cuore di mamma – 317

Domenica pomeriggio, in procinto di partire per Losanna.

Mamma: Ma non puoi andare via con l’abito. Mettiti sopra qualcosa.
Chiara: Sì, ho il golfino.
Mamma: Ma hai le gambe troppo bianche. Mettiti le calze.
Chiara: No, non le voglio.
Mamma: E se ti mettessi un paio di pantaloni? Guarda, prendi questi (e così dicendo, li mette sul letto)
Chiara: No, ti ho detto che metterò l’abito.
Mamma: Ma guarda che hai anche questa maglia a maniche lunghe (e così dicendo la mette sul letto).
Chiara: No. Mi metto l’abito.
Mamma: Ma fa freddo. Guarda: hai anche questo maglioncino… (e così dicendo lo mette sul letto).
Chiara: Ho detto che metto l’abito, senza calze e con il golfino.
Mamma: Non avrai intenzione di andare via con le ciabattine, vero? Guarda qui… c’ è questo bellissimo paio di ballerine (e così dicendo le mette ai piedi del letto).
Chiara: Mamma. Ho già deciso. Metto l’abito, il golfino, le ciabatte. Non voglio pantaloni, magliette & co. Ho l’armadio pieno a Losanna di cose pesanti. E voglio viaggiare leggera.
Mamma: che testonache testona cocciuta! Prendili per favore!

Io, testona cocciuta, ho lasciato tutto a casa.
Certo che se la mamma mi avesse ricordato di portarmi su la giacca a vento sarebbe stato più utile. Che qui la mattina ci sono 7 °C e io NON HO NEANCHE UN GIUBBOTTO!!! Povera me…

brainstorming – 316

Moroso: Oggi stavo parlando con Yvan e mi ha detto che anche loro mangiano i "denti di leone".
Morosa: Cosa sono, di grazia, i denti di leone?
Moroso: Ma sì… quei fiorellini spontanei, gialli… in dialetto si chiamano pissacani…
Morosa: … mai sentiti nominare. Io non li conosco.
Moroso: Impossibile. Ma dài. Sono quelli che fanno i soffioni.
Morosa: ah, quei fiori lì? Da me non si chiamano denti di leone. Tantomeno pissacani. Mmmm…. mannaggia, mi sfugge il nome… aspetta…. ufff…. non me lo ricordo... qual è? qual è?…
Moroso: Tarassaco?
Morosa: Sì, ecco. Quello è il nome in italiano. Ma in dialetto… ufff… ma come si dice… è qualcosa che ha a che fare con il giallo…. e sì… con il sole! Ti dice niente? Non mi puoi aiutare?
Moroso: No.

…. ….

Dopo qualche ora.
Morosa: Brusaoci. Ecco. Moroso, si chiamano brusaoci. Brusaoci… Brusaoci… Brusaoci! Mai sentito?
Moroso: Per fortuna che il nome doveva avere a che fare con il giallo e il sole….
Morosa: Certo. Brusaoci… cioè, brucia gli occhi… cioè, sole… che è giallo… giallo come i fiori gialli spontanei dei prati… Moroso, sei proprio scarso quanto ad associazioni di idee, eh?

Per contro, io ho una fantasia molto, m o l t o fervida… Un bacio!

cicogne infestanti – 315

Da qualche mese ormai penso che la gravidanza sia diventata una condizione altamente contagiosa, di quell’infettività molesta che generalmente è attribuita all’influenza o a qualche virus particolarmente aggressivo.

Nel mio laboratorio festeggiano la nascita di una bimba Emilie, Marine e Joan. Elke, invece, s’è dovuta accontentare di un bel maschietto.

Nel laboratorio di quelli di fianco Kannu e Manfred si rallegrano alla presenza dei loro primogeniti. Renuga, giusto per non farsi mancare nulla, nel giro di un mese o poco più, sfornerà due bei gemellini. Alla faccia della par condicio.

Facendo due conti, saranno 8 (dico OTTO) bambini nel giro di un anno.

Pensavo, ingenuamente, che l’epidemia stesse regredendo. Che ci fossimo finalmente liberati da questo impulsivo slancio riproduttivo. Che la cicogna avesse preso a volare da qualche altra parte.

Sbagliavo.

La mia amica italiana del piano di sopra è incinta.

Qua occorre un esorcismo.



let’s play Swiss games – 314

Oggi si gioca.

Prendete una povera ragazza straniera e mettetela a fare micro-filmatini al microscopio a dei vermi. (Sì, avete letto bene. Vermi. Al loro confronto, i miei topi sono incredibilmente più fascinosi). Ecco. Se volete che il gioco risulti più lungo (e quindi per aumentare il divertimento), fate in modo che la ragazza sia incline alla pazienza, sopporti stoicamente le avversità e non parli francese: un’indiana sarebbe perfetta. Quindi, provvedete a che la registrazione del film sia gravemente compromessa qualora il tavolo su cui poggia il microscopio traballi. Per fare questo è sufficiente che il tavolo sia in prossimità di una porta con una chiusura automatica particolarmente violenta. Per aumentare l’effetto scenico, fate sì che la realizzazione dei suddetti micro-filmati preveda un set-up particolarmente ostico e laborioso (diciamo, tra i 15-25 minuti di lavoro). Vi occorrono, infine, un cestino e, naturalmente, un po’ di Svizzeri.

Il gioco si svolge all’incirca così. La ragazza indiana comincia a fare i film nella stanza del microscopio. Si accorge che ogni volta che qualcuno entra/esce e la porta sbatte chiudendosi, il film è da rifare perché salta. Si procede dunque a frapporre un cestino tra la porta e lo stipite, per lasciarla definitivamente un po’ aperta. Notate che non è necessario che la porta sporga nel corridoio e ostacoli il passaggio. Basta solo che non sia completamente chiusa. Questo è più che sufficiente per scatenare la reazione. Lo svizzero medio di passaggio, vedendo una porta solitamente chiusa, tenuta in scacco da un cestino malefico allontanerà il cestino con un piede e lascerà il ritorno automatico della porta fare il resto. Tutto questo si ripeterà n volte, dove n sta per il numero di svizzeri di passaggio.

Il divertimento è assicurato. Vedrete la povera ragazza indiana fiondarsi verso la porta cercando di impedirle di sbattere. La vedrete ricominciare tutto da capo, ogni sacrosanta volta. La vedrete mettere la testa in corridoio per cercare il colpevole e poi tornare scorata al suo posto, coi vermetti. Se siete fortunati come me, il gioco si ripeterà una decina di volte, nel corso di due orette di microscopio. Il climax nel mio caso è stato raggiunto quando lei è sbottata what the fuckin’ hell is wrong with them?, se ne è andata dal microscopio ed è tornata solo dopo le 17, ora alla quale gli svizzeri abbandonano generalmente il campo da gioco e rientrano a casa.

Chiaramente per realizzare il gioco sono indispensabili degli svizzeri per i quali è assolutamente irresistibile il richiamo a chiudere una porta, anche nel caso in cui da aperta, essa non causi alcun disturbo. Aggiungerei che anche la scelta della vittima della compulsività svizzera è critica. Se, per esempio, doveste scegliere me, il gioco si interromperebbe molto prima. Come minimo li prenderei per il collo e resterebbe ben poco di loro… Buon divertimento!

chiodo scaccia chiodo – 313

Il cuore del moroso è grande. Il moroso ha tanto amore da riversare nel mondo.

La morte di Mister Gamberino, il gambero più schifoso del mondo, ha creato un sovraccarico di amore inespresso. Per questo, per risolvere questa tensione amorosa, il moroso sabato ha dovuto comprare qualcosa di nuovo. Non è bastato il micro bonsai dalle foglie lucide che ho comprato io. Non è bastata neppure la pianta grassa sassolosa che ha comprato lui. Non bastano le salamandre, grandi e piccole. Il bonsai che già abbiamo, circondato da timidi fiorellini di girasole e da una pianta infestante che gli è nata accanto e che non si è sentito, in coscienza, di sradicare.

No.

Il suo amore ha bisogno di qualcosaltro. Il suo amore trova pace solo in sua presenza. Il suo amore è pienamente realizzato solo al suo fianco.
Ecco.
Prima ero perseguitata dalle chele aguzze del gambero assassino. Ora sono perseguitata dai denti a sciabola di questa perfida pianta carnivora.
ps. il fatto che lui ami cose così, getta forse discredito sulla mia deliziosa personcina? no, vero?

calendario confuso – 312

E’ appena passata la mezzanotte.

Moroso, buon 6 settembre!
… … No, guarda che ti sbagli era il 9 settembre!
Cosa è successo secondo te il 9 settembre?
… … ah, no. Niente niente. Mi sono sbagliato.
Cosa è successo il 9 settembre?
Niente. Mi sono confuso. Dài, lascia perdere. Piuttosto… per favore… mi ricordi cosa è successo il 6 settembre?
Niente… Era solo un modo alternativo di augurarti il nuovo giorno.. chiaramente, ci sei cascato come un pero!

1. Mea culpa. Io sono perfidella e approfitto della scarsa memoria del moroso per metterlo in confusione. 2. Se con me il 9 settembre, il moroso non ha nulla da festeggiare…. non è che deve festeggiare qualcosa con qualcunaltra? Un bacio!



l’uso dell’ombrello – 311

Pioveva. Pioveva tanto. Pioveva da tutta la mattina.

Io, il moroso e Priscilla (la studentessa), come da accordi, ci accingiamo ad andare in mensa per il pranzo. Prima di uscire, ognuno torna al suo ufficio per prendere l’occorrente. Priscilla, aspettami qui che vado a prendere l’ombrello.

Ci troviamo alla porta di ingresso. Ma… avete due ombrelli… cosa ve ne fate di due ombrelli? Priscilla ci guarda interrogativa. Il moroso fa spallucce e replica beh, piove. Siamo in due e nessuno dei due vuole bagnarsi. Priscilla scoppia a ridere io e i miei amici prendiamo un solo ombrello per 3-4 persone. E poi… semplicemente corriamo.

Vorrei risponderle che io non corro più da quando mi sono spaccata il ginocchio sull’asfalto cercando di prendere un autobus, che poi ho comunque perso. Invece, Priscilla continua sorridente non vedo cosa ci sia da preoccuparsi: in fondo è solo acqua. Non è tanto diverso dal farsi una doccia, no?

Non so perché, ma la tradizione dell’ombrello, lungi dall’essere British, sembra essere prerogativa italiana…
Un bacio!

masticare bene – 310

A pranzo.
Io: Uff, moroso. Mi hai battuto proprio all’ultimo boccone!
Lui:
Io: Sì! Stranamente oggi sono stata in vantaggio su di te per tutto il pranzo. Mangiavo più veloce di te! Incredibile, vero?
Lui: Ah, no no. Non sei diventata più veloce tu. Ho deciso di cominciare a mangiare più lentamente possibile. Ho iniziato proprio oggi.
Io: e… posso domandare come ti è venuta in mente questa novità?
Lui: perché mia mamma ha detto che devo masticare di più prima di mandare giù.
Io: beh, sarebbe anche ora che tu ti dessi una regolata. Sei peggio di un’idrovora quando mangi!

Mai assecondare il moroso. Con la scusa di mangiare lentamente e masticare molto, stasera mangiava un tortellino e subito dopo giocava con Dofus… tortellino… Dofus… tortellino… Dofus. Che tedio: la prossima volta gli rubo il cibo dal piatto, così capirà che non si alzano gli occhi dal piatto mentre si mangia. Bisogna proprio insegnargli tutto… Un bacio!

io sono giovane! – 309

Il mio capo: Chiara, mi odi per averti appioppato la studentessa quest’estate?
Io: Ma no… io? odiarti? figuriamoci….

Come potrei odiarti? Mi sono privata del mio diritto inalienabile di andare in ferie. Sono venuta qui a lavorare quando tutto il lab era a sollazzarsi da qualche parte, lontano dai topi e dai loro pancreas. C’eravamo solo io e lei, la studentessa. Un cagnolino che mi ha seguito sempre e ovunque, attaccata alla mia ombra e al mio camice. Mentre tu ti riposavi, io pensavo al mio lavoro e al suo lavoro. E, quando lei non c’era, rimediavo ai suoi pasticci, acceleravo i tempi, facevo quello che lei non poteva fare. Abbiamo condiviso il bancone, l’ufficio, la scrivania e pure il tavolo in mensa. Le ho dato i miei strumenti di lavoro. Le ho spiegato tutto, e pure più volte di seguito. Ho preso la maschera della scienziata perfetta e l’ho convinta che no, non ti devi sentire in colpa ad uccidere questa meravigliosa topolina marroncina… e no… non ti devi sentire in colpa se le trapani la pancia in cerca di embrioni. L’ho vista leggere un libro nei tempi morti, mentre io ricacciavo indietro con malagrazia il desiderio di fare un giretto tra i miei blog preferiti, giusto per restare aggiornata. L’ho vista chattare con mezzo mondo, mentre io facevo finta di leggere le ultime imperdibili pubblicazioni scientifiche e poi gliele riassumevo. Certi giorni, ho pensato che non ce l’avrei fatta e mi sarei data malata. Invece, mi sono presentata sempre al lavoro e ho pure dovuto diventare puntuale per l’occasione.

Tutte le sere prima di tornare a casa, la studentessa si è seduta sulla sedia vicina alla mia, spostando la borsa del computer. Mi ho ringraziato della giornata, mi ha stretto la mano e mi ha dato tre baci sulle guance. L’ultimo giorno si è presentata munita di letterina di ringraziamento scritta in bella calligrafia e di una deliziosa scatoletta di cioccolatini. E, te lo dico candidamente, capo. Avrei potuto sopportare tutto, ma… cavoli… farmi sentirmi così vecchia, responsabile e noiosa è stato terribile!!! 🙂

Un bacio!

ritorni e partenze – 308

WOW! è passato un mese… Tre settimane di lavoro; una di ferie (finalmente!). Sono tornata al lavoro ustionata, svogliata, riccia. Apro il blog e… toh… un mese esatto che non lo aggiorno. Lettori, se ci siete, perdonatemi!

Tempo di vacanze, tempo di abbandoni. Ci sono gli incivili che mollano il gattino – il cagnetto – la tartaruga lungo la strada e partono spensierati. Ci sono quelli che partono per la montagna e consegnano le piccole salamandrine ad un amico taiwanese (chessò… Ventolina, ad esempio) perché ne abbia cura e le salvi da morte certa.

Ci sono quelle che, chiudendo la porta di casa, si voltano verso il moroso e, folgorate da un pensiero molesto, domandano ansiose ma sei sicuro che il gambero ce la farà 10 giorni senza di te?

1. Stasera siamo andati a recuperare i piccoletti da Ventolina. Sono cresciuti più in una settimana con lui che in tre mesi con noi. Come allevatori di salamandre facciamo veramente schifo…

2. Ieri sera siamo tornati a casa e il gambero, il raccapricciante, odiosissimo, ripugnante, chelo-dotato, assassino e divoratore di suoi simili, stava agonizzando sul pelo dell’acqua. Il moroso gli si è avvicinato, lo ha accarezzato delicatamente col bastoncino per il cibo cinese, lo ha pregato di riprendersi. Il gambero senza-cuore gli ha mosso le antenne in segno di saluto, quindi è planato pancia all’aria, strabuzzando gli occhi. Nonostante il cambio d’acqua d’emergenza, l’abbondante profusione di cibo, mister gamberino è rimasto pancia in sù, occhi rovesci per tutto il giorno.

Moroso, credo di sentirmi un po’ in colpa…
Perché? cosa hai combinato questa volta?
No… in realtà… stavo pensando a quanto ho odiato quella povera creatura.. quel gambero.. poveretto. Pensavo fosse una bestia indistruttibile, una macchina mortale… che sarebbe sopravvissuto a tutto e a tutti. Che non avrebbe sentito minimanente la nostra mancanza….
Eh… invece, è ancora là, pancia all’aria. Con gli occhi bianchi. Le chele afflosciate.
Credo sia morto, moroso. No?
Spero proprio per lui che sia morto. perché se è ancora vivo, sai che morte lenta e dolorosa?


Sai cosa stavo pensando? che per assicurarci che sia morto e non soffra più.. potremmo metterlo in congelatore per 24 ore…
MOROSO! in congelatore insieme alle bistecche? MAI!

Ci ho provato a sentirne la mancanza, a provare compassione, a fare autocritica.
E’ bastato immaginare quel suo corpicino blu-arancio, croccante, ruvido e quelle sue antenne vibranti nel congelatore di casa per fare tutto il resto. Un bacio!