Archive for September, 2008

l’uso dell’ombrello – 311

Pioveva. Pioveva tanto. Pioveva da tutta la mattina.

Io, il moroso e Priscilla (la studentessa), come da accordi, ci accingiamo ad andare in mensa per il pranzo. Prima di uscire, ognuno torna al suo ufficio per prendere l’occorrente. Priscilla, aspettami qui che vado a prendere l’ombrello.

Ci troviamo alla porta di ingresso. Ma… avete due ombrelli… cosa ve ne fate di due ombrelli? Priscilla ci guarda interrogativa. Il moroso fa spallucce e replica beh, piove. Siamo in due e nessuno dei due vuole bagnarsi. Priscilla scoppia a ridere io e i miei amici prendiamo un solo ombrello per 3-4 persone. E poi… semplicemente corriamo.

Vorrei risponderle che io non corro più da quando mi sono spaccata il ginocchio sull’asfalto cercando di prendere un autobus, che poi ho comunque perso. Invece, Priscilla continua sorridente non vedo cosa ci sia da preoccuparsi: in fondo è solo acqua. Non è tanto diverso dal farsi una doccia, no?

Non so perché, ma la tradizione dell’ombrello, lungi dall’essere British, sembra essere prerogativa italiana…
Un bacio!

masticare bene – 310

A pranzo.
Io: Uff, moroso. Mi hai battuto proprio all’ultimo boccone!
Lui:
Io: Sì! Stranamente oggi sono stata in vantaggio su di te per tutto il pranzo. Mangiavo più veloce di te! Incredibile, vero?
Lui: Ah, no no. Non sei diventata più veloce tu. Ho deciso di cominciare a mangiare più lentamente possibile. Ho iniziato proprio oggi.
Io: e… posso domandare come ti è venuta in mente questa novità?
Lui: perché mia mamma ha detto che devo masticare di più prima di mandare giù.
Io: beh, sarebbe anche ora che tu ti dessi una regolata. Sei peggio di un’idrovora quando mangi!

Mai assecondare il moroso. Con la scusa di mangiare lentamente e masticare molto, stasera mangiava un tortellino e subito dopo giocava con Dofus… tortellino… Dofus… tortellino… Dofus. Che tedio: la prossima volta gli rubo il cibo dal piatto, così capirà che non si alzano gli occhi dal piatto mentre si mangia. Bisogna proprio insegnargli tutto… Un bacio!

io sono giovane! – 309

Il mio capo: Chiara, mi odi per averti appioppato la studentessa quest’estate?
Io: Ma no… io? odiarti? figuriamoci….

Come potrei odiarti? Mi sono privata del mio diritto inalienabile di andare in ferie. Sono venuta qui a lavorare quando tutto il lab era a sollazzarsi da qualche parte, lontano dai topi e dai loro pancreas. C’eravamo solo io e lei, la studentessa. Un cagnolino che mi ha seguito sempre e ovunque, attaccata alla mia ombra e al mio camice. Mentre tu ti riposavi, io pensavo al mio lavoro e al suo lavoro. E, quando lei non c’era, rimediavo ai suoi pasticci, acceleravo i tempi, facevo quello che lei non poteva fare. Abbiamo condiviso il bancone, l’ufficio, la scrivania e pure il tavolo in mensa. Le ho dato i miei strumenti di lavoro. Le ho spiegato tutto, e pure più volte di seguito. Ho preso la maschera della scienziata perfetta e l’ho convinta che no, non ti devi sentire in colpa ad uccidere questa meravigliosa topolina marroncina… e no… non ti devi sentire in colpa se le trapani la pancia in cerca di embrioni. L’ho vista leggere un libro nei tempi morti, mentre io ricacciavo indietro con malagrazia il desiderio di fare un giretto tra i miei blog preferiti, giusto per restare aggiornata. L’ho vista chattare con mezzo mondo, mentre io facevo finta di leggere le ultime imperdibili pubblicazioni scientifiche e poi gliele riassumevo. Certi giorni, ho pensato che non ce l’avrei fatta e mi sarei data malata. Invece, mi sono presentata sempre al lavoro e ho pure dovuto diventare puntuale per l’occasione.

Tutte le sere prima di tornare a casa, la studentessa si è seduta sulla sedia vicina alla mia, spostando la borsa del computer. Mi ho ringraziato della giornata, mi ha stretto la mano e mi ha dato tre baci sulle guance. L’ultimo giorno si è presentata munita di letterina di ringraziamento scritta in bella calligrafia e di una deliziosa scatoletta di cioccolatini. E, te lo dico candidamente, capo. Avrei potuto sopportare tutto, ma… cavoli… farmi sentirmi così vecchia, responsabile e noiosa è stato terribile!!! 🙂

Un bacio!

ritorni e partenze – 308

WOW! è passato un mese… Tre settimane di lavoro; una di ferie (finalmente!). Sono tornata al lavoro ustionata, svogliata, riccia. Apro il blog e… toh… un mese esatto che non lo aggiorno. Lettori, se ci siete, perdonatemi!

Tempo di vacanze, tempo di abbandoni. Ci sono gli incivili che mollano il gattino – il cagnetto – la tartaruga lungo la strada e partono spensierati. Ci sono quelli che partono per la montagna e consegnano le piccole salamandrine ad un amico taiwanese (chessò… Ventolina, ad esempio) perché ne abbia cura e le salvi da morte certa.

Ci sono quelle che, chiudendo la porta di casa, si voltano verso il moroso e, folgorate da un pensiero molesto, domandano ansiose ma sei sicuro che il gambero ce la farà 10 giorni senza di te?

1. Stasera siamo andati a recuperare i piccoletti da Ventolina. Sono cresciuti più in una settimana con lui che in tre mesi con noi. Come allevatori di salamandre facciamo veramente schifo…

2. Ieri sera siamo tornati a casa e il gambero, il raccapricciante, odiosissimo, ripugnante, chelo-dotato, assassino e divoratore di suoi simili, stava agonizzando sul pelo dell’acqua. Il moroso gli si è avvicinato, lo ha accarezzato delicatamente col bastoncino per il cibo cinese, lo ha pregato di riprendersi. Il gambero senza-cuore gli ha mosso le antenne in segno di saluto, quindi è planato pancia all’aria, strabuzzando gli occhi. Nonostante il cambio d’acqua d’emergenza, l’abbondante profusione di cibo, mister gamberino è rimasto pancia in sù, occhi rovesci per tutto il giorno.

Moroso, credo di sentirmi un po’ in colpa…
Perché? cosa hai combinato questa volta?
No… in realtà… stavo pensando a quanto ho odiato quella povera creatura.. quel gambero.. poveretto. Pensavo fosse una bestia indistruttibile, una macchina mortale… che sarebbe sopravvissuto a tutto e a tutti. Che non avrebbe sentito minimanente la nostra mancanza….
Eh… invece, è ancora là, pancia all’aria. Con gli occhi bianchi. Le chele afflosciate.
Credo sia morto, moroso. No?
Spero proprio per lui che sia morto. perché se è ancora vivo, sai che morte lenta e dolorosa?


Sai cosa stavo pensando? che per assicurarci che sia morto e non soffra più.. potremmo metterlo in congelatore per 24 ore…
MOROSO! in congelatore insieme alle bistecche? MAI!

Ci ho provato a sentirne la mancanza, a provare compassione, a fare autocritica.
E’ bastato immaginare quel suo corpicino blu-arancio, croccante, ruvido e quelle sue antenne vibranti nel congelatore di casa per fare tutto il resto. Un bacio!