confessioni – 358

Si sta al computer, con la tv di sottofondo. Ognuno fa le sue cose, in perfetta armonia e pacifica convivenza.

La morosa alza gli occhi. Guarda la tv. E tutto d’un fiato… mamma mia, che bonazzo…

Il moroso, fino a quel momento inconsapevolmente assorto nel suo dofus preferito, rizza le orecchie, guarda la morosa, si guarda attorno. Infine la tv… Hai appena detto che Gerry è un bonazzo? digrigna tra i denti, rancoroso e offeso.

La morosa fa la gnorri e dà la colpa alle gattine, ormai elette a capro espiatorio della famiglia.

Detto tra noi, che ci posso fare se il concorrente di Affari Tuoi del Friuli Venezia Giulia, tal Gerry, è un figo da paura?
Un bacio!

una lacrima tira l’altra – 357

In treno, in viaggio verso la terra natia.
Leggo dapprima svogliatamente, poi con pathos sempre più crescente L’eleganza del riccio.
Arrivo all’ultimo capitolo. Scoppio in lacrime. Piango e leggo. Leggo e piango. Mi cola il naso; le lacrime mi corrono giù per il collo.

Nell’ordine, mi passano davanti il nostro vicino di posto, il controllore, una ragazza, due poliziotti fuori servizio. Tutti mi guardano con compassione e riservano uno sguardo accusatore al moroso, che, dopo gli ultimi due, un po’ allarmato decide di intervenire per arginare la crisi emotiva.
Comincia ad accarezzarmi, a fare le smorfie, a sussurrarmi stupidaggini nelle orecchie.
Io, inconsolabile nel mio pianto, frigno e continuo a leggere. Lui comincia con il solletico, con aneddoti buffi, con barzellette.
Io finisco il libro e comincio a calmarmi. Lui persevera nel suo compito nobile di risollevarmi l’umore. Per un po’ ci riesce. Per qualche istante il respiro si calma, riesco a prendere fiato, cullata dalle boiate che racconta il moroso.
Poi… il tasto dolente, il dito nella piaga, la pugnalata alle spalle…
Morosa, non essere triste! Ricordati che abbiamo due gattine a casa che ci aspettano.

Il moroso ha capito a sue spese e a furia di fazzoletti umidi che ricordarmi di aver lasciato due gattine da sole in appartamento, mentre noi torniamo in Italia, non è una mossa saggia…

ps. per quanto riguarda il libro… lo consiglierei. Un po’ pedante in alcuni punti. Ma, inaspettatamente per questi tempi e per la letteratura intimista moderna, con una dolce spolverata di ottimismo e di positività. Alla faccia dello snobismo paralizzato di tanti scrittori avvelenati di spleen.

il padre della genetica – 356

Al telefono con mio fratello.

La pulcetta: perché torni proprio questo weekend? sei sempre la solita che scombina i piani..
Chiara: io che ti scombino i piani questo weekend?
La pulce: certo! mi tocca saltare l’uscita scout visto che tu sei a casa.
Chiara: oh… e tu non ci andresti per stare a casa con me? Su, pulce, capisco di essere la tua sorella preferita, ma non merito tanto. Vacci lo stesso, dai!
La pulce: ah, no. Non hai capito. Io devo stare a casa perché abbiamo praticamente finito un capitolo di scienze e io non ci ho capito niente. Allora, mi aspetto che tu me lo spieghi quando torni.
Chiara: Tzè, cosa ci sarà mai di così difficile in questo capitolo…
La pulce: scherzi? ci sono le leggi di Mendel!!!
Chiara: ah ah ah. Le leggi di Mendel? Si dice in giro che i dati li abbia falsificati l’assistente di Mendel perché si era rotto di piantare continuamente piselli…
La pulce: … spiegati meglio!
Chiara: ma sì! si dice che il contadino che si occupava dell’orto dei frati abbia falsificato i dati per convincere Mendel della teoria. Se l’ha capita un contadino di due secoli fa, vuoi non capirla tu?
La pulce: che figata!
Chiara: eh, te l’ho detto io che non è male Mendel…
La pulce: che figata…. io domani vado dalla prof e le dico che è tutto un falso e che quel capitolo lì non vale la pena di studiarlo.
Chiara:
La pulce: ah, quand’è che cominci a falsificare un po’ i tuoi esperimenti e ti decidi a farti pubblicare sui libri di scuola?

…. Le generazioni di oggi… Tzè.

pesi – 355

Un Phd candidate viene in visita al lab. Il capo stila un programmino, bello denso, di colloqui individuali con ogni componente del lab. A fine giornata, tutti si scambiano opinioni sull’interessato. Intelligente. Preparato. Motivato. Esperto. Io me ne sto in disparte e dico poco nulla.

Per l’ennesima volta da quando faccio parte di questo processo di "selezione", il mio colloquio con il candidato è stato del tutto fuorviato. Io ero lì, con il mio progetto tra le mani, la prima slide della presentazione su schermo intero e la conversazione è completamente deragliata su dettagli triviali circa la vita in Svizzera, le difficoltà – i pregi – i punti di forza del laboratorio, il tempo, gli amici, i soldi

Morosa: moroso… ti giuro! io ci ho provato a parlare del progetto. Ho cercato di essere professionale, precisa, efficiente, puntuale. Ma lui ha completamente deviato la conversazione. Ha fatto tutte domande generali, di vita. Non gliene poteva fregare di meno del mio progetto. Voleva essere rassicurato, consigliato, indirizzato.
Moroso: eh… cosa vuoi che ti dica. Capita solo con te che i candidati aprano il loro cuore.
Morosa: Appunto! Ma tu lo sai che non sono brava a gestire i problemi miei… figurati quelli degli altri! Non riesco proprio a capire cosa ci trovino in me…
Moroso: deve avere a che fare con le tette. … Sì. E’ così. Si confidano tutti con te perché hai le tette grosse.

Potessi scegliere, sceglierei di avere le spalle grosse per portare con più agilità i pesi della vita, altro che tette… Un bacio!

(me)^2 – 354

Oggi, per la prima volta da quando sono iscritta a Facebook, ho fatto un quiz. Non contenta, l’ho fatto fare anche al moroso.

Quiz: che segno sposerai??
Risultato del moroso: Bilancia
Risultato della morosa: Bilancia

Tenuto conto dei rispettivi segni zodiacali, le previsioni suggeriscono che il moroso sposerà la morosa. Per quanto mi riguarda, invece, io sposerò me stessa. Per scaramanzia, non dico niente della prima coppia. Per contro, non riesco ad immaginare incubo peggiore di un possibile me al quadrato…

WARNING: evitate i gatti svizzeri! – 353

1. Non importa che giorno della settimana sia. Non importa che cosa abbiano fatto durante la giornata. Non fa alcuna differenza. Alle 7, massimo 7.30 si svegliano. Via con l’esercizio fisico: corsa e rincorsa per atterrare malamente sulle mie costole o sui fragili occhiali del moroso. L’unico rimedio è alzarsi con loro, sedersi in poltrona e dormire lì, così il moroso può dormire in pace e io cominciare la giornata con il torcicollo.
2. Non capiscono l’italiano. Se dici ferma lì, non saltare sul tavolo, salta sul tavolo e mette muso e bocca direttamente nel piatto. Se dici ferma lì, smettila di graffiarmi: sono solo io, non solo continua a graffiare, ma comincia anche a  mordere. Se dici ferma lì, smettila di tirare fuori tutta l’acqua dalla ciotola, va in bagno e tira fuori l’acqua dal secchio con il cambio d’acqua per l’acquario.
3. Appena sentono odore di formaggio, perdono il controllo delle loro azioni. Non importa quanto puzzi, non importa la stagionatura, non importa. Loro vogliono il formaggio (per, poi, eventualmente vomitarlo perché si sono ingozzate). Lo cercano e rovistano nella spazzatura per trovarne le croste.

Per inciso, anche rovistare nella spazzatura è tipicamente svizzero.

Il moroso ha cercato di convincerle che quello che mangiamo noi, non va bene per loro. C’è riuscito con le arance e i mandarini. Ma è dopo i broccoli che è cambiata la nostra vita. Pasticcio adora i broccoli… e adesso non la ferma più nessuno.

paradisi di ghiaccio – 352

Toh, nevica. Guardo fuori. Vedo paradisi di ghiaccio. Penso. 

La Moratti ha chiamato i militari per raschiare via il ghiaccio dai marciapiedi.
Buffo che qui, dove la neve persiste sotto forma di tenacissimi centimetri di ghiaccio da ormai 15 giorni, non abbiano nemmeno fatto la fatica di spargere il sale. O se lo hanno fatto, devono aver usato il salarino. Pure con parsimonia, oserei dire.

Passi che il sentierino di ghiaia che porta da qui alla metropolitana sia completamente ghiacciato. Effettivamente bisognerebbe spalarlo a mano e magari non è compito di nessuno provvedere alla sua pulizia. In fondo, se avessi riflessi più pronti non mi sarei spiaccicata un ginocchio durante il tragitto.

Un po’ meno evidente il perché il parcheggio, l’enorme parcheggio dell’istituto, sia diventato una pista di pattinaggio su ghiaccio. Soprattutto quando si ricevono mail minatorie del tipo guai a voi se lasciate la macchina nel parcheggio durante la notte perché ostacolerete la pulizia dell’area. Cafoni, non pensateci nemmeno. Buffo che il parcheggio somigli tuttora alla banchisa polare e che l’asfalto sembri essere sostituito da uno strato di permafrost perenne. Nei giorni scorsi, il sole lo ha fatto sciogliere un po’ rendendolo ancora più subdolo. Non più del freddo, rassicurante color bianco-neve, quanto piuttosto della meschina trasparenza dell’acqua. Ci ho di nuovo rimesso il ginocchio per scoprire che il ghiaccio è ancora lì, che ci vede anche se non lo vediamo. Con grasse, grosse risate del moroso che non fa niente per tenermi in piedi.

Toh, nevica. Guardo fuori. Vedo paradisi di ghiaccio. Penso.
Sarà il caso di mettermi le ginocchiere (quelle imbottite!) prima di attraversare il parcheggio un’altra volta…

chi mi dà un miliardario? – 351

Ho accompagnato il moroso dal dottore. Ambulatorio con salottini al posto di sale d’attesa. Mobili antichi, almeno quanto la segretaria. Segretaria con crocchia, occhiali e accento un po’ tedesco. Poltroncine in pelle. Lettino per visitare in mezzo ad una stanza enorme. Guardaroba con fili elettrici a vista.

In sala d’attesa mi dedico a letture impegnate. Una rivista, un nome a lettere cubitali. Cartier. Argomento: i 300 più ricchi della Svizzera. Leggo con avidità, alla ricerca di uno scapolo rampante, possibilmente di origini italiane e senza un sedere da medicare una volta al giorno. Posso scegliere tra quelli che hanno fatto soldi con le banche, quelli che hanno fatto soldi con gli orologi, quelli che hanno fatto soldi con attività industriali, quelli che hanno fatto soldi con l’eredità.

Scopro che Mr Ikea vive in Svizzera, che Margherita Agnelli vive in Svizzera, che De Benedetti vive in Svizzera (!). Non trovo nessuno scapolone rampante. Scopro che Bata non è una marca di scarpe italiane. Mr Bata è slovacco (e vive in Svizzera, chiaramente). Mi sento un’imbecille, visto che ogni volta che mi sono trovata di fronte ad un negozio Bata, ho sorriso pensando alla florida industria della moda italiana e me ne sono sentita fiera.

Entriamo a sentire il responso del dottore, sorridente, affabile e così squisitamente cordiale. Tanto poi, pagheremo la visita in base ai minuti trascorsi in ambulatorio. Usciamo dall’ambulatorio. Nessuno scapolone all’orizzonte. Una sola differenza: la medicazione del sedere la dovrò fare non una, ma ben due volte al giorno. E miliardario il moroso non lo diventerà mai, considerati tutti i soldi che spende di garze… Un bacio!

nome omen (2) – 350

Pasticcio è arrivata da noi come la piccola, la bruttina, la rachitica. E’ bastato poco però per capire cosa la soddisfi più di tutto nella vita: mangiare e ricevere coccole. La prima delle due attività ha senza dubbio il sopravvento sulla seconda.

Pasticcio si lascia fare qualsiasi cosa. Lascia a Capriccio i giochi; si lascia mordere, graffiare, cacciare. Ma non toccatele la ciotola del cibo, perché in quel campo è lei la padrona. La sorella può solo stare a guardarla mentre mangia fino a lucidare l’acciaio.

Pasticcio ha una pelliccia confusa, asimmetrica nei colori. E una macchietta sul muso che la rende buffa, pasticciata, poco elegante. E’ piccola, se non fosse per la pancetta tonda che le sporge sempre.
Con le sue zampette bracche spicca salti appena più corti del necessario. Così la si vede spesso appesa con le unghie: alla tovaglia, al bordo della sedia, alla tenda, al piumone. Da lì, poi, con calma scala la china e arriva alla meta.

Pasticcio è essenzialmente un’imprecisa. Nello spiccare i salti. Nel fare la pipì. Aspetta che io mi metta a pulire la lettiera per lanciarvisi sopra e fare pipì. Non si prende la briga di scavare nè prima, nè dopo averla fatta. Lei arriva, fa e torna alle sue occupazioni. Poichè ha sempre tendenzialmente freddo, approfitta dei miei allontanamenti, per acciambellarsi sulla tastiera del computer e da lì schiacciare tutti i tasti che trova. In alternativa, si infila nello zaino, nella borsa, nel bidone delle immondizie (in cerca di cibo, chiaramente).

La sera, quando è il momento di dormire, si aggrappa alle mie spalle e inerpicata lì su, si addormenta in equilibrio precario. Peccato che non possa muovermi, se non disarcionandola.
Stanotte, ha approffittato del genio del moroso per svegliarci nel cuore della notte coi beeeeep strazianti dell’adorato Mac. Devo provvedere ad insegnarle come digitare la password del moroso correttamente, così il Mac la smetterà di lamentarsi ogni volta che lei si avvicina… Mi risulterà sicuramente più facile che convincere il moroso a spegnere il computer durante la notte… Un bacio!

nome omen (1) – 349

Capriccio è entrata nella nostra vita miagolando. Capriccio miagola se vuole entrare in camera. Miagola se vuole saltare sul letto. Miagola se vuole avvicinarsi. Miagola se vuole essere coccolata. Miagola quando la coccoli.

Capriccio vuole. Miagola per ottenere quello che vuole. Ma quando lo ha ottenuto e magari col tuo aiuto, miagola nuovamente con disgusto. Ottenere quello che desidera, la rende insofferente verso quello che ha ottenuto e chi glielo ha procurato.

Capriccio comanda a bacchetto la sorella quando è il momento di giocare. I giocattoli sono tutti suoi. Dal pezzo di pane, ai lacci delle scarpe, al fiocchetto dei pacchi. Non li guarda fin tanto che la sorella non li vuole. Li vuole per capriccio, e tutto il resto non conta.

Capriccio non riesce ad avvicinare la bocca al menisco dell’acqua nella ciotola. Se ci prova, ci ficca irrimediabilmente il naso dentro. Soffoca, tossisce, starnutisce e miagola. Ma ha bisogno di bere. Negli ultimi tempi ha affinato una nuova tecnica. Invece di mettere la bocca in acqua, ci mette la zampina. Lei svuota la vaschetta dell’acqua a furia di zampettate isteriche. Quindi, in tutta tranquillità, rinuncia alla ciotola e l’acqua la beve direttamente dalla sua zampa. O, in alternativa, dal pavimento. L’acqua che avanza, invece, la spalma su tutte le superfici dell’appartamento.

Capriccio stanotte è venuta a giocare con la sua coda sul letto. Mi ha graffiato il naso mentre giocava. Mi ha annusato da vicino, facendomi prurito prima e solletico poi. E quando ho provato a grattarmi, ha deciso che volessi giocare con lei e mi ha graffiato la mano. Quando si è calmata e si è messa a dormire, ha pensato bene di infilarsi sotto il piumone. L’unica cosa che non capisco è come sia possibile che una gattina di un chilo e mezzo possa occupare un intero letto matrimoniale, pur avendo il pelo corto. Un bacio!