al servizio della Patria – 194

Chi crede che la Svizzera sia un Paese di mucche pacifiche? Beh, se avete annuito severamente, riflettendo su quanto sia affascinante questo Paese così storicamente neutrale, vi sbagliate di grosso.

In questo anno di permanenza, ho notato un profondo patologico senso di allerta in Svizzera. Non mi sento di condannarlo apertamente. perché si sa che sono quelli previdenti che si godono una casetta di mattoni mentre fuori il lupo soffia fino a farsi collassare i polmoni e la capanna di paglia e la casupola di legno sono andate distrutte. E capisco che sono fortunata ad avere un bunker sotto casa, dove potrò rifugiarmi coi miei coinquilini (avrei qualcosa da ridire sull’italiano del piano di sotto, ma in caso di pericolo un macho del genere fa comodo in cantina). Anzi, sono orgogliosa di poter accogliere nel bunker di casa anche i miei vicini, che sono meno fortunati di me perché non hanno l’antiatomico. Sì, tutto questo potrebbe essere eccessivo, ma previdente.

Quindi, come potevo credere che la Svizzera non avesse il suo esercito? Certo: è neutrale, ma mica sciocca. Deve difendersi dal rischio potenziale che a qualcuno il bocconcino sembri troppo succulento. Ed è così che scopro che i ragazzi svizzeri hanno l’obbligo della leva militare. Che l’obbligo di tale servizio permane fino al compimento dei 35 anni. Che i ragazzi sono tenuti a presentarsi all’Arma per 3 settimane l’anno. Che hanno tutti la loro pistola (leggenda vuole che la conservino a casa). E che, passati i 35 anni, debbano comunque presentarsi dopo tot anni al Comando per farsi vedere pronti.

Stephan viene da Luzern. Ha praticamente finito il suo dottorato. Ha fatto la discussione privata il 5 ottobre e da quel giorno non si è più visto. E’ passato dall’ufficio solo venerdì sera, quando si è presentato con una sacca militare e lo sguardo un po’ stanco. Stephan sta facendo le sue 3 settimene di guerra. Gli chiedo ingenuamente se usa le pistole e lui mi dice che la sua la nasconde in un angolo e per il resto del giorno è al computer a fare pianificazione degli attacchi (o delle difese). Fa lo stratega. Gioca alla guerra.

Entra Raj-l’indiano-bello che lo vede e ride:
Allora, come va? Dopo l’esame, sei sparito! Cosa hai fatto tutta la settimana?
Eh, sto difendendo la Patria.
??? E da cosa? Un’invasione di moschine?

Impagabile! Un bacio!

5 Responses to “al servizio della Patria – 194”

  1. il moroso says:

    Si… in pratica ‘sti Svizzeri passano il tempo di leva a giocare a Risiko!!

  2. Le mie previsioni erano esatte e alle 20.30 ero ancora in ufficio (però mi è andata bene, alle 20.50 ero fuori…) Peccato che Angel ieri sera lavorasse quindi non ho trovato pronto nulla! :((( sono tornata e ho dovuto anche preparare uno straccio di cena…

  3. sottiletta says:

    L’invasione di moschine! meraviglioso!

  4. Giorgio D. says:

    Mmmh…sarei curioso di sapere se vi fanno fare delle esercitazioni (per insegnarvi come rifugiarvi nel bunker antiatomico) e se lo sottopongono a manutenzione periodica. Perché stai sicura che, se l’impianto di condizionamento e filtraggio dell’aria oppure i generatori di corrente non funzionano, forse è meglio scavare un buco in una montagna e nascondersi lì.
    Con questo ovviamente NON voglio spaventarti…figuriamoci. 🙂
    Non voglio che ti spaventi neppure se ti dico che la Svizzera ha 7 centrali nucleari attive….
    😛

    Ciao (e niente panico!!!)

  5. Chiara says:

    @il moroso: non protestare troppo che a Risiko ci hai giocato per anni coi tuoi amici e… non hai neppure fatto il militare!