Archive for December, 2008

viaggio di ritorno – 347

Sono tornata a casa. Ho trovato l’albero di Natale, un abbozzo di presepe e tanti addobbi in casa. E così, all’improvviso, mi sono accorta che Natale è alle porte.

Il moroso è convalescente dopo che gli hanno asportato una fistola dal didietro.
Le gattine sono a casa mia e passano il loro tempo a scappare da chiunque, perché non hanno apprezzato il viaggio di 6 ore fino alla Pianura Padana. E’ il loro modo di farmelo sapere, nel caso non me ne fossi accorta durante il viaggio.
I miei sono in perfetta salute, ma mi rendo conto di aver completamente perduto la mia indole da figlia, sostituita irrimediabilmente dalla stronzetta impertinente e indipendente. Almeno sulla carta.

Sono a casa e quasi mi manca la mia vita a Losanna. Mi sento un po’ carne e un po’ pesce, o forse nessuna delle due. Sono qui; il mio cuore (… che romanticismo) è a Padova, schiantato sulle chiappe malate e al vento del moroso; la mia vita, le mie cose, i miei impegni sono Oltralpe, sepolti sotto centimetri di neve. Sono qui e non sono da nessuna parte. Oggi, per sopire il senso di inutilità, ho passato il pomeriggio a studiare scienze con mio fratello. E in certi momenti, penso con tenerezza ai miei topetti malefici.

La vedo lunga fino al 3 Gennaio. Vi prego: ricordatemi cosa vuol dire essere in vacanza… Sembro averlo dimenticato. Un bacio!

carenze – 346

Ha nevicato per 4 giorni di seguito. Dapprima, una spolveratina. Poi, qualche centimetro. Quindi, una valanga. Infine, uno strato di ghiaccio più tenace del cemento.

In questi giorni di fiocchi di neve e gradi sotto zero, il desiderio di relax è tanto. Quel relax da film di Natale.
1. Potersi stendere in divano. Condividendolo con i due felini di casa, chiaramente. Che saltano, miagolano, graffiano e, finalmente, fanno le fusa. E magari nel frattempo, si sono aggrappati alle tue cosce con le unghie. Proprio mentre tu avevi le mani impegnate e non potevi difenderti, chiaramente.
2. Coprirsi con la copertina di pile. Avvolgente, profumata e piena di peli di gatto. Niente più del pile li attira. Altro che aspirapolvere, o strisce adesive.
3. Ascoltare un bel cd. Magari di musiche natalizie. Ma, vabbè, accontentiamo il moroso e ascoltiamo Pierino e il lupo (…). E guai a dire che non lo si è mai sentito. Sacrilegio.
4. Sorseggiare una tazza di…. sorseggiare. Ecco.

Lo so. Non ci crederete. Non ci credo neanche io. Al supermercato non ho trovato le buste per fare la cioccolata in tazza. Se è per questo non ho trovato nemmeno l’orzo solubile. Mi domando cosa bevano gli svizzeri nei freddi pomeriggi prenatalizi. Caffè solubile nestlè, in tutte le varianti possibili, oppure the nero, forte e senza limone.
Questa non è vita… Uff. Ehi, voi! Parlo proprio con voi! perché la vendete in Italia, ma qui non c’è? Ufff…. svizzeri…

ti amo… quanto ti amo! – 345

Morosa: Non capisco cosa sia questa mania delle mamme in tv di urlare "ti amo" ai loro figli. L’italiano non è mica come l’inglese che ha solo "I love you". In Italiano si dice "ti voglio bene"…
Moroso: Sì, hai proprio ragione. Ci si dice "ti voglio bene". Che poi, ad essere sincero, mia mamma non me lo dice quasi mai.
Morosa: Ecco. Infatti. Anche a casa mia funziona così. Non lo si dice quasi mai. E queste quattro galline da pollaio sono sempre lì a starnazzare "ti amo" ai figli. Inconcepibile. Oltre che fuori luogo.
Moroso: Sono d’accordo. Ad essere sincero a me suona quasi perverso che queste madri urlino "ti amo" ai figli.
Morosa: Sì!!!! Vero! Anche io lo trovo perverso. E sai un’altra cosa che mi disturba un po’ a vedersi? Quelle mamme che si mettono labbra in fuori e chiedono al figlio il bacino. "Dai, piccolo caro, dai un bacino sulla bocca alla mamma". Lo trovo quasi disgustoso.
Moroso: Scherzi, vero? lo davo sempre bacini sulla bocca alla mamma quando ero piccolo. Quale bambino non lo fa? E’ affetto.

Ecco la prova che la mia è stata un’infanzia infelice, oltre che terribilmente puritana. Un bacio (sulla bocca, va’…)!

nuovi arrivi – 344

In questo periodo di cupa crisi dei mercati globali, i soldi mi piovono dal cielo.
Prima, mi scrive l’amministratore del condominio: le riaccrediteremo parte dei soldi versati per il riscaldamento dello stabile. Ci comunichi il numero del suo conto corrente bancario.
Poi, mi rimborsano il biglietto del treno per andare e tornare da Saas Fee. Ma certo! Le spese di trasporto sono coperte dagli organizzatori. Come ha potuto pensare che non avremmo rimborsato il biglietto?
Quindi, è stata la volta della tredicesima. Undici dodicesimi della tredicesima, aspettando che l’ultimo dodicesimo arrivi con lo stipendio di dicembre (n.b. è complicato il sistema: non è colpa mia se non riesco a spiegarmi!).
Stasera, varchiamo la porta del condominio e ci imbattiamo in una nuova condomina che attacca volantini, mentre parla con la nostra vicina di casa. Ho disperatamente bisogno di qualcuno che condivida con me la sua connessione adsl. Per motivi complicati, Swisscom non mi attiva la connessione. E io necessito di avere accesso alla rete: sto finendo gli studi! Sono disperata! Per caso, avete una connessioen wifi? Sìììì???? Allora, posso pagarvi metà delle spese e usare il vostro accesso? Sììììì??? E’ meraviglioso!

Il segreto dell’economia sta nel far girare i soldi. I soldi rientrano dalla finestra dopo che io li ho spesi? Bene. Io li ri-spendo nuovamente. Benarrivata, o dolce lavastoviglie.Ti troverai bene da noi, ne sono sicura.

capriccio&pasticcio – 343

Sono stata al congresso. Tre giorni persa tra i monti, nel paese di Babbo Natale. Neve, buio presto, lucette. E ancora, neve, of course.
Una vasca da bagno extra-lusso situata esattamente nel mezzo della camera d’albergo che condividevo con il capo. Ancora mi domando perché la vasca da bagno non avesse una tenda, un separé, un corredo mimetico per renderla utilizzabile. Un talamo matrimoniale, che condividevo con il capo. I pranzi, le cene, le colazioni, che condividevo con il capo. Ah, ecco: le pause caffè che condividevo con il capo. Il set da 6 cuscini che condividevo con il capo. La cassaforte in camera che condividevo con il capo. Una toilette con un sensore di movimento: tu fai la doccia e la luce si spegne perché il radar non ti vede all’interno della doccia. E no, non chiamavo il capo per far accendere la luce: mettevo, autonomamente la testa fuori dalla porta della doccia e bagnavo tutto il pavimento. C’est la vie.
Ho assistito a scene ridicole. Mi scusi, gentilissima sign.ra cameriera. Potrebbe parlarmi in francese, invece che in tedesco? Io il tedesco non lo capisco.
Nein, tzignorina. Qvesto è il mio francese. E’ davvero peccato che Lei non riesce a capire mio francese. Scusi. Molto scusi.

Ho parlato davanti alla platea, pensando al modo migliore per non cadere dal palco. Per non lanciare il microfono in mezzo alla platea. Per non strozzarmi a causa dello stress. Per non accecare qualcuno con il puntatore laser. Per gestire il movimento convulso delle mani con il puntatore e con il microfono. E con il telecomando per far scorrere le diapositive. Per non scoppiare a ridere, mandarli al diavolo e cominciare a parlargli in italiano. That’s it.
Sono tornata a casa. Ho trovato un moroso, col raffreddore. Non l’ho preso dall’amante, lo giuro. La solita casetta, incasinata, impolverata, coi piatti da lavare e tutto da stirare. Nonchè il bagno da disinfettare da capo a piedi. La solita vita. Non fosse per due piccole, pelose novità…