un anno dopo

Il 29 aprile 2011 scoprivo che eri in viaggio verso casa nostra. Papà non c'era perchè dormiva a casa dei nonni. Io ho fatto quel test con le mani che tremavano e il cuore in gola. C'è, non c'è, c'è, non c'è, c'è, non c'è, c'è, non c'è… incinta…  Quella parola, un tuffo al cuore. Il computer: dov'è il computer. Accendi skype, maritozzo non è collegato, chiamalo sul cellulare, richiamalo perchè ha messo giù scambiandoti per la sveglia, accendi skype: subito.
Il tuo papà si è svegliato il 29 aprile con l'immagine della videocamera fissa su quell' incinta 1-2. Non ci siamo abbracciati forte, non abbiamo pianto. Abbiamo sorriso e ci siamo detti che, sotto i rotoli di ciccia, c'eri tu che ti stavi attaccando forte proprio a dieci anni esatti da quando ci siamo messi insieme. Quella sera ho avuto delle perdite e abbiamo pensato che te ne stessi andando subito dopo averci salutati. Invece, cocciuto e testardo come un capretto, tu ti sei fatto la tua casetta dentro di me, sei cresciuto, cellula dopo cellula. E poi.. la paranoia perchè non avevo sintomi, seguita a ruota dalla noia dei sintomi. La nausea che passava solo con le patatine del McDonald's; lo schifo per l'acqua; il sonno. Il tuo papà che ti parlava sottovoce, piano piano, perchè io non sentissi le cose che vi dicevate voi due. Le settimane che passavano e festeggiavamo tutti i tuoi complesettimana senza averti mai visto. La mia public defense, che solo a sentire l'odore delle cose che avevamo preparato per l'aperitivo mi mancava il fiato. E poi.. la faccia del tuo papà la prima volta che ti ha visto sullo schermo dell'ecografo il 28 giugno e tu che tiravi testate alla sonda e non stavi fermo un secondo, mandando in crisi l'ostetrica che ne ha chiamata una seconda in aiuto e che ha poi chiamato la terza. Maritozzo, c'è poco da fare: questo qui scapretta come un capretto. Le nostre vacanze alle Cinqueterre e come per magia, la scomparsa della nausea; i primi fruscii, borbottii, colpi; le vacanze in montagna. I tuoi salti nella pancia quando stavamo insieme a guardare le cellule al microscopio; le tue capriole quando era ora di mangiare fame – fame – fame. Il nostro primo Natale qui in Svizzera, da soli noi tre, col nostro alberello e le due gatte come bue e asinello del presepe. Le nostre 39 settimane insieme fino a quel 29 Dicembre.

No, ecco, divago. Il 29 aprile 2011 scoprivamo che c'eri e speravamo che ci saresti stato per sempre. Il giorno dopo si sarebbero sposati gli zii. Quel giorno dovevo andare dalla parrucchiera: taglio – piega – colore… colore?! cosa?! come?! no, assolutamente niente colore per le donne incinte. Optiamo per le meches, che assolutamente non tocchino il cuoio capelluto. Per proteggerti dall'ammoniaca della tintura per capelli o da chissà quale altra diavoleria tossica per un piccolo grumetto di cellule come eri tu in quei giorni, il 29 Aprile 2011 la tua mamma si è fatta le meches: bionde, orrende. Ha passato tutto il 30 Aprile a piangere per le perdite e per quello scempio dei suoi capelli, con buona pace degli zii e del loro matrimonio. Da quel giorno non ha più toccato il colore dei suoi capelli: vorrai mica esporre la creatura ad un rischio chimico inutile durante la gravidanza?! E adesso che allatti, vorrai mica passargli immondizia ammoniacale insieme agli anticorpi con il latte?!
Oggi guardandomi allo specchio penso a quel 29 Aprile. In questo anno, tu sei diventato il bambino bellissimo e di quasi 7 chili che sei; l'attaccatura di quelle meches mi arriva ormai alle orecchie. Ne succedono di cose in un anno. Buon primo anno di noi, capretto!

3,765 Responses to “un anno dopo”

  1. MaryF. says:

    Bello, bello, bello!!