Archive for July, 2007

blu, le mille bolle blu – 147

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Questa sera, grazie a Mara e Fabio, ho avuto modo di assaporare uno dei fantastici prodotti che impazzano in Svizzera: la Rivella. Bottiglia dall’aspetto ingenuamente bevibile, in realtà nasconde segreti impensabili. Certo, perché nel Paese delle mucche e del latte, cosa ci possono mettere in una bibita?????

La Rivella rossa ha un gusto eccezionale e un benefico effetto rinfrescante. E il tutto assolutamente senza coloranti e conservanti, ma in compenso con tanto prezioso siero di latte!
Da cosa si può riconoscere il segreto della Rivella? “La bibita Rivella è di un caldo colore giallo dorato, come quello dell’ambra, e quando la si versa nel bicchiere forma una cresta schiumosa bianca”. Citato dall’NZZ del 24 ottobre 1952(!).
Siero di latte = è una materia prima veramente ideale per ottenere una bibita rinfrescante. È il liquido trasparente che resta quando si tolgono al latte le proteine e i grassi.

Il siero di latte ha una forte concentrazione di nutrienti ed è quindi un ingrediente prezioso per un’alimentazione sana ed equilibrata. Il siero contiene molti componenti fisiologicamente preziosi del latte: lattosio, sali minerali, vitamine, oligoelementi.

Bene, ora, dopo che vi ho propinato una piccola parte di quello che è disponibile in rete sulla Rivella, non vi sentite una profonda arsura in gola e vorreste scolarvene mezzo litro? Beh, se la rossa non vi ispira troppo, sfogatevi con la blu (dietetica) e la verde (all’immancabile the verde). Un bacio!

fortunella – 146

Chi legge sia la sottoscritta che il moroso, avrà scoperto che lui ha trovato dei nuovi amici francesi. Amici con i quali passa delle belle seratine a giocare a carte.

Niente di male, per carità: anzi chissà che impari qualche parolina nella dolce lingua, così, se mai verrà a Losanna, non morirà di fame. Niente da fare. Il moroso impara solo ad esprimersi come uno scaricatore di porto o come un giocatore di carte delle bische più sordide. Allora, ieri se ne esce con questa novità: "ho scoperto come si dice avere culo in francese: tu lo sai?". Io non lo so: per me, puritana della lingua, si dice "tu as de la chance". Bene, il moroso che naviga in torbide acque, ha scoperto che i francesi si riferiscono ad un’altra parte del corpo, tipicamente femminile. Così, mi manda a domandare a Joan se è vero che si dice così.

E qui cominciano i colpi di scena. Primo: Joan non accenna minimamente ad espressioni volgari di nessun tipo. E dire che Joan non è certo un puritano. Quindi, devo dedurre che il moroso non ha capito assolutamente nulla. Oppure che il moroso era sotto l’effetto di sostanze allucinogene. Oppure che i suoi amici si sono fatti delle grosse grasse risate alle sue spalle.
Secondo: Joan, per tutta risposta, dopo che gli ho confessato che noi diciamo you have a big ass, mi dice che sua nonna dice hai il sedere ricoperto di pasta. Pasta? sì, pasta…

Non so se mi devo più preoccupare del moroso che vedi risvolti semi-erotici nelle espressioni colorite dei francesi, o di Joan, che oltre agli m&m’s umidicci, mi offre perle di dubbia saggezza popolare. Un bacio!

un gatto da Oscar – 145

In qualità di lettrice assidua di pubblicazioni scientifiche, mi sono imbattuta in un articolo quantomeno buffo apparso nel New England Journal of Medecine, una delle più prestigiose riviste di clinica medica. L’articolo, pubblicato a Luglio con il titolo "A day in the life of Oscar the cat" è stato scritto da David M. Dosa, un geriatra all’ospedale di Rhode Island, a Providence. Vi riporto alcuni dei passaggi fondamentali di questo articolo che riguarda un gatto dal dono inaspettato.

"Oscar il gatto si sveglia, aprendo un solo occhio per sorvegliare il suo regno. … In lontananza [nell’unità di degenze dei pazienti con demenza avanzata al terzo piano dell’ospedale], una paziente si avvicina. E’ Mrs P. Oscar la guarda con attenzione… e ne è sollevato: non è ancora arrivata l’ora di Mrs P. e non vuole avere niente a che fare con lei. … Oscar continua lungo il corridoio fino a raggiungerne la fine e la stanza 310. La porta è chiusa, così Oscar si siede ed aspetta. Ha affari importanti di cui occuparsi lì dentro. 25 minuti dopo, la porta di apre e ne esce l’infermiera. … Mrs T. sta dormendo in posizione fetale. Il suo corpo è ridotto all’osso e devastato dal cancro al seno che sta mangiandosi via tutti gli altri organi. Oscar esamina Mrs T: è chiaramente nella fase terminale della malattia e il suo respiro è affannoso. Oscar annusa l’aria, dà a Mrs T. un’ultima occhiata, quindi salta giù dal letto e lascia velocemente la stanza. Non oggi. … Oscar arriva alla stanza 313. La porta è aperta e lui entra. Mrs K. sta riposando pacificamente nel suo letto. E’ sola. Oscar salta sul letto e ancora una volta annusa l’aria. Fa una pausa, considerando la situazione, quindi si accoccola vicino a Mrs K. Passa un’ora. Oscar aspetta. Un’infermiera entra nella stanza a controllare la paziente. Si accorge della presenza di Oscar. Preoccupata, lascia la stanza e comincia a fare delle telefonate. Entro mezz’ora comincia ad arrivare la famiglia. Il prete viene chiamato per portare l’estrema unzione. E ancora Oscar non si muove. Un nipotino chiede alla madre: "Cosa fa qui il gatto?". "E’ qui per aiutare la nonna ad andare in Paradiso". Mezz’ora dopo, Mrs K. fa il so ultimo respiro terreno. A quel punto Oscar si tira su, si guarda attorno e lascia la stanza. … Quindi se ne torna al suo posto per un lungo riposo. Non ci saranno altre morti oggi, non nella stanza 310, nè in nessun’altra. Dopotutto, nessuno muore al terzo piano senza che Oscar sia passato per una visita e si sia fermato per un po’."

La nota dell’autore dice che Oscar, dopo essere stato adottatto da cucciolo dal personale del piano, ha sviluppato una straordinario capacità di predire la morte imminente dei pazienti. Finora, è stato presente a più di 25 morti del terzo piano. La sua semplice presenza è considerata da medici e infermieri come un indicatore quasi assoluto di una morte imminente, consentendo allo staff di contattare tempestivamente le famiglie. Oscar, inoltre, ha offerto compagnia a chi sarebbe altrimenti morto da solo.

Vi lascio con la foto del gatto, di modo che, se ve lo doveste trovare sul letto, sappiate che è meglio correre all’ospedale. Misteri della natura e del mondo gatto! Un bacio!

che cattiva influenza! – 144

Ho giusto giusto mezz’ora prima di andare a fare le foto ai miei piccoli espianti pancreatici verdi. E ne approfitto per lasciarvi un post su quello che accade qui in Svizzera a proposito dell’influenza pandemica.

Sì, quell’influenza aviaria che fa tanta paura d’inverno e che si dimentica in estate. In uno dei primissimi post che ho scritto da Losanna, riportavo che la Svizzera era uno dei pochi Paesi "europei" ad aver acquistato il vaccino pre-pandemico sviluppato da GSK (GlaxoSmithKLine). Vaccino che ha teoricamente buone probabilità di funzionare in caso di un’influenza pandemica, ma che è stato disegnato a tavolino… nessun test biologico visto che il ceppo virale che farà scatenare la pandemia non ha (fortunatamente) ancora avuto il sopravvento.

Bene, effettivamente ho sempre dimenticato di dire che 2 mesi fa era stata diffusa la calda raccomandazione da parte dell’Ufficio Federale per la Salute Pubblica che ogni cittadino si procurasse una cinquantina di maschere respiratorie al fine di premunirsi contro un’eventuale pandemia. Qualche giorno fa è uscita la notizia che essenzialmente la maggior parte dei cittadini se ne è altamente fregata della raccomandazione e solo il 2% della popolazione è equipaggiato. Il giornale con tono polemico e minatorio si domanda se per caso gli Svizzeri non siano consapevoli del rischio che corrono.

D’altro canto, l’OFSP non sembra troppo agitato e fornisce alla stampa una laconica risposta: "Non ci aspettavamo molto di più: questa è una misura a lungo termine e la raccomandazione è tuttora attuale, poichè il rischio di pandemia non si è abbassato. Noi ripeteremo il nostro mesaggio di prevenzione sperando che nel corso dei mesi tutti i cittadini si procurino la loro riserva di maschere."

Ordunque, quello che mi domando è: com’è che in Svizzera ci fanno comprare le maschere e in Italia praticamente nemmeno se ne parla dell’influenza? Ammetto che qui siano un po’ paranoici, ma… di fronte ad uno Stato che si munisce di tutte queste difese contro l’aviaria, un po’ di ansia monta. Dunque, oggi che è giorno di spesa, proverò a cercare le mascherine al supermercato…

Un bacio!

esaminando! – 143

Oggi, per la prima volta nella mia vita, sono stata dall’altra parte della cattedra. Ebbene sì, ho partecipato al mio primo esame dal punto di vista del prof. Non interpretatemi male: l’esame era uno scritto e io non ero la prof, ma sono stata richiesta in funzione di sua scagnozza. Una di quegli odiosi assistenti che se ne stanno lì, a guardare con sospetto gli studenti, che fanno loro capire che non c’è niente da fare: non copieranno mai! La prima impressione è stata di ansia. Certo, fino all’anno scorso c’ero io seduta in corridoio a sfogliare freneticamente il quaderno, alla ricerca del ripasso salvifico.

Poi, mi sono fatta prendere dalla paranoia: "quello si guarda troppo attorno", "quello perché si guarda le gambe?", "quello ha l’astuccio sul banco". E, ve lo anticipo fin da subito, si sono rivelate paranoie del tutto infondate. Eravamo in 3: due dottorandi (io e Mathieu) con la prof. Un maschio e una femmina, perché così potevamo accompagnare i ragazzi e le ragazze al bagno, nel caso in cui lo avessero richiesto.

Abbiamo fatto accomodare gli studenti ai posti loro assegnati, dove una busta, con il test dentro, li attendeva già pronta. Compito vecchia maniera: con le domande (scritte, però, in inglese) e lo spazio per rispondere. A tempo iniziato, siamo passati a controllare che al posto ci fosse seduta la persona giusta. Quindi, abbiamo svolto mansioni di chiarimento. Cioè, ci siamo messi a tradurre le parole dall’inglese al francese, visto che in alcuni casi i ragazzi non sapevano dove sbattare la testa. Ve la immaginate la sottoscritta che traduce dall’inglese al francese????? penso di avere detto di quelle cavolate… Fate conto che, ad un certo punto, sono finita da un ragazzo che, dopo che gli ho spiegato cos’è un insulto genotossico, mi ha detto ammiccando: "ah, guarda che io sono spagnolo.." e io ho dovuto spegnerli quel sorrisino complice sulle labbra informandolo che io, sono italiana… Sarà mica che parlo francese come una spagnola, eh???

Ma arriviamo al punto saliente: "gli svizzeri durante un esame". Immobili. Piuttosto che guardare il compagno guardano il soffitto o si guardano le gambe, appunto. Non parlano, non cercano di comunicare. Non cercano di copiare neanche se non sanno più dove sbattere la testa. Stanno lì, con la loro stilografica sul banco, un cioccolatino per tirarsi su e il cancellino. Ti chiamano per un consiglio e ti salutano e ringraziano, oltre che a scusarsi per averti disturbato. Gli Svizzeri non aprono la bocca, non bisbigliano, non cercano conforto in nessun modo. Non protestano perché il compito è dificile. perché è scritto in inglese anche se loro parlano francese. Loro scrivono, pensano, sbattono la testa contro il banco. Ho commentato con Yvan (il nostro tecnico svizzero) questo atteggiamento di rassegnato rispetto delle regole (supina idiozia?). Lui mi ha detto che all’università non si copia, perché non è come alle superiori, "all’università lo fai per te!". Io ho pensato che proprio perché lo fai per te, ci devi almeno provare… Evidentemente abbiamo gradi di consapevolezza diversi. Ora ho preso una decisione: al prossimo esame, mi porto dietro un libro da leggere!!!

Un bacio!

effetti di smith – 142

Credo sia perché ho appena finito di guardare Will Smith in "La ricerca della felicità": questa storia che è anche la storia di un padre e di un figlio. Sarà perché, adesso che sono in Svizzera, il mio papà lo vedo meno.

Ma mentre guardavo le scene del papà che interroga il figlioletto sui pianeti e gli animali della giungla, mi è venuto in mente un episodio della mia infanzia. Io che ripeto a papà "Il Cinque Maggio" di Manzoni. Mi ha sempre messo terribilmente sotto stress ripetere le poesie a papà. Per questo andavo da lui solo a fine serata, prima di correre a letto, quando ormai la poesia mi usciva anche dalle orecchie, oltre che dalla bocca.

Per cui….
Chiara piccola: "EiFuSiccomeImmobileDatoIlMortalSospiro…"
Papà: [lavando i piatti] "Ferma lì. Guarda che c’è un punto dopo ‘Ei Fu‘"
C.p.: "Lo so, ma cosa importa?"
P.: "Devi fare una pausa! Lo sai cosa è successo a me? Il professore aveva cominciato ad interrogare tutti e a dare sistematicamente 4 dopo poche righe di poesia. Interrompeva tutti e li mandava al posto. Finchè non ha chiamato uno che la poesia non la sapeva troppo bene. Quello ha cominciato dicendo Ei fu… poi ha fatto una pausa perché non si ricordava esattamente come continuare. E il prof. gli ha dato 9, così, senza neppure farlo andare avanti. Chiara, il punto c’è e tu devi fare una pausa prima di proseguire."
C.p.: "…. papà? eri tu quello che non sapeva la poesia?"
P.: "beh, cosa c’entra? intanto ho preso 9. E poi ho imparato che se c’è un punto, bisogna farlo sentire".

Lo so: che ci azzecca questa storiella col mio sito? Beh, il responsabile principale è Muccino con il suo film; in ordine di responsabilità, vengono quindi Manzoni e Napoleone. E poi, uffi, dopo tanti post, doveva pure saltarne fuori uno per il papà, no?

Un bacio e buona notte!

rischio contagio – 141

Oggi, nuovo esperimento di squarto di topolina. Purtroppo la scienza avanza (se avanza) grazie al sacrificio di povere creature… e così oggi è migrata a miglior vita la topolina numero 1627, a 10 giorni e mezzo di gravidanza (presumibilmente iniziata a mezzanotte del 14.07.07, grazie all’aitanza del maschio 1172).

Dunque, come dicevo, oggi ho fatto l’ennesimo esperimento. Sono stata leggermente più fortunata del solito: 6 transgenici su 12 embrioni. Mendel forse non si era inventato proprio tutto, quella volta che si è messo nell’orto a studiare i piselli. Adesso i miei espianti di pancreas stanno crescendo in coltura, nell’incubatore: sono belli, tondi, verdi e fluorescenti.

Bene, se avevo questo piccolo motivo di gioia… ci ha pensato Mathieu a farmi vedere il rovescio della medaglia. L’ho incrociato 10 minuti fa in corridoio.

Mathieu: “Ehi, Chiara, hai dissezionato l’embrione #2000!”. [effettivamente tutti i topi e gli embrioni del lab sono numerati progressivamente e tutti condividiamo la stessa numerazione].
Chiara: “Sì, perché? ho vinto qualcosa?”
M.: “L’opportunità di pagare da bere a tutti!”
C.: …….. [sta scherzando e devo ridere o è serio??????]
M.: “no, dài, scherzo!”
C.: …….. [per fortuna… ci mancava solo che dovessi pagare da bere a tutti!]
M.: “A dire la verità, l’accordo è che chi disseziona il 2000° embrione, porta m&m’s per tutti!”
C.: …….. [non ci posso credere… sta dicendo sul serio!]

Ma cos’è? una congiura? non solo lavoro, uccido e squarto. Ma devo pure pagare pegno. E poi, da quando i miei compagni di lab sono diventati m&m’s-addicted? prima Joan, adesso Mathieu… Sarà mica contagioso??????

Un bacio!

cuore di mamma – 140

Alla veneranda età di 25quasi26 anni, combatto ancora la mia lotta indipendentalista contro le ingerenze della mamma. Sì, perché, nonostante sia una tranquilla, tranquillissima, figlia, praticamente tutta casa-scuola-famiglia, la mamma non si fida di me. Tutto questo è in parte imputabile al moroso, che, risaputamente, è un anarchico insurrezionalista e che esercita su di me un potere quasi assoluto. Onde per cui, la mamma si preoccupa. In parte, è forse dovuto al fatto che l’acqua cheta rovina i ponti… e la mamma saggiamente sa che non deve sottovalutarmi.

Durante l’ultimo weekend che ho trascorso a casa, ho avuto l’ennesima riprova della fiducia di mamma nei miei confronti.
Mi sto truccando un po’ prima di uscire con le amiche e contemporaneamente parlo al telefono. La mamma entra mentre mi sto strangolando a causa dello svarione della mia epiglottide che ha fatto fluire un po’ di saliva lungo la trachea… strozzandomi. Commento (al telefono) il mio accesso di tosse, dicendo che mi capita spesso da quando ho cominciato a fumare. Ammetto che lo dico appositamente perché la mamma è lì che mi scruta con l’occhio indagatore.
Dovete sapere che io sono una delle poche persone sulla faccia della Terra a non aver mai nemmeno fatto un tiro da una sigaretta. Non ho mai, e dico mai, provato. Che dire: sono pure un’accanita oppositrice del fumo, consapevole dei rischi, del catrame, dei polmoni neri.

Bene, per uno strano caso del destino, proprio quella sera un accendino finisce nella mia borsetta. Troppo lungo da spiegare, se non che l’accendino in sè era scarico, ma proiettava ancora un’immagine dalla speciale lucina localizzata sul fondo. Motivo per cui mi è stato regalato, invece di finire nella spazzatura.

Ecco, domenica pomeriggio sono in macchina con mamma, direzione treno per Losanna e lei, con aria ingenua, ma indagatrice mi dice: “C’era un accendino nella tua borsa.” A quel punto, ho costretto mio fratello a cercare il suddetto accendino per dare una dimostrazione pubblica che non funzionava. E convincerli, forse, che non fumo!

Uffi: davvero non ho mai fumato. Non ho mai cominciato prima e adesso mi sembrerebbe una prima volta un po’ troppo tardiva. Tardiva e quindi ridicola. Ridicola e quindi del tutto indesiderata. Ma il punto non è questo. La domanda che mi sorge spontanea è… mamma, perché mi frughi ancora nella borsa?????????????

Un bacio!

prima regola: non ammalarti! – 139

Chi si diletta a leggere delle mie avventure da un po’, sa che, tornata dall’America, mi sono ritrovata con due caviglie gonfie come prosciutti e sono dovuta andare da un medico svizzero.

In Svizzera, il sistema sanitario è piuttosto complesso. E’ in parte finanziato dal settore pubblico ed in parte dal settore privato. In particolare, lo Stato/Cantone esercita funzioni quali legiferazione, controllo medico-sanitario, sovvenzioni per gli assicurati meno abbienti, costruzione di infrastrutture, mentre gli enti privati, e in particolare le casse malati, hanno la funzione di assicurare i cittadini.
Il cittadino può stipulare l’assicurazione di base presso una qualsiasi cassa malati privata: le casse sono tenute ad accettarlo indipendentemente dall’età e dallo stato di salute. L’assicurato contribuisce al pagamento delle spese sanitarie versando un premio mensile, una franchigia annuale e una partecipazione del 10%. I premi dipendono dal luogo di residenza, dall’età e dalla cassa prescelta, benché le prestazioni dell’assicurazione di base siano sempre le stesse. La franchigia annuale è un importo prestabilito che l’assicurato deve inizialmente pagare di tasca propria per la copertura delle spese sanitarie sostenute; una volta utilizzata questa franchigia, la cassa malati pagherà in sostanza il 90% delle spese, mentre il privato dovrà assumersi una partecipazione del 10%.

Ok… vi siete annoiati a sufficienza? Bene, adesso arrivo al punto. Mi è arrivata a casa la fattura della visita medica che ho fatto. Di per sè, la visita non è stata particolarmente costosa: totale CHF 26.10 (circa 16 euro). La cosa inquietante è come questa cifra è stata ricavata. Dunque, CHF 17.41 = costo della consultazione di base (primi 5 minuti della visita); CHF 8.70 = supplemento di consultazione (gli altri 5 minuti di visita). In pratica… per fortuna che la visita è durata solo 10 minuti!!!!! Se penso al mio medico di base italiano e alle sue lunghe, cordiali visite, che diventano interminabili quando entra il vecchietto di turno… penso che sarebbe già miliardario se esercitasse in Svizzera.

Ultimo dettaglio: ‘sti poveri svizzeri pagano qualcosa come 200 CHF/mese per l’assicurazione sanitaria. Alla faccia delle prestazioni economiche…

Un bacio!

mmmmm – 138

Joan (il post-doc francese) si presenta in ufficio da me, chiamandomi dolcemente per nome.
Mi volto (eh sì, do la schiena alla porta, quindi: 1. non vedo mai chi sta entrando, 2. chi entra vede istantaneamente cosa sto facendo col pc… cazzeggiando, ad esempio???).
Joan allunga la mano e mi porge una minuscola pallina verde, che ha un’aria vagamente commestibile e familiare.
Guardo perplessa.
Joan mi incita: "Vas-y!" (del tipo: dài, prendilo..)
Mi rassegno, lo prendo dalla sua manina tesa, un po’ appiccicaticcia, e lo metto in bocca.

E’ un m&m’s…

Joan mi dice che sta scendendo in stabulario. Per caso ho bisogno di qualcosa?
Masticando il mio m&m’s, rispondo che per oggi non mi preoccupo dei topi. Se ne va.

Il mio punto di vista: "è stato un bel pensiero (strano, di sicuro, ma gentile…) presentarsi in ufficio da me portandomi in dono un m&m’s appiccicaticcio verde… chissà come gli è venuto in mente."
Il punto di vista del moroso: "come gli è venuto in mente di portarti un m&m’s?… e tu… COSA GLI HAI DATO IN CAMBIO?"

Un bacio!