sempre più difficile – 128

Sono piuttosto stanca. Questi giorni al lavoro sono stati intensi. Non tanto perché abbia fatto progredire a grandi passi il mio progetto. Semplicemente perché tutto quello che ho fatto, non ha funzionato. Neppure quella terribile PCR di genotipizzazione delle code di topo. Neppure l’immunoistochimica. Niente. Fare (anche se non troppo) e avere ZERO risultati è più stancante che lavorare tanto per qualcosa. Così, sono stanca. Ma a questo aggiungeteci che ieri, per la seconda volta in 8 mesi, sono uscita con i miei compagni di laboratorio. L’ho già detto e ora lo ripeto: per questi Terminator non esistono le serate tranquille. No, o la si fa complicata o non la si fa per niente. Così, ieri sera siamo partiti per un ristorante messicano la cui unica ragione di esistere è che ha i tavoli da biliardo.

Sì, perché si va tutti a giocare biliardo. Inutile dire che io ero l’unica a non avere mai giocato. Lo so: adesso anche voi, come i miei compagni di lab, pensate che io sia appena uscita dall’uovo di Pasqua. Non sono vissuta sotto una cappa di cristallo: semplicemente, non sono una che si butta in avventure mai provate. Ma non è neanche questo il punto. Non mi piace fare brutta figura in pubblico. Per cui, se non ho mai giocato a biliardo prima, non ci vado certo a giocare di fronte a degli estranei, per publicizzare la mia imbranataggine.

Ma con questi svizzeri non c’è scampo. Non basta il terrorismo psicologico che mi fanno nelle ultime settimane a proposito della gita a cavallo ("saranno 8 ore di passeggiata", "ti faranno male le natiche"; "non mettere i jeans.. sì, invece, metti i jeans"; "metti qualsiasi scarpa, basta che non abbia i tacchi… no, metti scarpe da tennis.. no, meglio gli stivali", "l’istruttore vuole essere sicuro che ci comporteremo da persone adulte e che non ci impunteremo di essere stanchi e di voler scendere da cavallo", "dobbiamo mostrare maturità"). No, tutto questo non basta. Ieri sera, mi sono scolata una birra (per inciso, mi fa schifo la birra!!!!). Mi sono ritrovata con una stecca in mano. E via così… inutile dire che sono stata una catastrofe completa. A completare il quadro della serata, mi sono accorta, solo a fine partita, che il badge con foto e nome della sottoscritta, mi ha penzolato dalla tasca per tutto il tempo. Se anche mi fossi illusa di poter fare figuracce ("chi se ne frega.. sono in un Paese straniero: qui non mi conosce nessuno e nessuno sa chi sono!"), il mio badge ha aperto gli occhi al pubblico.

Un bacio e alla prossima!

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