vuoi davvero sapere di chi è?
Pompelmo (accusatorio, tenendo inorridito una gabbia vuota e sporca sulla punta delle dita): Chiarà, è tua questa gabbia? (io sono bravo, preciso, pulito. Voglio mettere in ordine in quel porcile della stanza-da-dissezioni e tu sarai la mia vittima).
Io (alzando un occhio dal mio bancone, accigliata e sopresa allo stesso tempo): Ti riferisci alla gabbia vuota che giace abbandonata sotto la cappa da mesi ormai? (toh… finalmente hai aperto gli occhi e ti sei accorto di quella gabbia… credevo l’avessi scambiata per un pezzo di arredamento…)
Pompelmo (un velo di stupore gli increspa la fronte): esatto, proprio quella. E’ lì vuota e sporca da tempo immemorabile! (ah, allora… l’avevi vista e non avevi fatto mai nulla fino a questo momento… adesso mi sentirai!)
Io (sospesa nell’assurdità della situazione, con tanto di punto interrogativo sulla testa): Cosa c’è scritto sull’etichetta? (hai proprio voglia di farti umiliare, quindi… ben ti sta… )
Pompelmo (spiazzato): c’è scritto P o m p e l m o. (… ops… vuoi vedere che la gabbia forse forse forse è mia….)
Io: toh… abbiamo scoperto il proprietario della gabbia, allora. Ora penso tu possa portarla in stabulario. Non ho niente in contrario. (… anzi, ti dirò di più: erano mesi che aspettavo lo facessi… idiota, la prossima volta che provi a puntarmi un dito contro, te lo stacco a morsi…).
Consiglio del giorno: se potete, evitate i Francesi.