Oggi, per la prima volta nella mia vita, sono stata dall’altra parte della cattedra. Ebbene sì, ho partecipato al mio primo esame dal punto di vista del prof. Non interpretatemi male: l’esame era uno scritto e io non ero la prof, ma sono stata richiesta in funzione di sua scagnozza. Una di quegli odiosi assistenti che se ne stanno lì, a guardare con sospetto gli studenti, che fanno loro capire che non c’è niente da fare: non copieranno mai! La prima impressione è stata di ansia. Certo, fino all’anno scorso c’ero io seduta in corridoio a sfogliare freneticamente il quaderno, alla ricerca del ripasso salvifico.
Poi, mi sono fatta prendere dalla paranoia: "quello si guarda troppo attorno", "quello perché si guarda le gambe?", "quello ha l’astuccio sul banco". E, ve lo anticipo fin da subito, si sono rivelate paranoie del tutto infondate. Eravamo in 3: due dottorandi (io e Mathieu) con la prof. Un maschio e una femmina, perché così potevamo accompagnare i ragazzi e le ragazze al bagno, nel caso in cui lo avessero richiesto.
Abbiamo fatto accomodare gli studenti ai posti loro assegnati, dove una busta, con il test dentro, li attendeva già pronta. Compito vecchia maniera: con le domande (scritte, però, in inglese) e lo spazio per rispondere. A tempo iniziato, siamo passati a controllare che al posto ci fosse seduta la persona giusta. Quindi, abbiamo svolto mansioni di chiarimento. Cioè, ci siamo messi a tradurre le parole dall’inglese al francese, visto che in alcuni casi i ragazzi non sapevano dove sbattare la testa. Ve la immaginate la sottoscritta che traduce dall’inglese al francese????? penso di avere detto di quelle cavolate… Fate conto che, ad un certo punto, sono finita da un ragazzo che, dopo che gli ho spiegato cos’è un insulto genotossico, mi ha detto ammiccando: "ah, guarda che io sono spagnolo.." e io ho dovuto spegnerli quel sorrisino complice sulle labbra informandolo che io, sono italiana… Sarà mica che parlo francese come una spagnola, eh???
Ma arriviamo al punto saliente: "gli svizzeri durante un esame". Immobili. Piuttosto che guardare il compagno guardano il soffitto o si guardano le gambe, appunto. Non parlano, non cercano di comunicare. Non cercano di copiare neanche se non sanno più dove sbattere la testa. Stanno lì, con la loro stilografica sul banco, un cioccolatino per tirarsi su e il cancellino. Ti chiamano per un consiglio e ti salutano e ringraziano, oltre che a scusarsi per averti disturbato. Gli Svizzeri non aprono la bocca, non bisbigliano, non cercano conforto in nessun modo. Non protestano perché il compito è dificile. perché è scritto in inglese anche se loro parlano francese. Loro scrivono, pensano, sbattono la testa contro il banco. Ho commentato con Yvan (il nostro tecnico svizzero) questo atteggiamento di rassegnato rispetto delle regole (supina idiozia?). Lui mi ha detto che all’università non si copia, perché non è come alle superiori, "all’università lo fai per te!". Io ho pensato che proprio perché lo fai per te, ci devi almeno provare… Evidentemente abbiamo gradi di consapevolezza diversi. Ora ho preso una decisione: al prossimo esame, mi porto dietro un libro da leggere!!!
Un bacio!