Archive for January 11th, 2008

due cuori e una capanna – 226

Chi legge sia me che il moroso è già a conoscenza del suo prossimo futuro lavorativo. Inspiegabilmente, però, la notiziona dell’anno 2008 non ha mai trovato spazio nel mio blog.

Questo si annuncia come l’anno del ricongiungimento. La nostra tenacia sarà infine premiata, almeno per sei mesi. Il moroso dal 15 gennaio al 15 luglio avrà un contratto di lavoro a Losanna, nel mio istituto, nel mio piano, nel mio laboratorio.

Ora i casi sono due. O ci ameremo di più e vivremo felici e contenti o ci odieremo a morte e ci caveremo gli occhi. Armata da una solida dose di ottimismo spensierato, propendo per la prima delle ipotesi. Sarà meraviglioso avere qualcuno con cui dividere il compito di lavare i piatti, passare l’aspirapolvere e stendere la biancheria.

D’altro canto, però, se penso che dovrò fare il doppio delle lavatrici, stirare il doppio dei vestiti e fare spazio nel mio armadio, beh… non nascondo che la diabolica idea di non andarlo a prendere stanotte in stazione mi solletica… Un bacio!

rouge – 225

A volte invidio davvero il moroso. Non per la barba ispida o per gli occhi azzurri. Non per i muscoli o per la libertà di sfoggiare peli sulle gambe. Lo invidio per la sua faccia di cemento. Nelle situazioni di stress, proprio in quei casi in cui il tuo interlocutore ti guarda e esamina il tuo modo di porti, lui è in grado, in modo del tutto naturale, di liberarsi della sua aria schiva e della sua sostanziale indifferenza nei confronti del mondo e di sfoggiare la faccia di cemento. Dicesi faccia di cemento una tipica espressione tronfia, ma non troppo, con sorriso a solo metà bocca, con portamento eretto e fare spigliato da cui non trapelano segni di emozione o stress. Inutile dire che il moroso sfoggia la faccia di cemento in tutte le occasioni più importanti: colloqui di lavoro, esami, presentazioni pubbliche.

Io, al contrario, paleso tutto il mio stress in modo decisamente troppo sincero. Le mani mi volano ovunque, parlo anche per le orecchie, mi impapero, mi si secca la bocca, faccio fatica a respirare (o, per essere più precisi, non respiro proprio), tremo. Ma la cosa che odio di più è che, in situzione di imbarazzo, mi accendo come una lampadina. Oggi ho incrociato Joan in corridoio. Mi ha sorriso e mi ha detto mostra le mani: hai niente da dirmi? (per inciso, i miei compagni di lab sono davvero delle pettegole di bassa lega). Io ho sorriso, ho cercato di mostrarmi imperturbabile, ma prima che potessi dire qualunque cosa, lui mi ha guardata in faccia e ha detto… miodio, non ci posso credere! come nei film! sei diventata progressivamente rossa dal collo fino all’attaccatura dei capelli!!!! Ovviamente, dopo queste parole, ho completato lo spettacolino diventando direttamente di una bella tonalità fucsia-violacea e l’ho lasciato in corridoio a guardarmi andare via con un la prossima volta parliamo di te, ok?

Alle volte, mi piacerebbe non essere un libro aperto. Alle volte, mi piacerebbe essere una sfinge. Anche perché ve lo immaginate quanto più fascinosa sarei???? Un bacio!