Archive for May, 2012

Luc-c-a

Siamo da Ikea. Il capretto è già abbastanza incavolato perchè si avvicina l'ora della pappa e non sopporta di essere seduto nell'ovetto. La mogliettina trottola attorno senza capire bene cosa vuole e soprattutto perchè vuole. Maritozzo si è arreso all'inconcludenza della consorte e ripete ad intervalli regolari allora, hai deciso? allora, hai deciso? allora, hai deciso?

In tutto questo, ci si materializza davanti agli occhi Gioacchino: praticamente un anno che non lo vediamo, lo ritroviamo ammogliato e incinto. Non per niente, si trova con una lista ad Ikea-dei-piccoli.

Lui: Ehi, come state?
Noi: Bene. E tu? Tante novità nell'aria, eh?
Lei: Eh, sì. E' una bimba e nascerà ad Agosto.
Noi: Congratulazioni. E' una bella avventura!
Lei: E il vostro bimbo? Come si chiama?
Noi: Andreas.
Lui: Ah, finalmente un nome diverso. Tutti i maschietti che nascono vengono chiamati Luca, ultimamente.
Lei: Anche noi avevamo pensato a Luca se fosse stato un maschio. Invece, è femmina.
Lui: Sì, ma Luca ormai lo scelgono tutti. Quindi, noi avevamo scelto di chiamarlo Luca con  d u e  C. L u c c a, come la città italiana. Bello, no?
Noi: … Ehm, sì. Lucca è una bella città in effetti.
Lui: Eh, invece, è una bimba. Quindi, niente Lucca. Peccato. Sarà per il prossimo.
Noi: … … (speriamo di no, poveretto!)

Premetto che Luca è stato il primo nome a cui avevamo pensato per il capretto. Dopo 48 ore in cui le persone si rivolgevano alla mia pancia chiamandola Luca, mi è venuto a noia il nome e, insieme a maritozzo, lo abbiamo scartato. Se un giorno Andreas si lamenterà del nome che gli è capitato in sorte, gli racconterò di Lucca e di una coppia franco-polacca che si divertiva a coniugare nomi nuovi, aggiungendo C a vanvera. Spero che questo basterà a fargli fare pace col suo nome.

Ventolina’s adventures

Io: Ventolina, allora cosa mi racconti del tuo viaggio in giro per il mondo? quali Paesi hai visitato negli ultimi 6 mesi?
Ventolina: Mmm.. Francia, Germania, Norvegia, Svezia, Islanda, Irlanda, Scozia, Galles, Estonia, Giappone, Nuova Zelanda, Thailandia, Australia, Vietnam, Cambogia, Indonesia.
Io: Tutto couchsurfing, cioè andando ospite di casa in casa e dormendo (teoricamente) sul divano dei padroni di casa?
V.: Sì, certo. Ho conosciuto un sacco di persone interessanti.
Io: Wow… e quale Paese ti è piaciuto di più?
V.: L'Australia: lì tutti sono gentilissimi. Tranne uno dei miei host, ma quello era Kiwi, non Aussie. Quindi non conta.
Io: E cosa ti ha fatto questo Kiwi?
V.: Beh, si è fatto dare i soldi della benzina per essermi venuto a prendere in aeroporto e ha voluto che andassimo insieme a fare la spesa, spartendoci i costi. Ha comprato un pacco di uova e io ho visto che ne aveva ancora molti altri in frigo. In più, era un nudista.
Io: Nudista in che senso?
V.: Nel senso che girava per casa solo con un asciugamano attorno alla vita.
Io: Ah…
V.: In più, quando gli ho chiesto la password della sua rete wi-fi, mi ha risposto che per averla, avrei dovuto mettermi nudo anche io.
Io: E tu ovviamente…
V.: Io ho accettato, tanto comunque avevo l'asciugamano addosso.
Io: Ah…
V.: E una sera ha preteso che andassi a cena con lui e un altro ospite; io non volevo perchè stavo navigando e lui, per ripicca, ha spento il router.
Io: Ah…
V.: Ma la cosa peggiore era il bagno.
Io: Non oso immaginare… cosa aveva il bagno?
V.: No, niente. Era inagibile perchè stavano facendo delle ristrutturazioni, quindi la doccia era in giardino: in mezzo al giardino.
Io: Ah..
V.: Quindi, per lavarmi dovevo andare in mezzo al giardino mezzo nudo, con tutti i vicini attorno che guardavano.

Nel caso ve lo stiate chiedendo, Ventolina ora è in viaggio per la Francia, dopo essere stato in Olanda. Dopo l'esperienza francese, riprenderà l'aereo è visiterà le Americhe: Canada e Paesi Sudamericani. Poi, quando sarà stanco (ma proprio stanco) di viaggiare, forse si fermerà e si troverà un lavoro. Goodbye, my friend!

un anno dopo

Il 29 aprile 2011 scoprivo che eri in viaggio verso casa nostra. Papà non c'era perchè dormiva a casa dei nonni. Io ho fatto quel test con le mani che tremavano e il cuore in gola. C'è, non c'è, c'è, non c'è, c'è, non c'è, c'è, non c'è… incinta…  Quella parola, un tuffo al cuore. Il computer: dov'è il computer. Accendi skype, maritozzo non è collegato, chiamalo sul cellulare, richiamalo perchè ha messo giù scambiandoti per la sveglia, accendi skype: subito.
Il tuo papà si è svegliato il 29 aprile con l'immagine della videocamera fissa su quell' incinta 1-2. Non ci siamo abbracciati forte, non abbiamo pianto. Abbiamo sorriso e ci siamo detti che, sotto i rotoli di ciccia, c'eri tu che ti stavi attaccando forte proprio a dieci anni esatti da quando ci siamo messi insieme. Quella sera ho avuto delle perdite e abbiamo pensato che te ne stessi andando subito dopo averci salutati. Invece, cocciuto e testardo come un capretto, tu ti sei fatto la tua casetta dentro di me, sei cresciuto, cellula dopo cellula. E poi.. la paranoia perchè non avevo sintomi, seguita a ruota dalla noia dei sintomi. La nausea che passava solo con le patatine del McDonald's; lo schifo per l'acqua; il sonno. Il tuo papà che ti parlava sottovoce, piano piano, perchè io non sentissi le cose che vi dicevate voi due. Le settimane che passavano e festeggiavamo tutti i tuoi complesettimana senza averti mai visto. La mia public defense, che solo a sentire l'odore delle cose che avevamo preparato per l'aperitivo mi mancava il fiato. E poi.. la faccia del tuo papà la prima volta che ti ha visto sullo schermo dell'ecografo il 28 giugno e tu che tiravi testate alla sonda e non stavi fermo un secondo, mandando in crisi l'ostetrica che ne ha chiamata una seconda in aiuto e che ha poi chiamato la terza. Maritozzo, c'è poco da fare: questo qui scapretta come un capretto. Le nostre vacanze alle Cinqueterre e come per magia, la scomparsa della nausea; i primi fruscii, borbottii, colpi; le vacanze in montagna. I tuoi salti nella pancia quando stavamo insieme a guardare le cellule al microscopio; le tue capriole quando era ora di mangiare fame – fame – fame. Il nostro primo Natale qui in Svizzera, da soli noi tre, col nostro alberello e le due gatte come bue e asinello del presepe. Le nostre 39 settimane insieme fino a quel 29 Dicembre.

No, ecco, divago. Il 29 aprile 2011 scoprivamo che c'eri e speravamo che ci saresti stato per sempre. Il giorno dopo si sarebbero sposati gli zii. Quel giorno dovevo andare dalla parrucchiera: taglio – piega – colore… colore?! cosa?! come?! no, assolutamente niente colore per le donne incinte. Optiamo per le meches, che assolutamente non tocchino il cuoio capelluto. Per proteggerti dall'ammoniaca della tintura per capelli o da chissà quale altra diavoleria tossica per un piccolo grumetto di cellule come eri tu in quei giorni, il 29 Aprile 2011 la tua mamma si è fatta le meches: bionde, orrende. Ha passato tutto il 30 Aprile a piangere per le perdite e per quello scempio dei suoi capelli, con buona pace degli zii e del loro matrimonio. Da quel giorno non ha più toccato il colore dei suoi capelli: vorrai mica esporre la creatura ad un rischio chimico inutile durante la gravidanza?! E adesso che allatti, vorrai mica passargli immondizia ammoniacale insieme agli anticorpi con il latte?!
Oggi guardandomi allo specchio penso a quel 29 Aprile. In questo anno, tu sei diventato il bambino bellissimo e di quasi 7 chili che sei; l'attaccatura di quelle meches mi arriva ormai alle orecchie. Ne succedono di cose in un anno. Buon primo anno di noi, capretto!