funerali e nuovi governi – 263

Mentre l’Italia si straccia le vesti per gli esiti elettorali e tenta di elaborare il lutto (com’è che nella rete nessuno l’ha votato e poi invece ha vinto?), io rielaboro il mio lutto personale. La legge della natura si è abbattuta con tutto il suo fragore su una povera bestiolina. Il gambero assassino ha prevalso. Il piccolo è scomparso. Non so se sia stato meglio così (cercarlo e non trovarne più la benchè minima traccia) o imbattersi nel suo cadavere. E’ sparito nella migliore delle tradizioni luparesche. Purtroppo, dato che della coppia sono io la più incline al perdono, non posso proporre di friggere il grande perfido schifoso. Ma, considerata la sua fame senza tregua e i suoi ritmi di crescita spaventosi, comincio a temere per la mia stessa incolumità. E se con quelle chele disgustose rompesse il vetro dell’acquario e venisse ad azzannarmi il fondoschiena??? Che Dio mi aiuti…

I miei colleghi non hanno visto di buon occhio l’esito elettorale italiano. Dal mio punto di vista, ho spiegato che mi inquieta maggiormente la vittoria schiacciante della Lega nel Nord Italia. Segno di un’insofferenza profonda nella gente (e come posso fingere di non condividerla, almeno in parte?). Segno di una voglia di rompere gli schemi (rompere tutto? prendiamo i fucili) e di non credere più nella solita trita e ritrita politica. Questa rabbia inespressa (o peggio, espressa nei termini focosi – insensati? – del senatur) mi inquieta. perché creare lo stereotipo straniero = male ricorda un po’ altri, passati, odi razziali. E’ un segno dei tempi di sventura quello di accanirsi contro l’altro. E in questo caso, inutile dire che ci sono molti, troppi, motivi per cui non ci si fida più dell’altro.

Sono una donna del rigore, intransigente, severa, precisa. Ho un forte senso del dovere, un intrinseco rispetto delle leggi e degli altri. L’altro come me o addirittura prima di me. Il fatto di essere intransigente con me stessa, mi rende però molto più intransigente nei confronti di chi mi circonda. Do tanto, pretendo tanto. Questa Italia non mi piace. E non mi piace il muro di Padova: lo ripeterò fino alla nausea. Per separare i buoni dai cattivi. Che, se sono cattivi, perché li lasciamo mescolarsi ai buoni? Non dovrebbero stare in galera se fanno carognate e tutti lo sanno?

Mi inquieto di fronte alla realtà, che a volte è più truce della vita nell’acquario dei miei gamberi (del mio gambero, dovrei dire ormai). Ma, se lascio sedimentare i sentimenti, mi ricordo che questa è solo l’Italia. E l’Italia, si sa, è il Paese delle parole, il teatrino delle sceneggiate. Se tutto va secondo il film già visto, non cambierà niente: il regista, forse, non farà un film nuovo neppure stavolta… allora, buona visione a tutti e un bacio!

7 Responses to “funerali e nuovi governi – 263”

  1. Giorgio D. says:

    perché non provi a spiegare ai tuoi colleghi cosa vuol dire avere un campo di zingari (non dico rom, perché i romeni, e ne conosco, non sono mica tutti zingari) dietro casa?

    Oppure perché non provi a spiegare perché bisogna evitare la Stazione Centrale a Milano, praticamente a tutte le ore del giorno???

    In Svizzera funziona così???
    Non credo.

  2. Chiara says:

    @Giorgio: so di cosa parli (gli svizzeri decisamente no!). Ho frequentato per tanto tempo la stazione di Padova passando più tempo a guardarmi le spalle, la borsa, lo zaino che a godermi la vita; sono passata a piedi per la famigerata via Anelli, credendo che l’avessero ripulita e trovandomi cori da stadio da parte di immigrati ubriachi, ma fortunatamente non troppo molesti; ho vissuto la frustrazione del moroso quando gli hanno aperto la macchina due volte per rubargli l’autoradio, la prima un reperto archeologico vecchio quanto la macchina e che sarà finita da qualche parte nell’Est Europa dove possa ancora essere considerata “desiderabile”; la seconda per un’autoradio che io gli avevo regalato pagandola con il sudore delle ripetizioni. So cosa vuol dire. Ma credo che “i fucili” siano solo il modo sbagliato per parlare dell’argomento. E vorrei che se ne parlasse una buona volta con fermezza, ma senza lasciarsi andare ad eccessi da osteria.. concordi?

  3. sottiletta says:

    cara passa da me che ti ho incatenata!!!

  4. Giorgio D. says:

    Ma i fucili sono una metafora. Sono anni che dicono che li tirano fuori ma non lo fanno mai.

    E poi il problema non è tanto l’immigrazione, quanto la criminalità diffusa, che ormai ha raggiunto livelli elevatissimi (specie nelle grandi città).
    E proprio qui sta il problema: se i cittadini non si sentiranno sicuri e tutelati finiranno per farsi giustizia da soli, per armarsi e diventare una sorta di sceriffi, ognuno con la sua brava pistola sotto il bancone o sotto il cuscino (proprio come il secondo emendamento nella costituzione americana sancisce il diritto a possedere un arma per difesa, se non sbaglio… vogliamo arrivare a questo? In questo vogliamo imitare gli USA???).

    Del resto ricordati che “can che abbaia non morde”, e i VERI movimenti eversivi (e terroristi) operano in silenzio e nell’ombra, e non fanno dichiarazioni e sparate come quelle dei leader leghisti.

    Un Saluto