selettivamente scelta per sopportare l’umido.

Non c’è da stupirsi, quindi, se mal sopporto gli ambienti secchi. Dove mi incartapecorisco come una medusa spiaggiata. Mi secco e mi polverizzo. E le mucose mi si irritano, implorano pietà, si inceneriscono.

E’ così che mi sono dovuta arrendere. E’ così che ho dovuto cedere. E’ così che ho fatto il grande passo e ho attraversato la porta di ingresso del negozio di elettrodomestici. E’ così che è arrivato nella mia vita un umidificatore per ambienti. Una specie di geyser perpetuo che spara umidità in casa mia.

Se non mi re-idrata questo, ho in progetto di trasformare il micro-appartamento in una sauna (per la gioia del moroso, chiaramente.. ).

il caffè della Peppina – 327

Stasera: tiramisù!
Il moroso è chino sul dolce con il colino e ricopre l’ultimo strato di crema.

Moroso, come mai ci sono due pacchetti di caffè fuori? Quello verde l’ho usato io, ma quello rosso? L’hai tirato fuori tu?
….
Moroso, perché ti sei immobilizzato e … adesso fai quella faccia???
….
Moroso, dimmi che non è vero. Dimmi che sto pensando male senza motivo. Moroso, dimmi che non stai spolverando il tiramisù col caffè Lavazza… ti prego, dimmelo!

Seguono sbuffi furibondi e disperatissimi per far volare via il caffè dal mascarpone. Seguono momenti concitati in cui proviamo addirittura il phon. Seguono momenti di sconforto in cui rimuoviamo chirurgicamente la parte superiore della crema, che pure era poca. Seguono, in un sussurro, le seguenti parole: massì, non ti lamentare troppo, morosa. Almeno tu sai cosa scrivere nel post stasera…

Non è adorabile??? Un bacio!

scadenze – 326

A prima vista il moroso sembra indistruttibile. Muscoloso, spalle larghe, sguardo limpido. Non si intimorisce, non si scompone e se anche, in cuor suo, muore di paura, sfoggia un mezzo-sorriso malizioso e cementifica l’espressione in una maschera rassicurante e serena.

Eppure, non ho mai conosciuto persona più impaurita riguardo la possibilità di mangiare cibo scaduto. Talmente fobico che ormai, il menù serale lo scelgo guardando le date di scadenza sulle confezioni di cibo.
Stasera, mentre sceglievo il tipo di pasta da cuocere in base alla data di scadenza più prossima e ho preferito le bellissime penne integrali che scadranno in settembre 2009 ai fusilli che scadranno a gennaio 2010, ho capito che la situazione mi è sfuggita di mano… Un bacio!

tracolli finanziari – 325

Ventolina: Allora, lo prendo? Sicura? Lo prendo? Sai? Il prezzo in 3 mesi è aumentato di 200 franchi. A questo punto credevo che fosse arrivato al massimo e che non sarebbe cambiato più. Invece, la settimana scorsa, incredibilmente, è calato di 50 franchi. Ora, secondo te, cala ancora o salirà di nuovo? perché, sai, mi dispiacerebbe prenderlo e poi vedere il prezzo calare. E no, scordatelo. Io devo controllare il prezzo anche dopo che il biglietto per Taiwan l’ho preso. perché devo capire. Mi serve per fare una statistica e per sviscerare i misteri delle compagnie aeree. Analizzando il trend, posso capire come comportarmi la prossima volta. Allora, che dici? Premo invio? Prendo il biglietto? Certo che tu la fai facile, eh? Sei proprio sicura? Ma no… tu non puoi capire. L’ultima volta, ho preso i biglietti e il giorno dopo… capisci? il giorno dopo, il prezzo è crollato. C R O L L A T O!!! Eh, sì. Purtroppo, la volta scorsa IL PREZZO DEL BIGLIETTO E’ CALATO DI BEN 10 FRANCHI (*) dopo che l’ho preso!!! Ho ragione ad essere così cauto, non trovi?

Ora, tra i lettori, c’è ancora qualcuno che si preoccupa dei cupi tracolli della finanza mondiale? 🙂

(*) 10chf = 6.25€

il potere della salvietta – 324

Il moroso può sedersi a tavola, mangiare, bere e digerire senza sentire minimamente l’esigenza di pulirsi la bocca in un tovagliolo, una salvietta, un pezzo di carta. Niente. Impassibile.

Quando, però, si trova delle salviettine di carta nelle vicinanze le usa TUTTE. Ne prende una, la stropiccia un po’, la getta e ne prende subito un’altra. A forza di strofinarsi la bocca, gli diventa tutta rossa, le labbra paonazze, gli angoli della bocca vermigli.

A quel punto devo sequestrargli le salviette e nasconderle. Morosa, che ci posso fare? Non resisto… E’ colpa della carta. Non è colpa mia. Mi sento tutto sporco. E’ la carta, non sono io. No, no… non riesco a darmi un contegno. Ti prego..

Devo cercare nel manuale di psichiatria se esiste la compulsione da salviettina di carta o se devo proporre il moroso come primo caso noto alla comunità scientifica. Un bacio!

tanto c’è il campanello… – 322

Il moroso: Che ne dici? Saltiamo nell’ascensore? Ma sì… l’ho già fatto quando ero piccolo! Ero dal mio amico. E’ arrivata mia mamma a prendermi, io ho salutato e sono sceso con l’ascensore. Quando però ho cominciato a saltare, l’ascensore si è bloccato… Io ho cominciato a suonare il campanello dell’allarme, ma nessuno mi sentiva. Sono rimasto lì nell’ascensore, ho visto il mio amico che scendeva gli scalini a due a due di corsa per dire a mia mamma che non aveva la più pallida idea di dove fossi finito. Alla fine però mi hanno tirato fuori di lì. E no, mia mamma non mi ha tirato nessuna sberla perché io mica le ho detto che l’ascensore si è bloccato perché io saltavo. Ho detto che si era rotto e ho detto di essermi preso anche uno spavento. Ero un bambino furbo, cosa credi?

15 anni dopo, mio fratello, in ascensore Che ne dite? Saltiamo in ascensore? Ma sì: al massimo suoniamo il campanello!

Alle volte, mi domando se sia il cromosoma Y che li ha fregati… Un bacio!

activia… – 320

Ci sono muscoli che sono autonomi. Che, teoricamente, noi non possiamo controllare. Parlo del cuore, parlo dell’intestino. Io sono dotata di un sistema di controllo di me stessa che sfugge alle normali regole di fisiologia.

Io, sul lettino del medico, iperventilo, divento tachicardica. Alle volte, pure, aritmica… Io controllo il mio intestino in modo rigoroso. Così rigoroso che il mio intestino non funziona, se non quando sono a casa. Evidentemente, lo cementifico così rigorosamente che ci vuole un po’ per rimetterlo in moto. Mi devo sentire comodamente a casa, senza stress, senza appuntamenti, con tutto il tempo del mondo a disposizione. Chiaramente tutto questo è incompatibile con la settimana lavorativa. 

Con mio grande raccapriccio, ho scoperto che, in realtà, il mio intestino si risveglia dal suo pudore agorafobico anche nel corso della settimana. Peccato che si risvegli all’una e mezza di notte…

 

l’ultimo acquisto – 321

E’ da giorni, per non dire mesi, che sento un vuoto. Un vuoto incolmabile, incommensurabile, freddo, deserto.

Ho il desiderio irrefrenabile di un cucciolo. Un cucciolo da accarezzare, morbido, docile, e possibilmente caldo.

Sabato l’ho trovato. E’ grigio. Ha gli occhi piccoli e neri. Ha le orecchie un po’ grandi. Le zampette sono buffe e perennemente rilassate, così che basta farlo accomodare sul divano, perché vi si accasci in tutto relax. Ha un nasetto importante, che gli nasconde quasi la boccuccia, piccola e ben disegnata. Ha un pancino tondo e sodo, per lo più riempito di semini.

Ma soprattutto, basta metterlo in microonde per due minuti perché diventi incredibilmente, adorabilmente caldo.

Il cucciolo che mi ha regalato il moroso è un elefantino con la pancia ripiena di noccioli di ciliegia riscaldabili. Ora la mia vita ha finalmente un senso.