ritmi circadiani – 295

Premessa: in questi giorni di caldo torrido, è molto difficile, nonchè frustrante ed eternamente lungo, tagliare sezioni di pancreas al criostato. Vuoi perché il criostato condivide la stanza con macchine che, per fare il loro dovere, scaldano. Vuoi perché la stanza ha finestrone giganti che danno proprio a sud-est. Vuoi perché il climatizzatore di cui è munita la stanza è microscopico e, acceso o no, non si sente la differenza. Vuoi perché c’è un andirivieni continuo di persone e la porta si apre e si chiude… e il fresco esce. Insomma, il criostato non riesce a raggiungere i fatici -28°C: arriva a meno 26, meno 27 impegandoci qualcosa come tre lunghissime ore. Poi, esasperato, cominci ad usarlo e… voilà, la temperatura risale. E a meno 24 puoi chiudere tutto e andartene fumante, chè le sezioni non si fanno più.

Poichè io sono donna responsabile e annoiata, ho deciso di fare il gran colpaccio. Andare in lab la mattina presto e sfruttare il fresco, la solitudine, il climatizzatore e il sole basso per tagliare senza squagliare tutto.

Stamattina, ore 6.35 sono in laboratorio.
1. invece del solleone sorridente e rincuorante dei giorni scorsi, beh.. c’è il diluvio universale. Fa buio. Fa freddo. La stanza del criostato è una cella frigorifera.
2. al criostato che devo usare io, beh, mancano i pezzi. Poco importerebbe se fosse un giorno qualsiasi ad un’ora qualsiasi, perché potrei chiedere alla responsabile di darmi il necessario. Ma, alle 6.30 non c’è nessuna responsabile…
3. beh, è presto. Quindi uso l’altro criostato. Ci metterà almeno un’oretta a raffreddarsi.. faccio in tempo a guardare le notizie su internet, fare una partitella a Dofus e poi schiantarmi sulla scrivania e schiacciare un pisolino… mi dico, credendo ancora che oggi sia un giorno come un altro. No, il criostato in mezz’ora è bello che congelato. Del mio programmino superaffascinante, riesco a fare tutto, tranne schiantarmi e prendere sonno.
4. cominciamo a tagliare. Ci deve essere un pezzo di carta blu, prima dei miei espianti pancreatici, Ci deve essere. Trillallero trillallà. Continuo a tagliare veloce come il vento. Tanto il pancreas deve ancora cominciare. C’è prima la carta blu. C’è… Sono sicura che deve esserci… mmm… vuoi vedere che forse non c’è? ma no, impossibile. Chiara, smettila di essere paranoica. Ci deve essere il segno blu e poi, poi potrai cominciare a preoccuparti del pancreas. Ci deve essere. Mmmm… che sia il caso che controlli se c’è il pancreas? Mah… vabbè dài. Controlliamo. Così, per scrupolo… … …. …. (panico paralizzante, furia cieca, parolacce a volontà … tanto, chi le potrebbe sentire? non c’è nessuno!). Il pancreas: beh, ne ho tagliato via almeno metà , senza raccoglierlo. Il pezzo di carta? Sparito. Non pervenuto. Che, se tutto va bene, all’inizio ero talmente addormentata, che, beh, non l’ho visto. Povera me, mi sono svegliata all’alba per tagliare il pancreas senza rovinarlo. Uno: col freddo che fa, avrei potuto tagliarlo anche a mezzogiorno. Due: il vecchio catorcio si è raffreddato così in fretta che avrei potuto cominciare almeno almeno un’ora dopo. Tre: sarebbe stato tutto perfetto… peccato che io stessi ancora dormendo e abbia perso metà del mio lavoro….

Il moroso chiama. Sono le 9.05. Morosa, sono pronto. Prendo l’autobus o vieni a prendermi a casa? Ho già tagliato tutto il pancreas. Sono già scesa in stabulario. Ho messo via già tutto. Sono alla scrivania che mi domando cosa cavolo farò per il resto della giornata. Tutto, ma stasera si va a casa prestissimo che sono avvilita e soprattutto stanca …. continuo a ripeterlo a litania: sia mai che si avveri.
Ma figurati, tesorino. Stai lì, che piove. Passo io: dieci minuti e sono lì dico pimpante, convinta che ad uscire dal lab abbia solo da guadagnarci.

Volo fuori dall’ufficio prendendomi solo l’ombrello e salutando la mia collega indiana.
Arrivo al piano di sopra e… cazzz… mi sono dimenticata le chiavi della macchina.
Torno giù, risaluto la collega indiana e prendo le chiavi. Salgo al piano di sopra. Cazzz… mi sono dimenticata la patente.
Torno giù, risaluto la collega indiana e prendo la patente. Faccio per salire al piano di sopra…. Cazzz… ah, ciao boss. Ah, vuoi parlarmi proprio adesso. Certo. Sì, dobbiamo accordarci per il prossimo esperimento….. blah, certo… topi… pancreas… cellule… vetrini… bla bla bla.


Ok, sono le 9.45. Sono sotto casa. Il moroso esce zoppicante (questo merita un post a parte…). Lo carico in macchina. Lo guardo in cerca di conforto. Eh, morosa. Lo vedi che ore sono? Adesso comincio l’esperimento in ritardo e, minimo minimo prima della 6 non possiamo andare a casa…

Il post è lungo. La mia giornata è lunga. La morale è semplice: se i tuoi ritmi circadiani dicono tu non puoi cominciare a lavorare prima delle 9.30 , beh, non c’è niente da fare. E se ti viene in mente che potresti essere persona responsabile, ligia al dovere, previdente alle 6 di mattino, beh.. fai così… girati dall’altra parte e ricomincia a dormire che è meglio. Un bacio!

18 Responses to “ritmi circadiani – 295”

  1. sottiletta says:

    ma povera! che inizio delle balle!!! meglio dormire, già già!!!

  2. Giorgio D. says:

    Perché le sezioni si fanno proprio a -28 °C???
    Non so, a -30°C o a -26°C non vanno bene lo stesso???

    Ciao

  3. Chiara says:

    @sottiletta: volevo dormire stamattina e… zac! alle 7.50 ero sfveglia come un grillo… Così ho pure dovuto stirare… Che vita triste…