Archive for August, 2009

dalla paura al terrore – 386

Numerosi contrattempi potrebbero far sorgere il dubbio che questo matrimonio non s’abbia ‘a fare.

I documenti del moroso che non sono arrivati in comune e quindi non si possono fare le pubblicazioni.
Il prete che, dopo quasi trentanni di onorato servizio nella parrocchia del mio paese, dà le dimissioni e molto probabilmente andrà in pensione proprio questo autunno.
Le scarpe bianche che si trovano in tutti i negozi, ma non della mia misura.
I reggiseni che non contengono, non stanno su, non sono bianchi.
Il coro, che prima c’è, poi non c’è, poi forse c’è.
Gli invitati “esteri” che all’inizio non ne vogliono sapere di venire, poi si lamentano di non poter fare shopping a Milano, poi decidono di presenziare con figli-morose-affini a carico e poi, no, ci costerebbe troppo, quindi non veniamo.
La corsa alla prima fila, che, se si dovesse accontentare tutti, dovremmo avere 10 testimoni a testa e 10 paggetti.
Le fedi che spiacenti, ma il moroso ha il dito troppo grosso, in negozio non teniamo una fede così larga, dobbiamo ordinarla, arriverà a fine mese.
Le canzoni per la celebrazione, che, fosse per il moroso, sarebbero tutte del repertorio corale del primo dopoguerra.
L’abito per la morosa che signorina, che colpa ne ho io se lei si è innamorata dell’abito in seta pura da tremila euro?
La breve vacanza in montagna che mi son rilassata sì, ma neppure con una lampada al giorno da qui ad ottobre riuscirò a far andare via i trecento diversi segni di abbronzatura sulle spalle (zaino, maglietta, spallina della canotta, spallina del reggiseno, capelli, borraccia…)
Le telefonate terrorizzate dei genitori hai invitato questo? hai detto a quell’altro? hai pensato a come-dove-quando-dire-fare-baciare-lettera-testamento?

Resisto stoicamente ad ogni genere di pressione; scuoto la testa di fronte agli incidenti di percorso e mi tiro su le maniche ottimista; faccio scudo contro le pressioni, gli stress, l’ansia. Affronto tutto serenamente.
Ho fatto mia la filosofia zen; nulla mi turba, niente mi spaventa. Faccio del mio meglio ogni giorno, maturando la mia imperturbabilità. Purtroppo, però, ben poco posso contro certi messaggi che si leggono nel bagno del laboratorio…. ma… dico… si può terrorizzare a tal punto una futura sposina??? tzè, prevenzione svizzera…

una cintura, no? – 385

Ho troppo da fare in questi giorni. Non ho il tempo di mettermi ai fornelli, di preparare la cena, di occuparmi del cibo del moroso. E quindi, beh, ognuno si arrangia mangiando quello che trova in giro: un po’ come i randagi, lo ammetto.

Moroso: Aspetta: un attimo solo. Ecco, passami la molletta. Perfetto. Oh, finalmente si ragiona. Adesso i pantaloncini non mi cascano piu’.
Morosa: mi stai dicendo che devi tenerti su i pantaloncini con una molletta da bucato perché altrimenti ti cadono?
Moroso: beh, piu’ o meno… sai, l’elastico…. e il cordone… e il cinturone… si’, mi cadono.

Sapevo che il moroso si era messo in dieta, ma evidentemente la situazione mi deve essere sfuggita di mano.

ferie? – 384

Devo andare in ferie. Smettere di lavorare. Darmi al cucito. Alle opere di bene. Alla pasticceria. Alla meditazione zen.
Perfino una lettura dei segni superficiale, scettica e inesperta come quella che posso fare io, è palesemente esplicita a tal proposito.

1. Dopo mesi di agonia, il mio computer si è suicidato portando con sè tutti i miei dati. Per fortuna che servivano solo a confermare che non c’è niente che funzioni: il ragno non si cava dal buco.
2. Nessuna traccia del mio studente nel suo primo giorno di stage. La sua voce assonnata che chiede scusa, che ore sono? quando l’ho chiamato al cellulare è stata piuttosto significativa. Io vado in lab all’alba perché arriva lui e lui che fa? si addormenta…
3. Il male al polso della domenica pomeriggio, lunedi’ mattina è diventato talmente insopportabile da dover correre a comprare polsiera e anti-infiammatorio. Di fronte al mio polso destro, gonfio e dolorante senza motivo, la farmacista ha pensato ad oscuri atti autolesionistici culminati in una frattura. Io l’ho usato come scusa per far lavorare lo studente al posto mio, col risultato che lui ha mandato in malora tutti gli esperimenti.
4. Spalmato l’anti-infiammatorio sul polso, ho scoperto che contiene peperoncino. Trattamento d’urgenza con litri di collirio per scongiurare che gli occhi, che mi son strofinata senza prima lavare le mani, mi si cavassero per il bruciore. Io mi spalmo l’anti-infiammatorio per lavorare e ci rimetto gli occhi.
5. Di fronte al mio pallore fosforescente, nessuno perde l’occasione di farmi notare che sarà impossibile distinguermi dall’abito il giorno del matrimonio. Abito che, per inciso, non ho ancora comprato perché sono sempre al lavoro. Lavoro, non prendo il sole, resto pallida e non mi compro l’abito.
6. Alla tv svizzera italiana trasmettono tutti i miei telefilm preferiti, ma in seconda serata. Cosi’, se li guardo, la mattina neppure le belve da salotto mi fanno schiodare dal letto. O i telefilm o il lavoro.
7. La mia collega, dopo due settimane di vacanze, ha avuto la decenza di presentarsi al lavoro solo un giorno su cinque. Motivo dell’assenza: stress da troppo (…) lavoro. Chi va in vacanza non riesce a rientrare al lavoro perché il pensiero del lavoro li annienta; chi va al lavoro non puo’ staccare perché di lavoro ce n’è troppo e non ci si puo’ tirare indietro.

Ufff. Devo andare in ferie. Smettere di lavorare. Darmi al cucito. Alle opere di bene. Alla pasticceria. Alla meditazione zen. Povera me.