Archive for July, 2008

da un inizio ad una fine – 297

La scomparsa di Federica, la ragazza padovana di cui si sono perse le tracce una settimana fa in Spagna, mi ha dato uno scossone emotivo inatteso.

Penso a come sia possibile scomparire da un momento all’altro.
Penso a come degli incontri/scontri possano inevitabilmente cambiarci la vita.
Penso a come ci si sente, soli, persi, in pericolo, in un posto che non possiamo chiamare casa.

Penso a tutte le volte che sono partita da sola per venire qui. A quando sono tornata a casa dal laboratorio a piedi, da sola alle 3 di notte. A tutte le volte che ho affrontato con leggerezza (forse, con la giusta leggerezza o forse con incoscienza) la vita, le sfide, i posti nuovi, i viaggi da sola.

Non penso di essere stata particolarmente saggia, furba, attenta, previdente. Forse ho bevuto meno alcolici (giacchè sono astemia, in pratica). Ma sono consapevole che quello che mi ha portata fino a qui è stata la fortuna.. un angelo custode.. le preghiere dei miei.. il destino. Era già scritto che lei sarebbe partita, ma non tornata? Era già scritto che i suoi genitori la vedessero per l’ultima volta con una valigia, un sorriso e tanta voglia di vacanza?

E’ crudele la vita. Bella e dannata. Una moneta a due facce. Uno di quei disegni che ti sberleffano e si possono guardare anche a testa in giù. La vita è come un bel libro, che ti tiene lì fino alla parole fine.
Chiudo il post di stasera così. Con un pensiero a tutte le vite che si sono interrotte, con i loro percorsi, compiuti o incompiuti, in mezzo a noi. Con un pensiero a chi resta e si chiede se sarebbe stato possibile vedere un segno, fare qualcosa, se non altro esserci stati.

Per fortuna che stasera il moroso è qui con me… Un bacio!

ce l’ho fatta! – 296

Dopo 6 mesi di dura, severa, intransigente formazione, il moroso ce l’ha fatta: ha imparato a mettersi i calzini.

Per la prima volta da quando è qui, nel bucato di oggi i suoi calzini erano tutti appaiati. Basta con un calzino blu in mezzo a una schiera di calzetti neri. Basta con un calzino con trama puntiforme in mezzo a calzini a trama lanceolata. Basta con calzini singoli (?).

Il merito è indubbiamente mio, visto che i calzini glieli piego a fagottino stretto, appaiati a due a due (voglio vedere come fa a mescolarli adesso…) e visto che l’ho esonerato (gli ho vietato, diciamo) di piegare la biancheria.

Ora mi getterò a capofitto nella nuova missione. Instillargli il desiderio spontaneo di schiacciare la bottiglia della CocaCola dopo averla finita, aiutandolo ad evolvere dall’attuale condizione in cui il desiderio scaturisce solo grazie agli strilli della morosa. La vedo ardua… Un bacio!

ritmi circadiani – 295

Premessa: in questi giorni di caldo torrido, è molto difficile, nonchè frustrante ed eternamente lungo, tagliare sezioni di pancreas al criostato. Vuoi perché il criostato condivide la stanza con macchine che, per fare il loro dovere, scaldano. Vuoi perché la stanza ha finestrone giganti che danno proprio a sud-est. Vuoi perché il climatizzatore di cui è munita la stanza è microscopico e, acceso o no, non si sente la differenza. Vuoi perché c’è un andirivieni continuo di persone e la porta si apre e si chiude… e il fresco esce. Insomma, il criostato non riesce a raggiungere i fatici -28°C: arriva a meno 26, meno 27 impegandoci qualcosa come tre lunghissime ore. Poi, esasperato, cominci ad usarlo e… voilà, la temperatura risale. E a meno 24 puoi chiudere tutto e andartene fumante, chè le sezioni non si fanno più.

Poichè io sono donna responsabile e annoiata, ho deciso di fare il gran colpaccio. Andare in lab la mattina presto e sfruttare il fresco, la solitudine, il climatizzatore e il sole basso per tagliare senza squagliare tutto.

Stamattina, ore 6.35 sono in laboratorio.
1. invece del solleone sorridente e rincuorante dei giorni scorsi, beh.. c’è il diluvio universale. Fa buio. Fa freddo. La stanza del criostato è una cella frigorifera.
2. al criostato che devo usare io, beh, mancano i pezzi. Poco importerebbe se fosse un giorno qualsiasi ad un’ora qualsiasi, perché potrei chiedere alla responsabile di darmi il necessario. Ma, alle 6.30 non c’è nessuna responsabile…
3. beh, è presto. Quindi uso l’altro criostato. Ci metterà almeno un’oretta a raffreddarsi.. faccio in tempo a guardare le notizie su internet, fare una partitella a Dofus e poi schiantarmi sulla scrivania e schiacciare un pisolino… mi dico, credendo ancora che oggi sia un giorno come un altro. No, il criostato in mezz’ora è bello che congelato. Del mio programmino superaffascinante, riesco a fare tutto, tranne schiantarmi e prendere sonno.
4. cominciamo a tagliare. Ci deve essere un pezzo di carta blu, prima dei miei espianti pancreatici, Ci deve essere. Trillallero trillallà. Continuo a tagliare veloce come il vento. Tanto il pancreas deve ancora cominciare. C’è prima la carta blu. C’è… Sono sicura che deve esserci… mmm… vuoi vedere che forse non c’è? ma no, impossibile. Chiara, smettila di essere paranoica. Ci deve essere il segno blu e poi, poi potrai cominciare a preoccuparti del pancreas. Ci deve essere. Mmmm… che sia il caso che controlli se c’è il pancreas? Mah… vabbè dài. Controlliamo. Così, per scrupolo… … …. …. (panico paralizzante, furia cieca, parolacce a volontà … tanto, chi le potrebbe sentire? non c’è nessuno!). Il pancreas: beh, ne ho tagliato via almeno metà , senza raccoglierlo. Il pezzo di carta? Sparito. Non pervenuto. Che, se tutto va bene, all’inizio ero talmente addormentata, che, beh, non l’ho visto. Povera me, mi sono svegliata all’alba per tagliare il pancreas senza rovinarlo. Uno: col freddo che fa, avrei potuto tagliarlo anche a mezzogiorno. Due: il vecchio catorcio si è raffreddato così in fretta che avrei potuto cominciare almeno almeno un’ora dopo. Tre: sarebbe stato tutto perfetto… peccato che io stessi ancora dormendo e abbia perso metà del mio lavoro….

Il moroso chiama. Sono le 9.05. Morosa, sono pronto. Prendo l’autobus o vieni a prendermi a casa? Ho già tagliato tutto il pancreas. Sono già scesa in stabulario. Ho messo via già tutto. Sono alla scrivania che mi domando cosa cavolo farò per il resto della giornata. Tutto, ma stasera si va a casa prestissimo che sono avvilita e soprattutto stanca …. continuo a ripeterlo a litania: sia mai che si avveri.
Ma figurati, tesorino. Stai lì, che piove. Passo io: dieci minuti e sono lì dico pimpante, convinta che ad uscire dal lab abbia solo da guadagnarci.

Volo fuori dall’ufficio prendendomi solo l’ombrello e salutando la mia collega indiana.
Arrivo al piano di sopra e… cazzz… mi sono dimenticata le chiavi della macchina.
Torno giù, risaluto la collega indiana e prendo le chiavi. Salgo al piano di sopra. Cazzz… mi sono dimenticata la patente.
Torno giù, risaluto la collega indiana e prendo la patente. Faccio per salire al piano di sopra…. Cazzz… ah, ciao boss. Ah, vuoi parlarmi proprio adesso. Certo. Sì, dobbiamo accordarci per il prossimo esperimento….. blah, certo… topi… pancreas… cellule… vetrini… bla bla bla.


Ok, sono le 9.45. Sono sotto casa. Il moroso esce zoppicante (questo merita un post a parte…). Lo carico in macchina. Lo guardo in cerca di conforto. Eh, morosa. Lo vedi che ore sono? Adesso comincio l’esperimento in ritardo e, minimo minimo prima della 6 non possiamo andare a casa…

Il post è lungo. La mia giornata è lunga. La morale è semplice: se i tuoi ritmi circadiani dicono tu non puoi cominciare a lavorare prima delle 9.30 , beh, non c’è niente da fare. E se ti viene in mente che potresti essere persona responsabile, ligia al dovere, previdente alle 6 di mattino, beh.. fai così… girati dall’altra parte e ricomincia a dormire che è meglio. Un bacio!

Bibendum – 294

Lo scorso weekend siamo tornati in Patria. Per tutta la settimana, abbiamo discusso amabilmente del caldo, caldo sentito qui, caldo immaginato di là dalle Alpi. Venerdì mattina ci siamo svegliati all’alba, per preparare le valigie, chiudere casa, fare ordine, pensare alle bestioline e alle piantine.

Beh, il moroso prende una camicia a maniche lunghe e candidamente morosa, mi metto questa camicia per tornare a casa.
Oh, ma sei impazzito? ma te lo immagini il caldo? Sei fuori di testa? Moriresti con la camicia a maniche lunghe addosso. Mettiti assolutamente qualcosa a maniche corte.

Mi affaccio alla camera da letto e lui… lui si sta mettendo i pantaloni lunghi. Uè, moroso! Ma non ce li hai i pantaloni corti? Mettiti quelli, santo cielo. Vorrai mica cucinarti durante le 6 ore e mezzo di viaggio?
Il moroso sbuffa, accenna a protestare, ma poi… cede al richiamo dei pantaloni corti.

Sono in cucina che preparo la colazione. Senti, morosa. Io torno a casa con le scarpe da tennis.
Urlo: moroso, ma che diavolo ti prende??? Ma ti immagini il caldo che farà? E tu vuoi metterti le scarpe da tennis e i calzini??? Ma i sandali, no???
Risposta: Beh, le scarpe da tennis sono leggere.
Replica: Certo… Ma, ammesso che non ci sia differenza tra scarpe da tennis e sandali (…e l’imbottitura dove la metti??), non credi che i calzini facciano inutilmente caldo???
Lui: Ok, ok… sandali, sandali…

Per salvare la vita a un pazzo scatenato che tenta di liquefarsi durante un viaggio in treno in estate è sufficiente usare i decibel giusti…. Un bacio!

il potere magico dell’origano – 293

La morosa: Cosa facciamo stasera per cena?
Il moroso: Boh, non so… Mozzarella?
La morosa: Anche stasera mozzarella? Ma com’è che adesso vuoi sempre mozzarella e fino alla settimana scorsa non volevi nemmeno sentirla nominare?
Il moroso: No, non è vero. A me è sempre piaciuta la mozzarella.
La morosa: Tzè, non sta raccontarmi storie. Riuscivo a convincerti a comprarla solo perché promettevo di mescolarla, piccola piccola, all’insalata, camuffandone il sapore col tonno e i vegetali.
Il moroso: Beh, mmmm….. ok… E’ solo che… adesso abbiamo il sale, l’olio e l’origano e condita con questi ingredienti la mozzarella diventa più buona e mi fa voglia.
La morosa: Scusa, moroso, perché l’olio e il sale non ce li abbiamo mai avuti prima di adesso?
Il moroso: Beh, no, effettivamente quelli ce li avevamo anche prima. Insomma… ecco… facendo due conti, è l’origano a fare la differenza…

Ecco: così l’origano continua a salvarci dal digiuno e mi libera dall’obbligo di preparare una cena complicata la sera… benedetto origano: grazie! Un bacio!

ps. come promesso, Giorgio e Sottiletta, sono tornata a scrivere i soliti post demenziali…