lo scemo del villaggio – 378

Chiara: Pulcetta, toglimi una curiosità: come hai fatto a trovare il video in cui recito con la mia ex-compagnia teatrale su YouTube?
Pulcetta: E’ una storia lunga…
Chiara: Raccontamela, su, che son curiosa!
Pulcetta: Ecco: è andata così. Ho saputo che su YouTube c’è il video di qualcuno del nostro paesello, ripreso mentre fa lo scemo. Io sono andato su Youtube, ho messo il Nome-del-paesello e l’unica cosa che è venuta fuori è il tuo video, mentre reciti in preda ad un attacco psicotico e urli come una gallina.
Chiara: Stai forse insinuando che sono io la scema di cui si parla al paesello?!?
Pulcetta: Mmm.. no, non credo che il video di cui mi avevano parlato fosse il tuo. Però, il risultato è che adesso chiunque cerchi il nome del paesello su YouTube incappa nella tua commedia e io, in quanto tuo fratello, faccio una pessima figura… Ma non potevi trovarti una passatempo meno imbarazzante per me???

Ognuno ha la celebrità che merita.

scambio di identità – 377

Pulcetta: Ah, oggi siamo andati a prenderti i certificati in Comune.
Io: Benissimo! Ci son stati problemi? Vi hanno dato tutto?
Pulcetta: Mmm. Un problemino a dire il vero c’è stato…
Io: … cos’è successo?
Pulcetta: beh, ci hanno dato subito l’atto di nascita. Gratis.
Io: … bene, almeno uno. Per l’altro serviva la delega?
Pulcetta: No no, niente delega. Bisognava solo pagare.
Io: e non avevate soldi per pagare?
Pulcetta: Ma sì. Certo che avevamo 15 euro per pagare il certificato.
Io: e allora? Che problema c’è stato?
Pulcetta: mmm… quando siamo arrivati a casa, io e la mamma ci siamo accorti che sul certificato non c’è scritto dove abiti e chi sei.
Io: e cosa c’è scritto scusa? mi hanno cambiato residenza?
Pulcetta: mmm, no. Ecco, c’è scritto che Denis Nonsochecosa è un cittadino italiano.
Io:
Pulcetta: ti rendi conto??? Abbiamo pagato 15 euro per il certificato di uno sconosciuto!!! Quei soldi ce li rimborsi lo stesso, vero???

fili’, fa caldo! – 376

Metto l’acqua sul fuoco per cucinare la pasta.
Metto il sale.
Chiamo la mia amica al telefono.

Passano un’ora e trentotto minuti. Nel frattempo la temperatura dell’appartamento si alza sempre di più. No, forse non è la temperatura… E’ una sensazione diversa, come un vecchio ricordo dimenticato… è come se ci fosse… umido… un’afa incredibile…

Arriva il moroso col timer: “Scoli tu la pasta tra 10 minuti?

Spalanco gli occhi: “o mio dio, e l’acqua che avevo messo su io?
Ah, quella è evaporata già tutta. Ho messo su la pasta adesso.
Ma non potevi guardare l’acqua prima? e perché non puoi scolare la pasta tra 10 minuti??? Cosa stai facendo di così importante???“.
Io? … IO? Sto giocando con Dofus…. Scusa, ma adesso è il mio turno. Tieni il timer. Scappo sennò mi uccidono.”

Un bacio grondante umidità. Il moroso non saluta perché sta giocando: maleducato… 🙂

Paese che vai… – 375

L’assicurazione auto casco parziale copre:
– furto;
– forze della natura (caduta sassi, grandine, valanghe);
– rottura di vetri;
– fuoco:
– masse nevose;
– danni dolosi;
– danni dovuti a collisione con animali:
– danni causati dalle  m a r t o r e, in particolare morsicature e danni conseguenti.

Per chi, come il moroso, si domandasse perplesso cosa sia una martora e per quale motivo la nostra auto debba esserne assicurata contro, ecco… la martora è un mammifero appartenente alla stessa famiglia di faina e zibellino. Animale snello e agile, vive nelle foreste e secondo Wikipedia, ama masticare i tubi di gomma, motivo per cui nella Foresta Nera (e in Svizzera, evidentemente, NdA) è considerata pericolosa. Coi suoi dentini aguzzi, può mettere fuori uso durante la notte le auto parcheggiate all’aperto.

Ad ognuno il suo: a Rovigo ci sono le zanzare che trasmettevano la malaria; qui ci sono le martore che mangiano i cavi delle macchine… 🙂

istinti omidici in open space – 374

Non è facile lavorare in open-space. La vicinanza dei colleghi, che talvolta riscalda i cuori, nella maggior parte dei casi riscalda gli animi e fa montare il sangue alla testa.

Riconosco di essere iperprevenuta-ipercritica-ipotollerante-ipocomprensiva, ma non riesco proprio a sopportare:
1. che il tecnico non posso aiutarti a fare questa cosa perché oggi è il mio ultimo giorno di lavoro prima delle ferie non mi aiuti, ma si metta dietro le mie spalle a guardare cosa faccio, mi prenda il risultato dalle mani e si prenda tutto il tempo di confrontare i miei risultati coi suoi. Non mi vuoi aiutare? Ok, allora fatti una buona, santa, deliziosa dose di fatti tuoi!!!
2. che la collega so tutto io, è stra-facile, devi solo fare così-colì-cosà, non ti preoccupare, è una cavolata mi convinca a provare l’esperimento nuovo e quando le chiedo aiuto non sappia come si fa, dove sia lo strumento, come si usi, dove sia il manuale di istruzione e come mai non funzioni. Allora, se non ne sapevi una mazza, perché diavolo mi hai convinto a provare e mi cacci in un casino da cui non sai farmi uscire???
3. che i colleghi che mi controllano l’ora di arrivo, la durata della pausa pranzo, le pause caffè, l’ora di ritorno a casa e che borbottano fra di loro, complottando alle mie spalle, se il capo non c’è se ne vanno alle 3 di pomeriggio e chi s’è visto s’è visto. Ma possibile che quando non c’è il capo non abbiano mai un cavolo da fare e io sia l’unica sfigata che resta in lab fino alla solita ora perché ha degli esperimenti da finire???
4. che la collega, alla riunione col capo, faccio io il tuo lavoro Chiara: d’ora in poi mi occupo io di fare la pfa. Non protestare: la faccio io. Tu sei troppo impegnata, alla resa dei conti non faccia la pfa, a me serva e non possa più farmela perché lei dovrebbe farla al posto mio. Ma se non hai tempo, perché cavolo hai detto al capo che volevi farla tu, non me la fai e io devo implorarti per averla???
5. che il collega, prima di partire per le ferie, si impari a memoria il contenuto del suo cassetto, raccolga con l’elastico tutte le sue penne, chiuda sotto chiave i suoi quaderni, nasconda tutti i suoi reagenti, manco fossero oro. Scusa, eh, ma credi davvero che sia così pezzente da fregarti una matita dell’EPFL, soprattutto sapendo che ne abbiamo un cassetto di scorta pieno???

Ecchecavolo….

? ? ? – 373

1. perché quando Capriccio sente la sveglia suonare, mi salta addosso, mi azzanna e mi incide le carni con le sue unghiette ineffabili?
2. perché il sabato mi sveglio all’alba e durante la settimana nemmeno una belva da salotto che mi incide le carni riesce a farmi aprire gli occhi? (e io resto a letto e lei ha un motivo in più per continuare a incidere?)
3. perché il moroso si sveglia all’alba solo se deve andare in posta a ritirare il suo nuovo acquisto, ma tutte le restanti mattine della settimana dorme-dorme-dorme?
4. perché le belve da salotto usano la lettiera immediatamente dopo che io l’ho pulita?
5. perché c’era un solo Magnum in freezer e in casa siamo due?
6. perché i muri del nostro appartamento sono così spessi che non riusciamo a conficcarci un chiodo-uno per appendere un quadro-uno, ma la porta di ingresso è di segatura e sento tutte le porte che si aprono e si chiudono, ogni spostamento dell’ascensore e ogni chiave nella toppa?
7. perché il moroso vuole comprarsi l’iphone se, quelle rare volte che qualcuno gli telefona, lui non risponde perché il cellulare è spento-silenzioso-non pervenuto-perso in ufficio-dentro le tasche dei jeans-nella taschina dello zaino?
8. perché gli svizzeri-italiani chiamano IL meteo LA meteo?
9. perché se annuncio che mi sposo, la prima domanda è hai comprato l’abito?. E per inciso, no, non ho comprato l’abito.. mi spiace..
10. perché ogni volta che mi metto il burrocacao mi viene l’herpes? ma se non lo metto mi si crepano le labbra peggio che nel deserto del Sahara?

Per fortuna che domani è venerdì… Un bacio!

esami delle pulci – 372

La pulcetta sta facendo gli esami di terza media. Nonostante gli anni trascorsi, frequenta quella che fu la mia scuola media e ci sono ancora dei prof che si ricordano di me. Inutile dire che la mia raccomandazione è stata di tenere alto il mio buon nome e la buona reputazione che mi son fatta studiando come una pazza.

– Allora, pulcetta… come sono andati gli scritti? Hai tenuto alto il mio buon nome?
– Mmmm. Quello non lo so. Però ho scritto del tuo matrimonio nel tema di italiano; ho scritto che verrò a trovarti – quest’estate a Losanna nella lettera di inglese; ho scritto che sei la mia sorella preferita perché mi aiuti a fare i compiti nel dialogo di francese. Insomma, sei in tutti i miei scritti: chissà che questo metta di buon umore i miei prof.
– Pulcetta… ti avevo detto di tenere alto il mio buon nome; non di usare il mio nome come esca! Farabutto!
– Per inciso, se mi bocciano è colpa tua e mi avrai sulla coscienza.

Non credo la pulcetta passerà di qui stanotte. In ogni caso, in bocca al lupo per l’orale di domani. Sono sicura che d’ora in avanti alla scuola media Bonifacio si ricorderanno solo di te.
Un bacio e mille fois merde ai maturandi di domani.



difetti di pronuncia – 371

Una serata qualsiasi.
Il pane di farro che si cucina nella macchina del pane.
La morosa in poltrona, che scrive un post.
Capriccio che sonnecchia sulla sedia, visto che la morosa le ha fregato la poltrona.
Pasticcio che sgranocchia crocchette a ciclo continuo.
La cascatella d’acqua dell’acquario.
Un post-moderno Beverly Hills in tv.
La lavastoviglie che lava i piatti.
I vicini che già dormono da ore.
Gli amici su Facebook.

Il moroso che gioca a Dofus. Con una mano tiene la borsa della morosa; con l’altra si stringe la tasca dei pantaloni. Capriccio con mezzo occhio aperto lo guarda sorniona. Nel caso mollasse la borsa, ci si tufferebbe dentro per fregare il pacchetto di fazzoletti. Nel caso mollasse la tasca, gli strapperebbe ad artigli il topetto, surrogato peloso che ha ricevuto in omaggio dalla Whiskas. L’allergia non dà tregua e 4 fazzoletti sono sul tavolo, umidicci accanto al Mac. Il moroso sente puzza di bruciato. Poi sente il telefono che vibra. Si innervosisce per la pubblicità. Parla da solo. Sbuffa, si agita. Ispirato dalla pubblicità della Barilla, di cui perlatro odia la voce narrante, bisbiglia… tu sei la mia barilletta. La morosa, di schianto esce dal suo stato di pace con il mondo, sgrana gli occhi e digrigna tra i denti mi hai detto che sono una bariletta? un barile? mi parli dopo ore di mutismo assorto per dirmi un’atrocità del genere?!? Il moroso molla la borsa, si raddrizza sulla sedia, lancia il topo a Capriccio. No, una pasta, pastina, fusillo… Un risino! Ecco, sei il mio risinocapito?

La morosa, travolta da Capriccio e dal suo topo finto, chiude il pc, guarda male il moroso, spegne gli elettrodomestici e va a letto. Mentalmente, annota per il giorno dopo alcune lezioni di dizione per il moroso: a 30 anni è proprio il caso che impari a pronunciare bene le doppie se ci tiene alla sua incolumità… Un bacio!

la (mia) White House – 370

Siamo andati a Washington DC e tornati. Presa dai preparativi prima, immersa nel congresso poi e frastornata dalla disastrosa coincidenza dell’aereo precipitato mentre noi ci trovavamo sopra l’Oceano di ritorno verso casa, ho trascurato il blog. Non me la sentivo di scrivere, nè di ridere, nè di raccontare.

Di Washington posso dire:
1. che ha l’acqua più schifosa che abbia mai assaggiato in vita (imbevibile, credetemi);
2. la mia collega la ricorderà per le buffalo wings, talmente piccanti da svenire sul tavolo del ristorante (in senso letterario, badate bene);
3. il mio collega per le pastiglie antiacido con cui cercava, ogni 10 minuti, di placare gli effetti nefasti dello junk food;
4. il moroso per il mezzo hamburger che ha dovuto lasciare sul piatto causa mancanza di spazio nello stomaco (lo sogna ancora la notte);
5. il cameriere del ristorante giapponese per l’italiana che ha ordinato insalata e acqua frizzante, ignorando sushi, sashimi e altre amenità e ha bevuto l’acqua tutta d’un fiato, in 3 minuti netti;
6. la conversione miglia-km (1-1.609), dopo aver scarpinato per 4 ore sotto il sole nella vana speranza di raggiungere Georgetown, che dovrebbe essere appena qualche blocco più in là;
7. i letti alti tanto da potercisi sedere sopra senza dover piegare le ginocchia; i cuscini personalizzati, tra cui quello con ipod integrato; le abat-jour che sostituiscono i lampadari; il quotidiano sulla porta della camera ogni mattina;
8. la collega americana che dice questi americani non si fermeranno fino a quando non avranno bruciato tutta l’energia del mondo;
9. il controllo della carta d’identità ogni qual volta osi chiedere dell’alcool (che sembri così giovane?);
10. le belve da salotto che, tornate sconvolte dal soggiorno in gattile, magre, coccolone, puzzolenti, con gli occhi tondi-tondi, le zampe più lunghe e gli artigli più svelti, la notte invece di dormire si godono la casa (e a farne la spesa è il rotolo di carta scottex)…
Un bacio a chi passa ancora di qui!

yoga – 369

Stanca di passare le serate a contemplare il moroso che gioca a Dofus o a stirare o a pensare al lavoro; stanca di essere accartocciata su me stessa, con le spalle cascanti e un abbozzo di gobba leopardiana; stanca di stare al telefono a fare i compiti della pulcetta fino ad ore assurde e a tentare di educare le due belve da salotto (Capriccio & Pasticcio)… stanca di tutto questo, esattamente una settimana fa, ho deciso di riprendere la Wii e di dedicarmi anima e corpo alla pratica dello Yoga.

Dopo una settimana, sul taccuino annoto quanto segue:
1. le belve da salotto sono più selvatiche che mai e per la gioia del moroso hanno preso la bella abitudine di bere direttamente dal suo bicchiere;
2. la pulcetta mi telefona per fare i compiti ad orari più umani, ma poi mi tiene lì, appesa alla cornetta, per ore e ore, facendo di tutto per boicottare il mio esercizio fisico arrivando addirittura a ventilare l’ipotesi succulenta di raccontarmi delle sue fantomatiche morose;
3. il mucchio dei vestiti da stirare è deprimentemente alto e non accenna a diminuire. In compenso, si impolvera e le belve ne portano in giro pezzi per la casa;
5. il moroso non salta più sulla sedia quando mi metto a fare la candela. Non mi supplica più di tornare con le gambe per terra; non mi domanda più angosciato se mi sono rotta la schiena; non mi chiede più terrorizzato se il crack che ha sentito l’ho prodotto io o i vicini svizzeri, piantando un chiodo sul muro. Dopo una settimana di Yoga, il moroso gioca pacifico a Dofus e si dimentica di dirmi che l’allenatrice virtuale della Wii non solo ha finito la candela, ma ha anche chiuso la palestra ed è andata a bersi l’aperitivo, mentre io sono ancora là, con le gambe per aria e il fiato corto.
Tutto sommato, un buon inizio, direi.