e adesso.. che si fa? – 200
La mia semplice vita. Problemi più grandi di me. Non c’è una risposta. Non c’è una cosa giusta da fare. Non c’è il consiglio perfetto. Non c’è una vita perfetta. Dibattuta. Confusa. Senza parole, soprattutto senza parole in lingua straniera.
Lui. Lui è un bambinone un po’ cresciuto, ma si diverte così, ad essere spensierato, libero, svincolato. Lui ha una morosa. Non abitano vicini. Il lavoro li ha allontanati dopo che hanno vissuto a lungo insieme. Vanno in vacanza insieme, si vedono nei weeekend.
Lei. Lei ovviamente è il contrario di Lui. Lei fatica ad inserirsi in un posto nuovo. Lei soffre di nostalgia. Lei pensa che la sua vita non la soddisfi, che ci voglia qualcosa per dare un senso. Forse ci prova anche a far capire a lui che vuole quel pizzico in più: non il brivido in più che solletica la vita di Lui, ma la sicurezza in più che darebbe radici a lei.
Chi lo sa cosa ha scavato nella mente e nel cuore di Lei. Chi lo sa cosa non ha letto Lui negli occhi di Lei.
Lei gli ha teso una trappola. O forse ha solo deciso di provare a vedere se ne era capace pure Lei. Per sei mesi non ha detto niente. Ma adesso, da 7 settimane qualcosa è cambiato. Lui non se lo aspettava, Lui si è fatto prendere dal panico. Quando poi ha saputo che Lei lo aveva fatto coscientemente, che non era stata una fatalità, qualcosa si è rotto dentro di Lui. Con gli occhi persi e lo sguardo rivolto al passato, alla strada fatta, Lui mi dice: “Non posso, non posso. Lei è un’altra persona. Se ha potuto farmi questo, cosa potrebbe farmi in futuro?”. Non gira mai la testa dall’altra parte, verso il futuro. Non pensa al bambino, al Suo bambino. “Deve assolutamente interrompere. Domani La vedrò, farò il gran bastardo e Lei si convincerà. E sarà tutto finito”. Io all’inizio rido di una risata isterica: proprio Lui.. non ci posso credere: il più bambinone, allegro, irriverente. Poi provo a dirgli che quel fagiolino nella pancia di Lei è anche suo figlio. Lui si chiude a riccio perché Lui rivuole la Sua vita, perché non è pronto a lasciare la Sua vita di prima e non vuole credere che Lei abbia potuto smettere la pillola senza dirgli niente per 6 lunghissimi, interminabili, felici mesi.
Lui ha fatto lo stronzo, L’ha spedita con il primo aereo a casa da mamma e papà, in un altro Paese. “Non posso stare più con te. Mi hai colpito alle spalle. Interrompi e ne riparliamo”. Lei non crede alle sue orecchie. Non si smuove. Piange. Aspetta in aereoporto per un pomeriggio intero, con i suoi occhi gonfi, il fazzoletto in mano e un fagiolino nella pancia. Lui mi capita in laboratorio di sabato pomeriggio. Gli chiedo come sta e penso dentro di me “come ti senti all’idea di essere papà di un bimbo che hai spedito lontano con la sua mamma quando è ancora un fagiolino?”. Lui mi risponde che è stato difficile essere bastardo, che Lei starà pensando a Lui come il peggior errore della sua vita, che Lui in altre circostanze avrebbe voluto un figlio con Lei.
Io lo guardo, guardo il suo sgardo lontano, su quell’aereo, su quei capelli, su quelle lacrime. Non capisco perché non possa provare a fare qualcosa di diverso dal chiudere la porta sbattendo. E lo lascio così, davanti al pc, mentre cerca di spiegare le Sue ragioni al padre di Lei e mentre pensa a cosa dire a sua mamma. “Mmm, sai quel maglione per Lei che stai sferruzzando da un po’? Beh, meglio che al posto di quello ne fai 10 piccini…”
Un bacio!