Archive for July, 2009

e chi la paga la bolletta? – 383

La pulcetta non vuole parlare al telefono con me, per ore e ore.
La pulcetta non sente un desiderio incomprensibile di raccontarmi fatti suoi a monosillabi biascicati.
La pulcetta non ha bisogno di rendermi partecipe della sua vita.
La pulcetta non si confida, non si sfoga, non comunica.

La pulcetta non vuole riattaccare il telefono perché se lo faccio, cade la linea, si scollega l’adsl e tutto quello che ho fatto finora al gioco online non è servito a niente.

1. Maledetti, stra-maledetti, stra-iper-maledetti giochi on-line.
2. Evidenze scientifiche distinte dimostrano che il cromosoma Y è una vera fregatura. Stuff DNA.

Hamlet – 382

Non mi ricordo che anno fosse esattamente. Il 2000 forse. Forse qualche mese prima, forse qualche mese dopo.
18 anni per sbaglio. Indifesa, spaurita, inesperta. Alle prese con un mondo che avevo sempre guardato da dietro l’oblo’, con un certo superiore distacco e una certa timida diffidenza.
Con il mio primo computer e la odiatissima connessione 56 kappa. Il modem che si sconnetteva sempre; i fulmini che si accanivano su casa mia e mi bruciavano un pezzo di computer una settimana si’ e l’altra pure.
Spinta da una curiosità bambina, mi sono iscritta a iseekyou, il caro vecchio ICQ. Ho conosciuto personaggi variopinti, di cui, nella maggior parte dei casi, non mi fidavo minimamente. Tutti alla ricerca di qualcosa di fronte ad uno schermo beffardo, alla ricerca di un’illusione di vicinanza.
Non mi ricordo la notte in cui ci siamo conosciuti. Non so chi abbia fatto il primo passo.
Hamlet è diventato il mio principe. Un principe tormentato come da shakespeariana memoria. Un principe delle favole, reale e al tempo stesso irreale. Hamlet era da qualche parte, dall’altra parte di uno schermo, lontano e vicino.
Ci siamo scritti mail, nel cuore della notte fino all’alba. Io attendevo le sue con la trepidazione del bimbo che aspetta Babbo Natale. E ogni volta, le leggevo trattenendo il fiato, sentendo i suoi pensieri entrare in risonanza coi miei. Arricchendomi della sua ricchezza, tentando disperatamente di dargli pace per darla un po’ anche a me.
Non mi ricordo esattamente la notte in cui mi ha detto che non avremmo piu’ dovuto sentirci. Ho letto di questa sua decisione e ho pensato che la vita, quella vera, doveva avere il sopravvento. Era giusto cosi’. Il principe deponeva l’armatura e si lanciava nella vita.
Del mio amico, del principino, rimangono dei floppy (chi ha piu’ un lettore floppy al giorno d’oggi???) con le nostre mail e le nostre chat. Una foto sbiadita, stampata in bassa qualità, con la sua faccia da bambino stupito.
Nel 2006, in preda ad un raptus l’ho cercato. E trovato. Due libri pubblicati nel frattempo (quanto sono orgogliosa di lui!). Lo scambio di una lettera, la prima in cartaceo dopo tante mail. Le dediche nella prima pagina. Il nuovo arrivederci.

Due giorni fa, Hamlet è arrivato sul mio sito. Che non so nemmeno come ci sia finito qui (ti ho dato io l’indirizzo???). E’ riapparso come solo i principi possono fare. Il mio amico.
Scrivo questo post perché lo so che non c’è un domani con lui. perché so che l’ho ritrovato adesso e poi .. pufff… risparirà come i sogni all’alba. Principino, in sella alla tua vita, galoppi lontano. Grazie per le tue parole. Grazie per la tua amicizia, per i tuoi silenzi, per avermi insegnato che la vita va vissuta, tuffandosi nel mare caldo e ficcando le mani nella sabbia, facendosi su le maniche. La stima che ho per te rimane immutata. Il ricordo della nostra amicizia è dolce. Kiara è forse cresciuta, ha calcificato le ossa e si è ispessita la pelle. Kiara ha ancora un po’ di paura, ma ha imparato a conviverci.

Attendo il prossimo incontro. Arriverà.
ps. come stai? tutto bene? felice? Un bacio!

ei fu – 381

Il mio portatile ha tirato le cuoia.

Una morte annunciata, visto che da due mesi a questa parte dovevo coccolarlo fino a fargli fare le fusa per accenderlo.
Una morte meschina, visto che ha speso la sua ultima mezz’ora di vita a riempire un carrello online che io ho svuotato, subito prima di inoltrare l’ordine.
Una morte inspiegabile, visto che il moroso non sa farlo risorgere (e dire che i computer degli altri li salva sempre… tutti tranne il mio!).
Una morte molesta, visto che ora devo usare il computer del laboratorio e io odio la tastiera svizzera, che ha le vocali con tutti gli accenti possibili e immaginabili tranne per le poverelle, i & u.
Una morte immeritata, perché quel computer io l’ho sempre trattato benissimo e non credete al moroso che dice che lo pulivo troppo poco e era sempre pieno di polvere (… da quando in qua una casalinga disperata deve perdere tempo a spolverare un portatile, quando l’appartamento è infestato dagli acari e il moroso si imbottisce di broncodilatatori per respirare?).
Una morte triste per tutti, tranne per la pulcetta che ora vive nella speranza che io lo faccia riparare per poi regalarlo a lui.
Una morte senza un apparente significato, se non questo…

contaminazioni – 380

Dialogo in aereo. Protagoniste una biondissima signora americana e la morosa.

Biondissima signora americana: Ma lo parli bene l’inglese!
Io: Beh, insomma…
B.s.a.: almeno capisci tutto quello che ti dico: non è proprio per niente male!
Io: ma è merito suo: lei parla un inglese molto chiaro. L’americano mi è generalmente molto più ostico.
B.s.a.: bene! sono felice che tu riesca a capirmi così bene. Toglimi una curiosità: di dove sei?
Io: sono italiana.
B.s.a.: italiana??? davvero??? Beh, lascia che te lo dica… a sentire l’accento che hai, si direbbe che tu sia FRANCESE.
Io: … grrr….

Mon Dieu!
Française?
Moi? Non, ce n’est pas possible…

Chi va con lo zoppo, …

amore unico – 379

Difficilmente permetto a cose o persone di arrivarmi vicino al cuore abbastanza da lasciar loro la possibilità di entrare, accomodarsi, prendere il té e restare lì a scaldarmi.
A volte però, succede.
A volte, senza preavviso, senza che me ne accorga, qualcosa si avvicina a me al punto da prendere posto e fregarmi un pezzetto di cuore.
Il mio cuore è molto più aperto di me: non si ferma alle apparenze, non nota classe sociale o prestanza.

Così, senza volerlo, senza rendermene conto, senza aver dato il mio permesso, senza sapere né quando né dove, il catorcio (la vecchia Fiesta classe 1989 del moroso, nda) si è preso un pezzo del mio cuore. E’ diventato parte della mia vita. E non vorrei dovermene separare mai più.

Cara Classe A, grigia metallizzata, interni rosso mattone, cambio automatico, radio-cd-mp3, motore prestante, climatizzatore, bagagliaio spazioso, hai avuto vita facile col moroso, che ti ha vista, ti ha scelta, ti ha comprata e si è sbarazzato del catorcetto senza ripensamenti né nostalgia. Dovrai penare non poco per guadagnarti il mio affetto. Avvisata.

lo scemo del villaggio – 378

Chiara: Pulcetta, toglimi una curiosità: come hai fatto a trovare il video in cui recito con la mia ex-compagnia teatrale su YouTube?
Pulcetta: E’ una storia lunga…
Chiara: Raccontamela, su, che son curiosa!
Pulcetta: Ecco: è andata così. Ho saputo che su YouTube c’è il video di qualcuno del nostro paesello, ripreso mentre fa lo scemo. Io sono andato su Youtube, ho messo il Nome-del-paesello e l’unica cosa che è venuta fuori è il tuo video, mentre reciti in preda ad un attacco psicotico e urli come una gallina.
Chiara: Stai forse insinuando che sono io la scema di cui si parla al paesello?!?
Pulcetta: Mmm.. no, non credo che il video di cui mi avevano parlato fosse il tuo. Però, il risultato è che adesso chiunque cerchi il nome del paesello su YouTube incappa nella tua commedia e io, in quanto tuo fratello, faccio una pessima figura… Ma non potevi trovarti una passatempo meno imbarazzante per me???

Ognuno ha la celebrità che merita.

scambio di identità – 377

Pulcetta: Ah, oggi siamo andati a prenderti i certificati in Comune.
Io: Benissimo! Ci son stati problemi? Vi hanno dato tutto?
Pulcetta: Mmm. Un problemino a dire il vero c’è stato…
Io: … cos’è successo?
Pulcetta: beh, ci hanno dato subito l’atto di nascita. Gratis.
Io: … bene, almeno uno. Per l’altro serviva la delega?
Pulcetta: No no, niente delega. Bisognava solo pagare.
Io: e non avevate soldi per pagare?
Pulcetta: Ma sì. Certo che avevamo 15 euro per pagare il certificato.
Io: e allora? Che problema c’è stato?
Pulcetta: mmm… quando siamo arrivati a casa, io e la mamma ci siamo accorti che sul certificato non c’è scritto dove abiti e chi sei.
Io: e cosa c’è scritto scusa? mi hanno cambiato residenza?
Pulcetta: mmm, no. Ecco, c’è scritto che Denis Nonsochecosa è un cittadino italiano.
Io:
Pulcetta: ti rendi conto??? Abbiamo pagato 15 euro per il certificato di uno sconosciuto!!! Quei soldi ce li rimborsi lo stesso, vero???