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La mia doppia X cromosomica non perdona. Come ogni donna che si rispetti, carico di significati simbolici eventi all’apparenza insignificanti. Costruisco castelli solidi come una piramide di carte da gioco. Elaboro e rielaboro.
E se il moroso decide di prendere la macchina per venire in Svizzera, beh, per me, piccola emigrante d’altri tempi, è un po’ come partire a bordo del calesse in compagnia del principe azzurro. Poco importa che il principe azzurro guidi una Fiesta d’altri tempi (diciamo che il suo valore sta nell’essere un pezzo d’antiquariato). Poco importa se il principe azzurro, di azzurro ha solo gli occhi e per il resto porta le vesti nobiliari del moroso.
Inutile dire che io, invece della bella remissiva, porgi-l’altra-guancia Cenerentola, somiglio piuttosto alla strega becera di Biancaneve, che porta solo mele avvelenate. Ieri, la nostra romantica traversata oltralpe si è trasformata in un’ascesa dantesca sul monte del Purgatorio.
Il pomo della discordia è il presunto cordone ombelicale del moroso. Che rimane lì attaccato al suo ombelico, nonostate i quasi 30 anni di età. Il fatto che, se dobbiamo farci l’assicurazione internazionale per proteggere le sorti del cadavere della Fiesta, a Vicenza il principe azzurro ci manda i suoi genitori… e noi, stiamo a casa ad aspettarli. Ieri per un’ora e mezza, abbiamo ingannato l’attesa, scannandoci. Tutto fuorchè la noia…
Credo che il moroso abbia capito il mio punto di vista. Che dobbiamo essere indipendenti. Che non possiamo far girare i suoi genitori per procurarci carte che servono a noi. Credo che le urla perforanti gli abbiano attraversato il timpano per conficcarsi nel cervello. Non che mi illuda. Conoscendolo, il corpo estraneo diventerà tessuto fibroso e, a guardare bene, adesso nel suo cervello sarà rimasta solo una dubbia cicatrice. Lui rigetta pure i punti: figuriamoci se tollererà le mie idee. Ferirlo, l’ho ferito. Ma lui non cambierà di una virgola. Lo so. Per scontare il mio eccesso di bile, oggi ho lavorato come una pazza. Poichè c’è una giustizia divina che ripaga i giusti, il mio ginocchio sembra inifine avermi perdonato e aver ricominciato a collaborare. Poichè nulla ci viene dato senza che qualcosa ci venga tolto, ho il mio calesse travestito da Fiestina, ma domani alle 7 dovrò prendere l’autobus per andare dall’altra parte della città, mentre il moroso sarà ancora tra le braccia di Morfeo con la macchina sotto casa ad aspettarlo… Un bacio!