Ore 22.30. Bacino della buona notte al moroso; salutino e carezzina alle gattine; stiracchiamento di schiena e gambe: sono sotto le coperte e mi lascio lentamente andare.
h 22.45. Suona il telefono: mia mamma. Ciao mamma, cosa c’è? Ah, volevi solo chiaccherare? Interessante. Davvero? mia cugina ha passato l’esame di ammissione all’università? Mmmm. Ah, hai paura che i fiori in chiesa non siano abbastanza? No. Basteranno. L’invito per te? devo ancora pensare se invitarti, in effetti. E mia sorella, cosa? Ah, non ha visto l’invito. Eh… lo riceverà. Ok. Adesso abbiamo parlato. Posso dormire?
h 23.05. Un urlo. Un botto. Il moroso mi salta in camera hanno sparato, hanno sparato. Stai lontana dalla finestra, spegniamo le luci. Tiriamo giù le tapparelle. Ok, sbirciamo. Mmmm. Non c’è niente e nessuno. Nessun morto. Puoi tornare a dormire. Tranquilla. Scusa del disturbo.
h. 23.15. Un pensiero. Magari scrivo un post. Avrei quasi l’ispirazione. E poi tanto non ho più sonno. Qui è impossibile dormire. Il post è già chiaro nella mia mente: ci metterò poco a scriverlo e poi torno a letto.
h 23.35. Un senso di colpa. Morosa, visto che hai il computer acceso, potremmo dedicarci alla scelta delle canzoni da cantare durante la messa del matrimonio. Ti va? Non ci dovremmo mettere tanto. Dovremmo farlo prima o poi. Sei sicura che questa canzone non ti piaccia?
Ore 00.15. Per dormire in questa casa, bisogna prendere appuntamento col cuscino. Ah, bene. Il moroso si è fregato il mio cuscino…